Honey Badger non c'e' piu'. E' arrivata Skimpy Slut.
Demonio Pellegrino
29/07/15
Per l'Italia ci puo' volere piu' tempo
Ho comprato un oggetto su un sito inglese. Al momento del pagamento, spiegano i tempi di spedizione, e si sentono in dovere di dire che "per l'italia ci puo' volere piu' tempo". Solo per l'Italia.
Pero' come si mangia bene da noi.
Pero' come si mangia bene da noi.
06/02/12
Del mettersi a maggese
"Tenere un campo a maggese: lasciarlo riposare per alcuni mesi senza seminarlo, pur concimandolo e lavorandolo con una certa frequenza, oppure lasciandolo a pascolo, affinche' torni fertile".
E' quello che ho intenzione di fare per qualche mese: mettermi a maggese. Colgo l'occasione di un paio di cambiamenti importanti nella mia vita (nascita di un figlio, mesi d'inattivita' obbligata per ottenere un permesso di lavoro) e cerco di fare altro. Questo implica anche un ripensamento della mia presenza online: chiuso il mio profilo Facebook, ho pensato a lungo cosa fare di questo blog. Ho deciso di non fare nulla. Semplicemente, in linea con il concetto di maggese, per qualche mese credo che non ci scrivero' molto. Ho altre idee per la testa, e vorrei fare altro. Nutrire la mia mente di altro. Poi chissa', un giorno tornero' e saro' anche piu' fertile di prima.
Nel frattempo, buona strada a tutti.
E' quello che ho intenzione di fare per qualche mese: mettermi a maggese. Colgo l'occasione di un paio di cambiamenti importanti nella mia vita (nascita di un figlio, mesi d'inattivita' obbligata per ottenere un permesso di lavoro) e cerco di fare altro. Questo implica anche un ripensamento della mia presenza online: chiuso il mio profilo Facebook, ho pensato a lungo cosa fare di questo blog. Ho deciso di non fare nulla. Semplicemente, in linea con il concetto di maggese, per qualche mese credo che non ci scrivero' molto. Ho altre idee per la testa, e vorrei fare altro. Nutrire la mia mente di altro. Poi chissa', un giorno tornero' e saro' anche piu' fertile di prima.
Nel frattempo, buona strada a tutti.
29/01/12
Voglio farti un pompino, perche' sono il Gabibbo
Grazie a un sito molto attivo nel denunciare l'abuso di una certa immagine della donne nella societa' italiana, scopro questa perla. Si tratta di un video musicale di tale Gionny Scandal che, insieme alla "cantante" Maite, ci delizia con una canzone dal titolo "I am horny" (sono eccitato/a).
Il ritornello di questo capolavoro e' cantato dalla giovane (quanto giovane non e' chiaro) Maite, ed e' un condensato di comicita' involontaria. La ragazza, infatti, con sguardo seduttore e in inglese maccheronico, ci dice che vorrebbe farci un pompino. Perche'? Perche' e' eccitata, come il titolo ci lascia intuire? Macche'! Perche' lei e' Ernie!! Gaurdare per credere.
La pronuncia della Signorina in questione, infatti - che ha al suo attivo altre perle in lingua inglese, visibili sulla sua pagina di Facebook - e' a dir poco imbarazzante. Per chi parla inglese, infatti, l'effetto e' demenziale. Abbiamo una giovane lolita che si dimena tutta, che si fa vedere col vestito macchiato di un liquido bianco, e che dice che vuole spompinarci perche' lei e'...Ernie. Ora, il problema e' che Ernie e' questo pupazzo dei Muppet, qui a sinistra.
Pensateci: che effetto vi farebbe una bella anglofona che vi cantasse in italiano sgangherato una roba tipo "Stasera mi sento di farti apprezzare con un pompino, voglio sentire nella mia gola...perche' sono il gabibbo".
Ecco, appunto.
Ora. Al di la' di tutte le discussioni che si possano eventualmente fare sul fatto che la tipa sia o meno minorenne (un sito americano era convinto che la tipa cantasse di proposito che lei era Ernie e non Horny perche', avendo 15 anni, non poteva cantare che era Horny...troppo buoni 'sti americani), a me la cosa che inquieta di piu' e' che a nessuna delle decine di persone che devono essere dietro alla produzione di questa canzone sia venuto il minimo dubbio. Nessuno che abbia pensato "oh, a me questa pare pronunci un po' a cazzo di cane".
Ecco, il vero dramma e' questo. Non quanti anni abbia la ragazza, e se sia alla fine una schiava dell'immaginario collettivo creato dal cattivo, sempre lui, berluscon dei berlusconi...
Il ritornello di questo capolavoro e' cantato dalla giovane (quanto giovane non e' chiaro) Maite, ed e' un condensato di comicita' involontaria. La ragazza, infatti, con sguardo seduttore e in inglese maccheronico, ci dice che vorrebbe farci un pompino. Perche'? Perche' e' eccitata, come il titolo ci lascia intuire? Macche'! Perche' lei e' Ernie!! Gaurdare per credere.
