20/06/11

Un amore

"E intorno, sotto la pioggia, ancora immobile, la grande citta' che fra poco si svegliera' cominciando ad ansimare a lottare a contorcersi a galoppare su e giu' paurosamente, per fare, disfare, vendere, guadagnare, impossessarsi, dominare, per una infinita' di voglie e accanimenti misteriosi, di cose meschine e grandi, lavoro, sacrifici e afflizioni infiniti, e impeti, e volonta' che rompono, muscoli e scatti mentali, possessione e dominio, avanti avanti!"
E' una Milano in piena espansione quella protagonista di Un amore di Dino Buzzati, una Milano che deve ancora diventare potabile, ma il cui ritmo che va accelerandosi l'autore sembra mal digerire.

Io ho un amore sconfinato per i testi di quest'uomo. La sua capacita' di evocare sensazioni nitide, struggenti, con un uso dell'italiano cosi' preciso da farmi fermare a volte per gustarmi le parole nella mia testa, ammirato (il protagonista che sente dalla strada "echi di alterchi". Echi di alterchi, porco cane: ma lo sentito quanto e' bello, e quanto e' preciso? Non ode gli alterchi, ma gli echi di alterchi...)

Ragazza con la minigonna, Buzzati, 1968
In Un amore, del 1960, Buzzati parla dell'ossesione di un grigio architetto quarantanovenne milanese di successo per una puttanella di 19 anni, non particolarmente bella, non particolarmente aggraziata, ma che attraverso continue e ovvie (per tutti, ma non per lui) menzogne lo irretisce. Dorigo, (sicuramente non casuale l'assonanza con Drogo del Deserto dei Tartari) il protagonista della storia, sa di essere solo "il borghese agiato che pagava", e di non avere alcun vero ruolo nella vita di Laide (un nome che evoca la laidita' dell'animo della protagonista). Ma non puo' farne a meno.

Gia' nel 1949 Buzzati aveva trattato di amori non corrisposti in Inviti superflui, un piccolo capolavoro che non mi stanco mai di leggere (il racconto e' leggibile integralmente qui). Ma in Un amore il registro e' diverso: c'e' la consapevolezza di avere a che fare con una puttanella. Il centro dell'attenzione non e' sull'amore, ma sulla disperazione di un quasi cinquentenne, e sulla sua consapevolezza di aver perso la testa per una "maschietta" (termine usato nel libro) e di essere lo zimbello di tutta Milano.

"Ora si accorge che, per quanto egli cerchi di ribellarsi, il pensiero di lei lo perseguita in ogni istante millimetrico della giornata, ogni cosa persona situazione lettura ricordo lo riconduce fulmineamente a lei attraverso tortuosi e maligni riferimenti. Una specie di arsura interna in corrispondenza della bocca dello stomaco, su su verso lo sterno, una tensione immobile e dolorosa di tutto l’essere, come quando da un momento all’altro può accadere una cosa spaventosa e si resta inarcati allo spasimo, l’angoscia, l’ansia, l’umiliazione, il disperato bisogno, la debolezza, il desiderio, la malattia mescolati tutti insieme a formare un blocco, un patimento totale e compatto".

Il libro fece scalpore quando apparve, perche' molto grafico nel raccontare l'ossessione di un uomo adulto per questa ragazzina dal corpo non ancora formato (infiniti i riferimenti alle sue "tettine"), e perche' decanta l'amore per la prostituzione e denuncia l'ipocrisia borghese che spinge a negare i piaceri della carne. Il fatto che il libro fosse autobiografico non aiuto' (tre anni dopo la pubblicazione del libro Buzzati sposo'una donna di 35 anni piu' giovane, Almerina Antoniazzi, e la storia del libro riflette aspetti di questa storia d'amore). 

"Tutti gli sforzi tutti i segreti pensieri si concentrano su quella cosa sola ma e' una cosa tabu' e nessuno ne osa parlare e cosi' quando uno fa un regalo a un amico anche se generoso gli regala magari un oggetto d'arte un'automobile uno "yacht" ma non gli offre mai l'occasione di possere una bellissima puttana no la cosa che sarebbe piu' gradita da tutti non si offre mai e anche i miliardari che invitano gli amici nei loro palazzi e nelle loro ville gli offrono cibi squisiti liquori e champagne in quantita' spendono centinaia di migliaia di lire per rallegrarli ma mica che si sognino di fargli arravare in camera una bella pupetta pronta ai comandi eppure quello e' il massimo desiderio di tutto soprattutto verso sera tutti pensano a quello ma nessuno lo dever sapere si nasce e si cresce e si invecchia e si muore come se l'amore fisico fosse si' una cosa piacevole ma non tanto importante anzi, e invece e' la piu' importantissima di tutto...".
(La punteggiatura e' quella originale).

Verrebbe da fare della facile ironia e chiedersi se per caso Un amore non sia il libro preferito del nostro Presidente del consiglio, ma sarebbe dell'ironia stolta.

