03/01/12

Buon Natale, Signorina - Natali 2

"Il campanello alla porta, alle 3 del pomeriggio della Vigilia di Natale. E' lui, chiaro. O almeno un suo presente. Non puo' essere altrimenti. Lo sapeva che non l'aveva dimenticata. I silenzi, il non chiamarla, il farsi vedere in giro con quella sbarbina, altro non erano che tentativi (quanto inutili, a ben vedere!) di dimenticarla.

Una rapida occhiata nello specchio, rimette la ciocca nera con qualche filo bianco dietro l'orecchio destro con un gesto rapido, che a lui piaceva tanto, e guarda nello spioncino.

La portiera. Ma e' chiaro che sta portando il regalo di lui, che si e' personalmente raccomandato a che lei glielo consegnasse di persona, per essere sicuro che lei sapesse, prima di Natale, che lui la pensava ancora.

Apre la porta, c'e' un pacco grande, e' li' ad aspettarla. La portiera sorride, avanza la ricevuta da firmare, augura Buon Natale a lei e alla sua famiglia. Se ne va.

Il pacco e' pesante, ma lei lo sa, non c'e' bisogno di girarci attorno, che non e' di lui. Un pacco anonimo, con carta dozzinale, da un tanto al kilo ai grandi magazzini. E lui e' sempre stato fissato sui pacchi, sulla carta da scegliere per i destinatari dei suoi regali. Una fissazione che, diciamolo, la innervosiva anche parecchio. Come se il vero dono fosse lo spacchettare il pacchetto, e non il suo contenuto.

Con stizza apre il pacco. La carta, il biglietto, dozzinale anch'esso, cadono a terra. Non l'aveva notato prima. Un cartoncino verde ospedale, con scritto Auguri, Piero, Maria e Gianluca: ti aspettiamo domani! 

Certo che non e' lui. Solo suo fratello poteva essere tanto stupido da farle arrivare il regalo di Natale il giorno prima del pranzo di famiglia, quando avrebbe potuto darglielo l'indomani, con tutta calma. Ci teneva alla forma? Ma se era un cafone che neanche lui lo poteva sopportare. Oppure, chissa', massi', era solo un modo per sincerarsi che l'indomani lei sarebbe andata a passare il Natale a casa sua con lui, e il nipote (e quell'arpia di Maria, ovviamente, che a 28 anni aveva gia' un figlio e un buon marito, mentre lei, a 34, ancora signorina).

E chi ci andava domani da Piero? Ma siamo matti? Per mangiare due cappelletti in brodo che poteva cucinarsi da sola quando voleva? Va bene mantenere in vita le tradizioni familiari, ma mamma non c'era piu' dal '62 ormai, e tutto questo non aveva senso. E anche questo continuo sforzo da parte di Maria di cercare di rimpiazzare la mamma con i suoi tortellini (sciapi, inoltre), come se non fosse sempre e comunque un'intrusa. Patetica, davvero.

E poi come faceva ad andare? E se lui proprio domani avesse chiamato? E non l'avesse trovata! Sai che ridere: perdere l'occasione di ricongiungersi con lui per poter mangiare quei surrogati di cappelletti di Maria. Ma per favore!

Intanto sono le 6, ed e' chiaro che di pacchetti non ne arriveranno piu'. I fattorini saranno a casa loro, approntando le ultime modifiche a un triste presepio, senza dubbio, per bambini ormai cosi' grandi da rendersi perfettamente conto che il tutto e' una menzogna.

Gliel'aveva spiegato bene, lui, di come tutte le tradizioni natalizie fossero cose borghesi e clericali. A che serviva mettere in testa ai bambini un Golem di bugie, per poi doverlo abbattere nel giro di pochi anni? Perche' istillare nel futuro dell'Italia questa voglia di favola, di bugia borghese, quando invece la verita' di uomini e donne lavoratori e lavoratrici che si spaccavano la schiena per comperare loro i regali, era cosi' tanto piu' poetica, piu' vera.

Lei ricordava, oh si', la prima volta che lo aveva udito esprimere questi suoi pensieri. All'epoca lei era ancora prigioniera di quelle catene borghesi che le facevano vedere il Natale con spirito debole. I bambini, i giuochi, le feste. Tutto una grande menzogna per tenere il popolo bue succube, ora se ne rendeva ben conto. E avrebbe voluto parlarne ancora con lui, magari a Cortina, come l'anno scorso, calda nel visone che le aveva regalato lui, dopo una giornata di sci.

Le 8 di sera, una veloce cena di cafe' au lait con una fetta di pandoro, e via a letto. Ma il telefono funzionera'? Alza la cornetta tututututututututu. Abbassa subito, impaurita: e se mi ha chiamata proprio adesso, e io come una stupida stavo facendo gli esperimenti per vedere se il telefono funzionava? Magari richiama subito. Uno, due, tre minuti, il telefono non squilla. Ecco, magari l'ho rotto proprio cercando di vedere se funzionava cinque minuti fa. Rialzo la cornetta? E se lui mi chiama proprio mentra la rialzo, e sente occupato una seconda volta? Pensera' forse che abbia staccato il telefono per non sentirlo? Pensera' che lo faccia appositamente per farlo ingelosire? Pensera' che sono accompagnata?

Le 10 di sera, dalle finestre luci bizzose a intermittenza vanno e vengono annunciando una felicita' altrui e obbligata che non le appartiene. Si corica presto, il telefono vicino: magari lui la chiamera' dopo la Messa di mezzanotte, e lei si svegliera' sicuramente per lo squillo. Per lui la Messa di mezzanotte e' una tradizione immancabile, per puro dovere, ovviamente, il bisogno d'intrattenersi a fare due chiacchiere con clienti importanti, borghesucci che credono ancora in Dio e nel Bambin Gesu'. Lui non vorrebbe andare, pero' deve. Sicuro che la chiamera' dopo, per raccontarle di com'erano vestite le signore del quartiere, per riderne come fecero due anni fa, quando lui ancora stava con sua moglie e passarono il Natale divisi.

Alle 6 del mattino del 25 Dicembre ne e' convinta: il telefono non funziona. Prova a chiamare suo fratello Piero, per pregarlo di richiamarla, di modo da poter verificare che effettivamente il suo telefono puo' ricevere chiamate. Due, tre squilli, butta giu'.

Scende, la vestaglia chiusa malamente, due ciabatte da signora piu' anziana di quanto non lo sia gia', cerca la portiera. La trova intenta a mettere gli ultimi addobbi all'albero di Natale del palazzo. La investe con un astio da arpia, intimandole di chiamarla per verificare che il telefono funzioni.

Di corsa, su per le scale, il telefono squilla. No, non e' la portiera che la sta chiamando per verificfare che il telefono funzioni, proprio come le ha appena detto di fare. Il telefono squilla in modo diverso: e' lui'. Lui che la chiama prima di affrontare tutti quei doveri borghesi familiari imposti dal Natale...lui che vuole augurarle Buon Natale, perche' sa, che in fondo, lei ancora ci tiene.

Stravolta, ha perso una ciabatta nell'ascesa rapida per le scale. Risponde con voce strozzata pronto pronto Carlo sei tu.

Buon...buon Natale, Signorina, dice la voce della portiera dalla cornetta".

1965

3 commenti:

'povna ha detto...

Molto bello. Quanto vero. Dickensiana questa collezione di spiriti dei vari natali!

Anonimo ha detto...

Che ansia! Meglio il precedente.

Annalisa ha detto...

Sì, sottoscrivo quanto detto da 'povna. Bello e vero, tutto, ma soprattutto le ultime righe e certi pensieri sparsi.

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