La pronuncia della Signorina in questione, infatti - che ha al suo attivo altre perle in lingua inglese, visibili sulla sua pagina di Facebook - e' a dir poco imbarazzante. Per chi parla inglese, infatti, l'effetto e' demenziale. Abbiamo una giovane lolita che si dimena tutta, che si fa vedere col vestito macchiato di un liquido bianco, e che dice che vuole spompinarci perche' lei e'...Ernie. Ora, il problema e' che Ernie e' questo pupazzo dei Muppet, qui a sinistra.
Pensateci: che effetto vi farebbe una bella anglofona che vi cantasse in italiano sgangherato una roba tipo "Stasera mi sento di farti apprezzare con un pompino, voglio sentire nella mia gola...perche' sono il gabibbo".
Ecco, appunto.
Ora. Al di la' di tutte le discussioni che si possano eventualmente fare sul fatto che la tipa sia o meno minorenne (un sito americano era convinto che la tipa cantasse di proposito che lei era Ernie e non Horny perche', avendo 15 anni, non poteva cantare che era Horny...troppo buoni 'sti americani), a me la cosa che inquieta di piu' e' che a nessuna delle decine di persone che devono essere dietro alla produzione di questa canzone sia venuto il minimo dubbio. Nessuno che abbia pensato "oh, a me questa pare pronunci un po' a cazzo di cane".
Ecco, il vero dramma e' questo. Non quanti anni abbia la ragazza, e se sia alla fine una schiava dell'immaginario collettivo creato dal cattivo, sempre lui, berluscon dei berlusconi...
20/01/12
La paternita' e'...
...spaventare a bestia tua figlia con rumori strani (no, non sono io quello del video).
11/01/12
Toscana Felix 1 / Le poste
Il 7 maggio 1610, Galileo Galilei, allora al servizio della Repubblica di Venezia, scrisse una lettera al Granduca Cosimo de' Medici chiedendogli il titolo di matematico e filosofo del Granducato. L'obiettivo di Galileo era quello di avere un mecenate che in cambio di uno stipendio fisso lo lasciasse libero di continuare le proprie ricerche sulle stelle e i pianeti (Galileo aveva da poco inventato il cannocchiale). L'offerta che aveva ricevuto dai veneziani, per i quali lavorava da 18 anni, lo aveva infatti offeso.
La lettera con la risposta del Granduca, arrivo' a Galileo il 28 maggio 1610, 11 giorni dopo la prima missiva di Galileo. Galileo ottenne quello che chiedeva, e il resto della storia lo conosciamo.
Ripeto: tra l'invio della lettera di Galileo e l'arrivo della risposta ci vollero 11 giorni. Nel 1610.
Piu' di 400 anni dopo, nel 2011, il tenutario di questo blog, molto meno importante di Galileo, manda una trentina di cartoline di Natale a amici e conoscenti sparsi in giro per il mondo. Tutte le cartoline vengono spedite il 7 dicembre, da Chicago. Nel giro di un paio di settimane arrivano tutte quelle spedite in Belgio, in Olanda, in Spagna, in America Latina.
Ad oggi, a piu' di un mese dall'invio, risultano disperse le cartoline ai miei genitori, che abitano vicino a Pisa, e a un amico di Firenze. Erano le due uniche cartoline inviate in Italia. Poi dice che uno fa male a lamentarsi sempre.
Toscana felix questa bella minchia. Se Galileo fosse vissuto nell'Italia di oggi, le sue missive chissa' dove sarebbero.
Ps: vicino a casa dei miei, ogni anno, vengono trovate centinaia di lettere (fatture, multe, cartoline di natale, missive di ogni genere) gettate in una discarica abusiva lungo l'Arno. Basta cercare la notizia sui giornali locali e la troverete. Ad oggi, nessuno ha mai fatto niente.
La lettera con la risposta del Granduca, arrivo' a Galileo il 28 maggio 1610, 11 giorni dopo la prima missiva di Galileo. Galileo ottenne quello che chiedeva, e il resto della storia lo conosciamo.
Ripeto: tra l'invio della lettera di Galileo e l'arrivo della risposta ci vollero 11 giorni. Nel 1610.
Piu' di 400 anni dopo, nel 2011, il tenutario di questo blog, molto meno importante di Galileo, manda una trentina di cartoline di Natale a amici e conoscenti sparsi in giro per il mondo. Tutte le cartoline vengono spedite il 7 dicembre, da Chicago. Nel giro di un paio di settimane arrivano tutte quelle spedite in Belgio, in Olanda, in Spagna, in America Latina.
Ad oggi, a piu' di un mese dall'invio, risultano disperse le cartoline ai miei genitori, che abitano vicino a Pisa, e a un amico di Firenze. Erano le due uniche cartoline inviate in Italia. Poi dice che uno fa male a lamentarsi sempre.
Toscana felix questa bella minchia. Se Galileo fosse vissuto nell'Italia di oggi, le sue missive chissa' dove sarebbero.
Ps: vicino a casa dei miei, ogni anno, vengono trovate centinaia di lettere (fatture, multe, cartoline di natale, missive di ogni genere) gettate in una discarica abusiva lungo l'Arno. Basta cercare la notizia sui giornali locali e la troverete. Ad oggi, nessuno ha mai fatto niente.