Baubau, Buzzati
Alcuni critici e molti lettori ritennero che il libro si staccasse troppo dalle tematiche che Buzzati aveva trattato ne il Deserto dei Tartari e nei suoi numerosi racconti. In realta' e' una critica sbagliata, e forse fu usata in modo strumentale solo per respingere un testo "sconcio". Le tematiche care a Buzzati ci sono tutte, infatti: l'attesa snervante per un cambiamento che non arriva; l'incapacita' a comunicare; la consapevolezza della propria solitudine. Con alcune differenze: quando Buzzati scrive il Deserto dei Tartari ha 33 anni, e ancora la vita di fronte a se'. La percezione del tempo che passa e' presente, ma non ha ancora fatto strage della vita dell'autore. In Un Amore, Dorigo (Drogo?) sa che la fine e' vicina, sa di essere fuori tempo massimo, e si arrende. E poi qui c'e' Milano.

"..l'enigmatico cuore della sua citta' che nessuno di solito vede, fra squallidi e fortissimi scenari, attraverso gli scrostati fumigosi cortili stillanti di pioggia, fra i riverberi del lusso, negli antri degli antichi palazzi, giu' per gli interminabili corridoi di linoleum, negli angoli delle catacombe del vizio, fra cigolii di pneumatici, frastorno di tornii, urla, pianti e risate, andirivieni di uomini instanscabili e stanchi, affrettati baci, ombre di avventurieri controluce, camici verdi di chirurghi, agguati telefonici, un folle rimescolio di desideri, sforzi e illusioni che brucia confuso nella folla la quale arriva riparte si mescola inzalca si rompe e sparisce mentre un'altra identica folla si avventa e sprofonda nel gorgo". 

Anche quando Buzzati descrive il senso delle occasioni perdute, dell'impossibilita' di tornare indietro e recupare il tempo che passa, e' la citta' a fornire le immagini: "come uno che passa dinanzi a una meravigliosa vetrina senza badarci e solo quando e' gia' lontano capisce quante belle cose c'erano e torna indietro di corsa ma quando arriva spengono le luci e tirano giu' le saracinesche".

Laide, la "maschietta" amata da Dorigo e' proprio come Milano: sfacciata, impudente, bruttina, ma bellissima per chi sa guardarla. Buzzati lo dice espressamente: "in lei, Laide, viveva meravigliosamente la citta', dura, decisa, presuntuosa, sfacciata, orgogliosa, insolente. Nella degradazione degli animi e delle cose, fra suoni e luci equivoci, all'ombra tetra dei condominii, fra le muraglie di cemento e di gesso, nella frentica desolazione, una specie di fiore".

Io ve lo dico: Un Amore e' un libro che colpisce, come solo la vostra citta' sa fare, quando si lascia davvero vedere.

Duomo di Milano, Buzzati, 1952

13 commenti:

ra. ha detto...

...leggendo il tuo scorcio letterario ho vissuto in parallelo un'altra storia, un'altra vita amorosa in cui i protagonisti sono una struggente passione (qui è univoca, là reciproca), una distante estrazione sociale (qui un architetto, là un dottore - Timoteo), una disillusa aspettativa esistenziale (ammetto che non l'ho letto quindi qui non so come finisce, là muore la "maschietta" Italia)...

E quando quella mano fredda,come la pietra dov'era posata,si ferma sulla mia guancia,io so che la amo. La amo,figlia mia,come non ho mai amato nessuno. La amo come un mendicante,come un lupo,come un ramo di ortica. La amo come un taglio nel vetro. La amo perché non amo che lei, le sue ossa, il suo odore di povera

nessun gioco di parole, ma la purezza evocativa del senso.

ps. Margaret Mazzantini, "Non ti muovere"

Demonio Pellegrino ha detto...

Ho letto la Mazzantini, e mi piacque. Pero' mi lascio' in bocca un sapore amaro, perche' ho avuto l'impressione che la Mazzantini cercasse volontariamente il colpo ad effetto linguistico. Mi rendo conto che e' una critica che si puo' fare anche a Buzzati, pero' Buzzati mi ha dato l'impressione di genuinita'. Non che la lingua non fosse "costruita": e' che qui e' costruita meglio, nel senso che il lettore (o almeno, io) non l'avverte come costruita.

Mi spiego?

E' come se guardando un edificio tu vedi l'armonia della costruziona, una casa (Buzzati), o invece vedi i singoli mattoni e i tubi, e la calce e non la casa (Mazzantini). per me fu cosi'. Poi ci mancherebbe, non sia mai che venga qualcuno ora a dirmi che non posso dire una cosa del genere perche' signori miei, come si fa a criticare un libro con queste parole, queste critiche negative sono il male di internet, e non c'e' piu' rispetto, e ti meriti una roncolata.

palbi ha detto...

l'ho letto moltissimi anni fa e nel ricordo lo sovrappongo un po' a La Noia di Moravia (che e' praticamente la versione romana della stessa vicenda)
Ricordo anche che nella mia personale classifica vinceva tutta la vita Buzzati

Demonio Pellegrino ha detto...

