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15/01/10

Citta'

Un post sul blog di Lara Manni di oggi mi ha fatto ripensare alle Citta' Invisibili di Calvino.

Credo che ognuno di noi abbia avuto nella vita la passione ingiustificata per un luogo: c'e' chi vuole vivere in Canada, chi vuole vivere a Tokyo, chi vuole vivere a New York. Spesso questi desideri si basano sul nulla. Spesso i posti fantasticati non sono neanche mai stati visitati. Ma non per questo tali desideri sono meno potenti. Anzi, proprio l'irrazionalita' della loro base li rende piu' feroci e reali per chi li vive.

E se e quando questo qualcuno ha la fortuna di arrivare nel posto fantasticato, si rende conto in realta' di essere arrivato ad Isidora.

"Isidora e’ dunque la citta’ dei sogni: con una differenza. La citta’ sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda eta’. Nella piazza c’e’ il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventu’; lui e’ seduto in fila con loro. I desideri sono gia’ ricordi”.

12/08/09

Quel panetto di margarina

Era un'estate di quindici anni fa. Avevo quest'amico che viveva in una casetta su un Lungarno, con uno spezzino, un fiorentino e un veneto. La casa era molto ordinata, e io ci andavo spesso, a cena, o a cazzeggiare dopocena, in quelle notti interminabili nelle quali sembrava che tutte le porte fossero ancora aperte.

I vari inquilini facevano le spese al supermercato separatamente, comprandosi ognuno le proprie provviste. Ma esisteva un fondo comune per i beni di base: acqua, latte, burro, olio, sale...Ogni tanto buttavo li' cinquemila lire anch'io, visto che ci bazzicavo spesso.

E un giorno apparve nel frigo questo panetto di margarina. Che non piaceva a nessuno. L'hai comprato tu? No, io no. Allora Tu? No, io nemmeno. E insomma l'aveva comprato il veneto. Perche'? Perche' mi serve, disse. E non me lo mangiate, aggiunse.

E la storia fini' li'.

E una sera il burro era finito, ed era finito anche l'olio...il veneto non c'era...e c'ero anch'io per cena, e avevamo due opzioni: utilizzare la sua margarina ancora buona, oppure scendere in strada a cercare un alimentari aperto alle 20,30 di una sera d'agosto. Che era come voler cercare una donna onesta tra le signore di cui si circonda Berlusconi.

E quindi scartammo questa margarina, e ci condimmo la pasta. Ed era anche buona.

E la storia fini' li'.

Fino a quando, un paio di settimane dopo l'amico mi chiamo' e mi disse che porca puttana, che schifo, bisognava farsi la lavanda gastrica, ma che merda. E io non capivo. E l'amico mi disse che era ritornato a casa la sera precedente alle 3 del mattino. E aveva trovato il suo coinquilino veneto di fronte al frigorifero, con il cazzo ritto nella mano destra, mentre con la mano sinistra spalmava il suddetto cazzo con la margarina presa dal frigo.

Il veneto lo guardo' e disse che sai, alla mia ragazza le fa male altrimenti.

E insomma, questa e' la storia della margarina. E l'amico che scopri' l'arcano ha appena aperto un blog, Deus ex Machina, che no, non sono io. Ma a cui auguro ogni bene. In nome dei vecchi tempi e della margarina che ci ha uniti per sempre.

13/08/07

Non ci sono piu' i tagada' di una volta

Non sono mai stato un fan appassionato in quelle che in toscana si chiamano le “carrozzine” (giostre, in italiano, o luna park). Certo, da bambino ci andavo anch'io, spendendo soldi principalmente all’autoscontro e sul tagada’. Il tagada’, per chi non se lo ricorda, era una specie di grande piatto circolare, dove si saliva e si veniva sballottati di qua e di la’. I piu’ pavidi stavano seduti. I piu’ audaci stavano in piedi e cercavano di non spaccarsi i denti, rimanendo in equilibrio.

Ieri, per la prima volta in 20 anni, ho rimesso piede alle carrozzine. Proprio vicino casa mia c’é la Brussel Kermis, il Luna Park piu’ grande del Nord Europa (cosi’ mi dicono molti brussellesi orgogliosi), che ogni anno provoca non pochi problemi di traffico per un mese all’anno, da meta’ luglio a meta’ agosto. Immaginatevi un mega Luna Park di fronte alla Stazione Termini di Roma, per avere un’idea.

Girando per le carrozzine mi sono subito stupito nel notare come i proprietari delle varie giostre fossero belgi "belgi", e non zingari di varia importazione, come in Italia. Devo dire che questa é forse la più grande differenza immediatamente percepibile rispetto alle carrozzine italiane.

Poi mi sono divertito a fare attenzione su come fossero cambiate (o no) le carrozzine rispetto ai miei tempi.

Beh, prima di tutto il Tagada’ non esiste piu’ (ma le mie fonti mi dicono addirittura che qui non è mai arrivato). In ogni caso, al suo posto ci sono varie macchine che ti sbatacchiano in cielo a 80 metri dal suolo, tirandoti in ogni direzione. Facendoti vomitare anche l’anima, se solo uno ce l’avesse (ma sono in pochi qua ad esserne rimasti forniti). Roba che al confronto, anche il tappeto volante dei miei tempi era roba facile facile.

Con mia grande sorpresa scompaiono anche gli autoscontro...ce n’era uno solo ieri. E viste le dimensioni del parco giochi, non e’ molto. Le pésche invece hanno sempre un grande successo: ce ne sono tantissime, anche se il livello dei premi si è notevolmente alzato: ai miei tempi si vincevano peluche o radioline. Adesso si vincono PlayStation 3, frigoriferi Samsung, motociclette, TV al plasma...una bella differenza.

Ma ovviamente, per ogni cosa che scompare ce ne sono altre che arrivano, e che io non avevo mai visto.

Prima di tutti tale giostra Rotor. Un cilindro alto circa 3 metri e largo una decina. Uno paga, entra e si mette contro il muro del cilindro, che comincia poi a girare velocissimamente, spingendoti verso l’alto del cilindro, facendoti perdere il contatto con il pavimento. Sembra divertente. Un TV al plasma esterno fa vedere agli spettatori non paganti quello che succede dentro...

Poi la giostra dei cavalli per bambini...ma coi cavalli veri! Povere bestie, costrette a girare continuamente con la testa nel culo del cavallo di fronte, per ore. Mah.

Ma la giostra piu’ assurda si chiama “il gioco del ratto” (nel senso di topo, e già il nome...). In cosa consiste? Beh, è una sorta di roulette col topo, come mi è stato fatto notare: al posto del piatto della roulette c’è un recinto quadrato, delimitato da varie fessure, ognuna delle quali numerata. Un criceto (il ratto in questione) viene lasciato libero nel mezzo di questo recinto, e quando entra in una di queste fessure, fa vincere il detentore del biglietto col numero corrispondente.

Detto cosi’ sembra innocuo. Ma vedere quella povera bestia alienata (provateci voi a correre verso una fessura 300 volte al giorno, sapendo di non avere via di scampo) rifiutarsi di muoveri tra le grida bestiali (quelle si’) degli astanti, e’ stata un’esperienza brutta.

Sono a posto per altri venti anni.

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