10/01/12
2011: i libri piu' belli e quelli piu' brutti
Come nel 2009 e nel 2010, eccoci al rendiconto delle mie letture dell'anno appena passato. Il 2011 e' stato un anno di crisi per le mie letture, sia da un punto di vista quantitativo, sia (e soprattutto) da un punto di vista delle novita' di qualita': non ne ho trovate. E' stato l'anno delle grandi delusioni (l'ultimo Murakami), dei tanti, tantissimi libri cominciati e abbandonati perche' davvero tediosi, brutti, scritti male. E' stato anche l'anno in cui mi sono rifiutato di comprare altri libri italiani, dopo l'approvazione della legge che impone un prezzo minimo sui libri (ma di questo ho ampiamente parlato qui).
Certo, il fatto di aver avuto un pargolo nel luglio scorso non ha esattamente creato un ambiente consono alla lettura, chissa' perche'. Ma non e' solo quello. Ho trovato rifiugio in Buzzati, soprattutto, di cui sto recuperando e rileggendo tutto quello che mi capita sotto mano, centellinando un piacere che so purtroppo essere a scadenza. E Calvino. Per il resto, salve rare eccezioni, mai comunque all'altezza di veri capolavori, il 2011 e' stato un brutto anno.
Prima di dare la lista dei cinque libri piu' belli e piu' brutti letti del 2011, alcuni dati:
I libri piu' belli letti nel 2011
1- Sessanta Racconti, Dino Buzzati
Uno piu' bello dell'altro. Uno dei miei libri preferiti di sempre. Come sempre, Buzzati ha uno stile riconoscibile dopo poche righe, e un uso della lingua italiana che non ho trovato in altri autori. Un assaggio qui.
2 - La speculazione edilizia, Italo Calvino
E' un libro di Calvino, e quindi e' scritto in un italiano perfetto, ovviamente: ogni parola al posto giusto, che arriva a comunicarti immediatamente uno stato d'animo, un'immagine precisa, senza bisogno di fronzoli. Calvino era un genio della lingua, e questo lo sappiamo tutti. Pero' questo libro dovrebbe essere letto anche per il tema che tratta. Un comunista ex partigiano decide di mettersi in affari con un imprenditore per non perdere il treno della speculazione edilizia sulla costa ligure. Il comunista protagonista si ritrovera' spesso di fronte a dubbi etici, soprattutto perche' ha di fronte un imprenditore che - pure ex partigiano - si dimostrera' affetto dalla malattia che affligge molti italiani: la disonesta'. Un libro davvero molto potente, che puo' avere diversi piani di lettura. Ma di sicuro riflette la morte dell'innocenza degli ex partigiani nel dopoguerra, e fa riflettere su come i molti mali italiani di cui si da' abitualmente la colpa a Berlusconi vivano nella penisola da molto, molto tempo.
PS: cercando, il libro (come altri di Calvino) si trova su internet.
3 - What we talk about when we talk about love, Raymond Carver
C'e' una grande diatriba nel mondo letterario a proposito dello stile di Carver. Secco, con frasi brevissime, questo stile ne e' sempre stato il marchio di fabbrica. Pare che invece non fosse davvero lo stile suo, ma del suo editor, che avrebbe tagliato, tagliato tagliato quello che Carver scriveva. Siccome io sono un leghista bruciatore di libri, quando leggo e sento persone colte discutere animatamente della questione avrei voglia di prendere una mazza e infilarla loro su per il culo. Detto questo, i racconti di Carver sono sempre un colpo al cuore. Con pochissime immagini (un frigorifero che si rompe, un divano, una chiesa) sa trasmetterti un'inquietudine quasi a livelli buzzatiani.
I libri che mi hanno piu' deluso (non quelli piu' brutti: quelli li ho abbandonati a meta')
1 - The hollow man, Dan Simmons
Ne ho parlato diffusamente qui. Dopo questa merdaccia, con me Simmons ha chiuso.
2 - 1Q84, Haruki Murakami
Mi sono gia' dilungato abbastanza qui sul perche' questo libro sia il peggiore mai scritto da Murakami, e in assoluto un pessimo libro. Alcuni mentecatti altrove mi hanno accusato di essere uno senza gli strumenti culturali per capirlo, o addirittura di non averlo letto. Io li mando affanculo allegramente. Dopo questo libro di sicuro non correro' piu' in libreria quando esce un libro di Murakami, questo e' poco ma sicuro.
3 - The drawing of the three, the Dark Tower Book 2, Stephen King
Non c'e' niente da fare. Per me la Torre Nera non ingrana. Lento, noioso, macchinoso. Due palle infinite. Se King non fosse King questi libri li avrei gia' regalati.
Lista completa letture 2011 (cliccando sui link disponibili si apre la recensione)
Certo, il fatto di aver avuto un pargolo nel luglio scorso non ha esattamente creato un ambiente consono alla lettura, chissa' perche'. Ma non e' solo quello. Ho trovato rifiugio in Buzzati, soprattutto, di cui sto recuperando e rileggendo tutto quello che mi capita sotto mano, centellinando un piacere che so purtroppo essere a scadenza. E Calvino. Per il resto, salve rare eccezioni, mai comunque all'altezza di veri capolavori, il 2011 e' stato un brutto anno.
Prima di dare la lista dei cinque libri piu' belli e piu' brutti letti del 2011, alcuni dati:
- 31 libri, 19 in meno del 2010, di cui il 50% in inglese. Dato il mio rifiiuto di dare altri soldi ai cani editori italiani, credo che la percentuale in italiano - salvo classici e doni eventuali - sia costretta a diventare sempre piu' minoritaria.