Io non sono mai riuscito a spiegarmi il successo di Moravia. Lo trovo davvero un palo nel culo (lo so, non lo posso dire perche' manco di rispetto verso l'autore e non fornisco prove o ragionamenti a sostegno della mia violenta affermazione. Pero' lo ribadisco: un grosso palo nel culo, Moravia).

ra. ha detto...

senza filtri di circostanza: da Demonio Pellegrino!
:D

Anonimo ha detto...

Magnifico! Trovo un altro appassionato di Buzzati e della sua scrittura! Pure io sono stata a suo tempo affascinata da "Un amore", ma l'ho vissuto dalla parte femminile, mi colpiva l'atteggiamento di quest'uomo maturo irretito dalla passione, e questa ragazzina che se lo rigirava come niente le importasse di lui...

Il deserto dei Tartari non mi è piaciuto molto. Di Buzzati preferisco in assoluto i racconti e "Il segreto del bosco vecchio". Saluti a te , dp!

Ornella

'povna ha detto...

Molto bello, un amore. E anche secondo me nella vicenda il rapporto con la città, quella città alla vigilia del boom ma anche alla vigilia di un'infilata di trent'anni che saranno a vari livelli cruciali per tutti, è parallelo a quello con l'ossessione amorosa (a suo modo pure un po' lolitesca, se vuoi). Amore-ossessione per un amore maschietto che è anche, forse, amore-ossessione urbano.
E il gusto delle parole è incredibile, qui come altrove (mi viene in mente che Laide, oltre che all'aggettivo, può rimandare al "Taide, la puttana" di dantesca memoria...). E con Moravia anche secondo me non c'è scozzo, sia chiaro.

Demonio Pellegrino ha detto...

Ciao Ornella, benvenuta. Buzzati e' stato il primo autore di cui mi sia veramente innamorato, e figurati che accadde ancora prima di sapere il suo nome. A un campo scuola, quando avevo 11 anni, qualcuno racconto' una storia. Si parlava di un tenente che passava tutta la sua vita nell'attesa dell'arrivo dei nemici, chiuso in una fortezza. Quando verso i 14 anni mi capito' per le mani il Deserto dei tartari e cominciai a leggerlo, per puro caso, ci ritrovai la storia che mi aveva tanto impressionato. Non so quante volte lo abbia letto quel libro.

Tra l'altro, visto che ti chiami Ornella: hai letto "una lettera d'amore" nella raccolta "60 racconti" di Buzzati? Si parla di una lettera indirizzata ad una certa Ornella, per l'appunto.

Povna: sai che il possibile riferimento dantesco mi era passato sopra la testa completamente inosservato? E ora che lo dici, credo sia quasi impossibile che Buzzati non ci avesse pensato neanche un po'.

Anonimo ha detto...

Sorry, mi sono resa conto tardi di aver scritto il mio primo commento in questo blog: sarà che l'ho visitato spesso, senza però intervenire.
I sessanta racconti me li porterò in Anterselva, dove l'anno scorso ho trascorso quattro giorni con "Il deserto dei Tartari".
La famosa lettera la povera Ornella non la riceverà mai! Forse è ancora più sfigata di me , visto che lettere vere e proprie non , ma qualche biglietto affettuoso posso dire di averlo ricevuto ! E anche qualche mail molto gentile. Grazie dell'ospitalità e ... bella la foto del motoraduno: la prossima settimana ce ne sarà uno a Lignano, o giù di là, dalle mie parti.
Arrivederci a presto,

Ornella

Demonio Pellegrino ha detto...

Buona lettura in vacanza, allora. Non sono mai stato sulle dolomiti. Credo dovro' rimediare prima o poi.

Antonella ha detto...

Ciao, ho amato moltissimo il libro di Buzzati, in particolare le citazioni che riporti sono anche tra le mie preferite! Ricordo di aver letto che gli erano state mosse aspre critiche per aver abbandonato il suo stile abituale, ma io trovo abbia avuto un gran coraggio a mettere mano a questa storia...e lo ha fatto da par suo, ovviamente! In questo periodo la Rete Due della Radio Svizzera in lingua italiana ne sta trasmettendo una riduzione, a mio modesto parere assai azzeccata, con la voce di Giulio Bosetti nel ruolo di Dorigo. E d'accordo anche su Moravia...complimenti e auguri per tutto!

Titti ha detto...

Grandissimo libro, letto molti anni fa! Il tuo post mi invoglia a rileggerlo!
PS Mi piace la tua schiettezza verbale, la tua assenza di filtri, di sovrastrutture, il tuo essere diretto (risposta a Palbi)!
Fisicamente ti immagino con lo sguardo dolce da duro!

Demonio Pellegrino ha detto...

Antonella, benvenuta. Non conosco la riduzione per la radio, ma immagino che con la voce giusta possa essere affascinante.

Titti: e chi lo sa...

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