- 9 ebook, in nettissimo calo rispetto al 2010 e al 2011. Avevo molti libri di carta da smaltire quest'anno, e il Kindle ne ha sofferto. Ma e' anche cambiata la mia modalita' d'acquisto dei libri. Sempre piu' usato e/o nuovo d'occasione, anche con i libri in altre lingue. Merito di una libreria qui vicino a casa che e' un posto delle meraviglie.
- 14 libri di autori americani, poco meno del 50%, 13 italiani e due giapponesi. In termini percentuali gli italiani sono in crescita, mentre sono spariti del tutto gli inglesi, che l'anno scorso rappresentarono - grazie ad Harry Potter - il 22% del totale.
- 8 autori nuovi: in percentuale, in linea con gli anni precedenti.
- 23 libri di narrativa: il resto diviso tra fumetti, saggi, inchieste.
I libri piu' belli letti nel 2011
1- Sessanta Racconti, Dino Buzzati
Uno piu' bello dell'altro. Uno dei miei libri preferiti di sempre. Come sempre, Buzzati ha uno stile riconoscibile dopo poche righe, e un uso della lingua italiana che non ho trovato in altri autori. Un assaggio qui.
2 - La speculazione edilizia, Italo Calvino
E' un libro di Calvino, e quindi e' scritto in un italiano perfetto, ovviamente: ogni parola al posto giusto, che arriva a comunicarti immediatamente uno stato d'animo, un'immagine precisa, senza bisogno di fronzoli. Calvino era un genio della lingua, e questo lo sappiamo tutti. Pero' questo libro dovrebbe essere letto anche per il tema che tratta. Un comunista ex partigiano decide di mettersi in affari con un imprenditore per non perdere il treno della speculazione edilizia sulla costa ligure. Il comunista protagonista si ritrovera' spesso di fronte a dubbi etici, soprattutto perche' ha di fronte un imprenditore che - pure ex partigiano - si dimostrera' affetto dalla malattia che affligge molti italiani: la disonesta'. Un libro davvero molto potente, che puo' avere diversi piani di lettura. Ma di sicuro riflette la morte dell'innocenza degli ex partigiani nel dopoguerra, e fa riflettere su come i molti mali italiani di cui si da' abitualmente la colpa a Berlusconi vivano nella penisola da molto, molto tempo.
PS: cercando, il libro (come altri di Calvino) si trova su internet.
3 - What we talk about when we talk about love, Raymond Carver
C'e' una grande diatriba nel mondo letterario a proposito dello stile di Carver. Secco, con frasi brevissime, questo stile ne e' sempre stato il marchio di fabbrica. Pare che invece non fosse davvero lo stile suo, ma del suo editor, che avrebbe tagliato, tagliato tagliato quello che Carver scriveva. Siccome io sono un leghista bruciatore di libri, quando leggo e sento persone colte discutere animatamente della questione avrei voglia di prendere una mazza e infilarla loro su per il culo. Detto questo, i racconti di Carver sono sempre un colpo al cuore. Con pochissime immagini (un frigorifero che si rompe, un divano, una chiesa) sa trasmetterti un'inquietudine quasi a livelli buzzatiani.
I libri che mi hanno piu' deluso (non quelli piu' brutti: quelli li ho abbandonati a meta')
1 - The hollow man, Dan Simmons
Ne ho parlato diffusamente qui. Dopo questa merdaccia, con me Simmons ha chiuso.
2 - 1Q84, Haruki Murakami
Mi sono gia' dilungato abbastanza qui sul perche' questo libro sia il peggiore mai scritto da Murakami, e in assoluto un pessimo libro. Alcuni mentecatti altrove mi hanno accusato di essere uno senza gli strumenti culturali per capirlo, o addirittura di non averlo letto. Io li mando affanculo allegramente. Dopo questo libro di sicuro non correro' piu' in libreria quando esce un libro di Murakami, questo e' poco ma sicuro.
3 - The drawing of the three, the Dark Tower Book 2, Stephen King
Non c'e' niente da fare. Per me la Torre Nera non ingrana. Lento, noioso, macchinoso. Due palle infinite. Se King non fosse King questi libri li avrei gia' regalati.
Lista completa letture 2011 (cliccando sui link disponibili si apre la recensione)
- Un cappello pieno di ciliegie, Oriana Fallaci
- Il segreto del bosco vecchio, Dino Buzzati
- Non e' un paese per donne, Loredana Lipperini
- The hollow man, Dan Simmons
- What we talk about when we talk about love, Raymond Carver
- Kitchen confidential, Anthony Bourdain
- The drawing of the three, The Dark Tower Book 2, Stephen King
- Cities of the plain, Cormac McCarthy
- The mammoth book of bikers
- Dog on it, Spencer Quinn
- The complete Robot, Isac Asimov
- Rivalry, Nagai Kafu
- Alien encounters, the deception menace, James Thompson
- Canale Mussolini, Antonio Pennacchi
- Orfani del cielo, Robert Heinlein
- Appunti di un venditore di donne, Giorgio Faletti
- Un amore, Dino Buzzati
- Sessanta racconti, Dino Buzzati
- Cathedral, Raymon Carver
- Ladolescenza, Makkox
- Il grande Gatsby, Francis Scott Fitzgerald
- La speculazione edilizia, Italo Calvino
- Le citta' invisibili, Italo Calvino
- Poema a fumetti, Dino Buzzati
- Halloween, nei giorni che i morti ritornano, Eraldo Baldini
- Le notti difficili, Dino Buzzati
- Me talk pretty one day, David Sedaris
- 1Q84, Haruki Murakami
- Due ruote e una sella, Stefano Disegni
- Peanuts Tresury, Charles Schulz
- Holidays on ice, David Sedaris
08/01/12
Tagli al personale
Gli ultimi tre post sul Natale che ho pubblicato sono stati un assaggio di come intendo gestire il blog nel 2012: con varie serie di post monotematici su diversi argomenti. Alcuni saranno pou' seri di altri, ma mi riprometto di andare a fondo alle questioni. Magari scrivero' un numero inferiore di post, ma voglio essere piu' esaustivo. L'ho gia' fatto in passato, per esempio con la mia serie sulla (contestata e nascosta) presenza di strutture artificiali su Marte.
Qui sotto un video da ridere sull'argomento molto serio che trattero' nella mia prossima serie: la gestione del personale nelle grandi aziende.
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Qui sotto un video da ridere sull'argomento molto serio che trattero' nella mia prossima serie: la gestione del personale nelle grandi aziende.
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05/01/12
Effimero notturno - Natale 3
Sembra New York: a cosa credi che sia il richiamo con l'amaro che si staglia come un grattacielo, proprio di fianco alla cattedrale...a Manhattan, su, e' cosi' chiaro!
Scampoli di conversazione raggiungevano il suo orecchio nel metro', dove la Linea 3 tardava ad avanzare. Sorrideva beato, il pubblicitario. Era stata lunga, difficile. Riempire Milano di gioia, di risa, di voglia di vivere dopo la guerriglia degli anni '70 non era stato facile. Per lui, poi, un reduce del '68 (pero' lui l'aveva capito subito che il movimento sarebbe finito male, e grazie a Dio se n'era allontanato).
La visione era proprio del 1968, a Natale. Certo, che le droghe che si usavano in quei giorni potessero aver coadiuvato - e di molto - le visioni, era un dubbio che gli veniva spesso. Lo spirito del Natale, proprio lui, si era palesato: rinnova il mio verbo tra la gente, aveva detto. Tu che credi nell'amore, nella comunione delle persone, nella pace. Tu che sei bravo nelle parole. Rinnova il mio verbo tra la gente, aveva ripetuto.
E lui si era applicato, perbacco! Con le parole era sempre stato bravo. Di sogni ne aveva sempre avuti a bizzeffe...e adesso ne avrebbe fabbricati per gli altri. E allora sotto con le campagne, con i comunicati, con la creazione di un Eldorado irraggiungibile che sapesse rimettere in moto il tutto. Gli anni '70 erano stati duri, per tutti. Ma adesso ci eravamo, finalmente.
E poi tutte queste luci a intermittenza, che si mischiano con i cartelloni elettrici che fanno tanto Tokyo...Il cartellone della Cariplo ti dice anche la temperatura: sembra proprio una citta' del futuro, non trovi?
Lo spirito pero' non si era piu' fatto vedere. E questo, ammettiamolo, era ben strano. Non gli aveva forse detto che nel momento in cui avesse completato l'opera si sarebbe fatto vivo di nuovo, con un premio? Eppure non si faceva vivo. E davvero la cosa era non solo incomprensibile, ma anche fastidiosa. Si', fastidiosa guarda.
Le sue campagne avevano ridato o no la voglia ai Milanesi di tornare a immaginare una vita migliore? Aveva ridato o no, lui solo, ammettiamolo pure, stimolo ai consumi, con la fabbricazione di sogni bellissimi? Quanti Moncler si erano venduti per il Natale dell'anno precedente? E quanti di quei jeans scomodi con i bottoni al posto della cerniera? E a chi si doveva tutto questo?
E poi hai visto le modelle? Quante ne sono arrivate ormai? Sembra Parigi. Ecco, si', sembra proprio Parigi.
A chi si doveva il rinnovato vigore nell'attesa del Natale che si riscontrava in cosi' tanti ragazzi della nazione intera? Ma se cinque anni fa questi parlavano di Natale come festa borghese e davano fuoco ai regali! E adesso sono li' che pregano perche' nel pacchettino ci sia la cintura El Charro?!
Sei stato in uno di quei ristoranti a' la page del centro? Ti servono un'insalata di rucola anche a otto-diecimila lire. La rucola! Parigi, guarda, ti dico.
Mi fanno ridere quelli che parlano del mondo delle PR come dell'effimero. Effimero un corno! Chi lo sta facendo rivivere il Natale di pacchi, pacchetti, carta, e spaghi dorati, e bottiglie, e biglietti per il teatro, per l'opera?
Non e' forse questo un Natale molto piu' felice di quello di dieci anni fa?
E poi la nevicata del gennaio te la sei gia' dimenticata? Dimmi tu se non e' roba da New York questa.
Eppure lo spirito non si era piu' fatto vivo".
1985
Scampoli di conversazione raggiungevano il suo orecchio nel metro', dove la Linea 3 tardava ad avanzare. Sorrideva beato, il pubblicitario. Era stata lunga, difficile. Riempire Milano di gioia, di risa, di voglia di vivere dopo la guerriglia degli anni '70 non era stato facile. Per lui, poi, un reduce del '68 (pero' lui l'aveva capito subito che il movimento sarebbe finito male, e grazie a Dio se n'era allontanato).
La visione era proprio del 1968, a Natale. Certo, che le droghe che si usavano in quei giorni potessero aver coadiuvato - e di molto - le visioni, era un dubbio che gli veniva spesso. Lo spirito del Natale, proprio lui, si era palesato: rinnova il mio verbo tra la gente, aveva detto. Tu che credi nell'amore, nella comunione delle persone, nella pace. Tu che sei bravo nelle parole. Rinnova il mio verbo tra la gente, aveva ripetuto.
E lui si era applicato, perbacco! Con le parole era sempre stato bravo. Di sogni ne aveva sempre avuti a bizzeffe...e adesso ne avrebbe fabbricati per gli altri. E allora sotto con le campagne, con i comunicati, con la creazione di un Eldorado irraggiungibile che sapesse rimettere in moto il tutto. Gli anni '70 erano stati duri, per tutti. Ma adesso ci eravamo, finalmente.
E poi tutte queste luci a intermittenza, che si mischiano con i cartelloni elettrici che fanno tanto Tokyo...Il cartellone della Cariplo ti dice anche la temperatura: sembra proprio una citta' del futuro, non trovi?
Lo spirito pero' non si era piu' fatto vedere. E questo, ammettiamolo, era ben strano. Non gli aveva forse detto che nel momento in cui avesse completato l'opera si sarebbe fatto vivo di nuovo, con un premio? Eppure non si faceva vivo. E davvero la cosa era non solo incomprensibile, ma anche fastidiosa. Si', fastidiosa guarda.
Le sue campagne avevano ridato o no la voglia ai Milanesi di tornare a immaginare una vita migliore? Aveva ridato o no, lui solo, ammettiamolo pure, stimolo ai consumi, con la fabbricazione di sogni bellissimi? Quanti Moncler si erano venduti per il Natale dell'anno precedente? E quanti di quei jeans scomodi con i bottoni al posto della cerniera? E a chi si doveva tutto questo?
E poi hai visto le modelle? Quante ne sono arrivate ormai? Sembra Parigi. Ecco, si', sembra proprio Parigi.
A chi si doveva il rinnovato vigore nell'attesa del Natale che si riscontrava in cosi' tanti ragazzi della nazione intera? Ma se cinque anni fa questi parlavano di Natale come festa borghese e davano fuoco ai regali! E adesso sono li' che pregano perche' nel pacchettino ci sia la cintura El Charro?!
Sei stato in uno di quei ristoranti a' la page del centro? Ti servono un'insalata di rucola anche a otto-diecimila lire. La rucola! Parigi, guarda, ti dico.
Mi fanno ridere quelli che parlano del mondo delle PR come dell'effimero. Effimero un corno! Chi lo sta facendo rivivere il Natale di pacchi, pacchetti, carta, e spaghi dorati, e bottiglie, e biglietti per il teatro, per l'opera?
Non e' forse questo un Natale molto piu' felice di quello di dieci anni fa?
E poi la nevicata del gennaio te la sei gia' dimenticata? Dimmi tu se non e' roba da New York questa.
Eppure lo spirito non si era piu' fatto vivo".
1985
03/01/12
Buon Natale, Signorina - Natali 2
"Il campanello alla porta, alle 3 del pomeriggio della Vigilia di Natale. E' lui, chiaro. O almeno un suo presente. Non puo' essere altrimenti. Lo sapeva che non l'aveva dimenticata. I silenzi, il non chiamarla, il farsi vedere in giro con quella sbarbina, altro non erano che tentativi (quanto inutili, a ben vedere!) di dimenticarla.
Una rapida occhiata nello specchio, rimette la ciocca nera con qualche filo bianco dietro l'orecchio destro con un gesto rapido, che a lui piaceva tanto, e guarda nello spioncino.
La portiera. Ma e' chiaro che sta portando il regalo di lui, che si e' personalmente raccomandato a che lei glielo consegnasse di persona, per essere sicuro che lei sapesse, prima di Natale, che lui la pensava ancora.
Apre la porta, c'e' un pacco grande, e' li' ad aspettarla. La portiera sorride, avanza la ricevuta da firmare, augura Buon Natale a lei e alla sua famiglia. Se ne va.
Il pacco e' pesante, ma lei lo sa, non c'e' bisogno di girarci attorno, che non e' di lui. Un pacco anonimo, con carta dozzinale, da un tanto al kilo ai grandi magazzini. E lui e' sempre stato fissato sui pacchi, sulla carta da scegliere per i destinatari dei suoi regali. Una fissazione che, diciamolo, la innervosiva anche parecchio. Come se il vero dono fosse lo spacchettare il pacchetto, e non il suo contenuto.
Con stizza apre il pacco. La carta, il biglietto, dozzinale anch'esso, cadono a terra. Non l'aveva notato prima. Un cartoncino verde ospedale, con scritto Auguri, Piero, Maria e Gianluca: ti aspettiamo domani!
Certo che non e' lui. Solo suo fratello poteva essere tanto stupido da farle arrivare il regalo di Natale il giorno prima del pranzo di famiglia, quando avrebbe potuto darglielo l'indomani, con tutta calma. Ci teneva alla forma? Ma se era un cafone che neanche lui lo poteva sopportare. Oppure, chissa', massi', era solo un modo per sincerarsi che l'indomani lei sarebbe andata a passare il Natale a casa sua con lui, e il nipote (e quell'arpia di Maria, ovviamente, che a 28 anni aveva gia' un figlio e un buon marito, mentre lei, a 34, ancora signorina).
E chi ci andava domani da Piero? Ma siamo matti? Per mangiare due cappelletti in brodo che poteva cucinarsi da sola quando voleva? Va bene mantenere in vita le tradizioni familiari, ma mamma non c'era piu' dal '62 ormai, e tutto questo non aveva senso. E anche questo continuo sforzo da parte di Maria di cercare di rimpiazzare la mamma con i suoi tortellini (sciapi, inoltre), come se non fosse sempre e comunque un'intrusa. Patetica, davvero.
E poi come faceva ad andare? E se lui proprio domani avesse chiamato? E non l'avesse trovata! Sai che ridere: perdere l'occasione di ricongiungersi con lui per poter mangiare quei surrogati di cappelletti di Maria. Ma per favore!
Intanto sono le 6, ed e' chiaro che di pacchetti non ne arriveranno piu'. I fattorini saranno a casa loro, approntando le ultime modifiche a un triste presepio, senza dubbio, per bambini ormai cosi' grandi da rendersi perfettamente conto che il tutto e' una menzogna.
Gliel'aveva spiegato bene, lui, di come tutte le tradizioni natalizie fossero cose borghesi e clericali. A che serviva mettere in testa ai bambini un Golem di bugie, per poi doverlo abbattere nel giro di pochi anni? Perche' istillare nel futuro dell'Italia questa voglia di favola, di bugia borghese, quando invece la verita' di uomini e donne lavoratori e lavoratrici che si spaccavano la schiena per comperare loro i regali, era cosi' tanto piu' poetica, piu' vera.
Lei ricordava, oh si', la prima volta che lo aveva udito esprimere questi suoi pensieri. All'epoca lei era ancora prigioniera di quelle catene borghesi che le facevano vedere il Natale con spirito debole. I bambini, i giuochi, le feste. Tutto una grande menzogna per tenere il popolo bue succube, ora se ne rendeva ben conto. E avrebbe voluto parlarne ancora con lui, magari a Cortina, come l'anno scorso, calda nel visone che le aveva regalato lui, dopo una giornata di sci.
Le 8 di sera, una veloce cena di cafe' au lait con una fetta di pandoro, e via a letto. Ma il telefono funzionera'? Alza la cornetta tututututututututu. Abbassa subito, impaurita: e se mi ha chiamata proprio adesso, e io come una stupida stavo facendo gli esperimenti per vedere se il telefono funzionava? Magari richiama subito. Uno, due, tre minuti, il telefono non squilla. Ecco, magari l'ho rotto proprio cercando di vedere se funzionava cinque minuti fa. Rialzo la cornetta? E se lui mi chiama proprio mentra la rialzo, e sente occupato una seconda volta? Pensera' forse che abbia staccato il telefono per non sentirlo? Pensera' che lo faccia appositamente per farlo ingelosire? Pensera' che sono accompagnata?
Le 10 di sera, dalle finestre luci bizzose a intermittenza vanno e vengono annunciando una felicita' altrui e obbligata che non le appartiene. Si corica presto, il telefono vicino: magari lui la chiamera' dopo la Messa di mezzanotte, e lei si svegliera' sicuramente per lo squillo. Per lui la Messa di mezzanotte e' una tradizione immancabile, per puro dovere, ovviamente, il bisogno d'intrattenersi a fare due chiacchiere con clienti importanti, borghesucci che credono ancora in Dio e nel Bambin Gesu'. Lui non vorrebbe andare, pero' deve. Sicuro che la chiamera' dopo, per raccontarle di com'erano vestite le signore del quartiere, per riderne come fecero due anni fa, quando lui ancora stava con sua moglie e passarono il Natale divisi.
Alle 6 del mattino del 25 Dicembre ne e' convinta: il telefono non funziona. Prova a chiamare suo fratello Piero, per pregarlo di richiamarla, di modo da poter verificare che effettivamente il suo telefono puo' ricevere chiamate. Due, tre squilli, butta giu'.
Scende, la vestaglia chiusa malamente, due ciabatte da signora piu' anziana di quanto non lo sia gia', cerca la portiera. La trova intenta a mettere gli ultimi addobbi all'albero di Natale del palazzo. La investe con un astio da arpia, intimandole di chiamarla per verificare che il telefono funzioni.
Di corsa, su per le scale, il telefono squilla. No, non e' la portiera che la sta chiamando per verificfare che il telefono funzioni, proprio come le ha appena detto di fare. Il telefono squilla in modo diverso: e' lui'. Lui che la chiama prima di affrontare tutti quei doveri borghesi familiari imposti dal Natale...lui che vuole augurarle Buon Natale, perche' sa, che in fondo, lei ancora ci tiene.
Stravolta, ha perso una ciabatta nell'ascesa rapida per le scale. Risponde con voce strozzata pronto pronto Carlo sei tu.
Buon...buon Natale, Signorina, dice la voce della portiera dalla cornetta".
1965
Una rapida occhiata nello specchio, rimette la ciocca nera con qualche filo bianco dietro l'orecchio destro con un gesto rapido, che a lui piaceva tanto, e guarda nello spioncino.
La portiera. Ma e' chiaro che sta portando il regalo di lui, che si e' personalmente raccomandato a che lei glielo consegnasse di persona, per essere sicuro che lei sapesse, prima di Natale, che lui la pensava ancora.
Apre la porta, c'e' un pacco grande, e' li' ad aspettarla. La portiera sorride, avanza la ricevuta da firmare, augura Buon Natale a lei e alla sua famiglia. Se ne va.
Il pacco e' pesante, ma lei lo sa, non c'e' bisogno di girarci attorno, che non e' di lui. Un pacco anonimo, con carta dozzinale, da un tanto al kilo ai grandi magazzini. E lui e' sempre stato fissato sui pacchi, sulla carta da scegliere per i destinatari dei suoi regali. Una fissazione che, diciamolo, la innervosiva anche parecchio. Come se il vero dono fosse lo spacchettare il pacchetto, e non il suo contenuto.
Con stizza apre il pacco. La carta, il biglietto, dozzinale anch'esso, cadono a terra. Non l'aveva notato prima. Un cartoncino verde ospedale, con scritto Auguri, Piero, Maria e Gianluca: ti aspettiamo domani!
Certo che non e' lui. Solo suo fratello poteva essere tanto stupido da farle arrivare il regalo di Natale il giorno prima del pranzo di famiglia, quando avrebbe potuto darglielo l'indomani, con tutta calma. Ci teneva alla forma? Ma se era un cafone che neanche lui lo poteva sopportare. Oppure, chissa', massi', era solo un modo per sincerarsi che l'indomani lei sarebbe andata a passare il Natale a casa sua con lui, e il nipote (e quell'arpia di Maria, ovviamente, che a 28 anni aveva gia' un figlio e un buon marito, mentre lei, a 34, ancora signorina).
E chi ci andava domani da Piero? Ma siamo matti? Per mangiare due cappelletti in brodo che poteva cucinarsi da sola quando voleva? Va bene mantenere in vita le tradizioni familiari, ma mamma non c'era piu' dal '62 ormai, e tutto questo non aveva senso. E anche questo continuo sforzo da parte di Maria di cercare di rimpiazzare la mamma con i suoi tortellini (sciapi, inoltre), come se non fosse sempre e comunque un'intrusa. Patetica, davvero.
E poi come faceva ad andare? E se lui proprio domani avesse chiamato? E non l'avesse trovata! Sai che ridere: perdere l'occasione di ricongiungersi con lui per poter mangiare quei surrogati di cappelletti di Maria. Ma per favore!
Intanto sono le 6, ed e' chiaro che di pacchetti non ne arriveranno piu'. I fattorini saranno a casa loro, approntando le ultime modifiche a un triste presepio, senza dubbio, per bambini ormai cosi' grandi da rendersi perfettamente conto che il tutto e' una menzogna.
Gliel'aveva spiegato bene, lui, di come tutte le tradizioni natalizie fossero cose borghesi e clericali. A che serviva mettere in testa ai bambini un Golem di bugie, per poi doverlo abbattere nel giro di pochi anni? Perche' istillare nel futuro dell'Italia questa voglia di favola, di bugia borghese, quando invece la verita' di uomini e donne lavoratori e lavoratrici che si spaccavano la schiena per comperare loro i regali, era cosi' tanto piu' poetica, piu' vera.
Lei ricordava, oh si', la prima volta che lo aveva udito esprimere questi suoi pensieri. All'epoca lei era ancora prigioniera di quelle catene borghesi che le facevano vedere il Natale con spirito debole. I bambini, i giuochi, le feste. Tutto una grande menzogna per tenere il popolo bue succube, ora se ne rendeva ben conto. E avrebbe voluto parlarne ancora con lui, magari a Cortina, come l'anno scorso, calda nel visone che le aveva regalato lui, dopo una giornata di sci.
Le 8 di sera, una veloce cena di cafe' au lait con una fetta di pandoro, e via a letto. Ma il telefono funzionera'? Alza la cornetta tututututututututu. Abbassa subito, impaurita: e se mi ha chiamata proprio adesso, e io come una stupida stavo facendo gli esperimenti per vedere se il telefono funzionava? Magari richiama subito. Uno, due, tre minuti, il telefono non squilla. Ecco, magari l'ho rotto proprio cercando di vedere se funzionava cinque minuti fa. Rialzo la cornetta? E se lui mi chiama proprio mentra la rialzo, e sente occupato una seconda volta? Pensera' forse che abbia staccato il telefono per non sentirlo? Pensera' che lo faccia appositamente per farlo ingelosire? Pensera' che sono accompagnata?
Le 10 di sera, dalle finestre luci bizzose a intermittenza vanno e vengono annunciando una felicita' altrui e obbligata che non le appartiene. Si corica presto, il telefono vicino: magari lui la chiamera' dopo la Messa di mezzanotte, e lei si svegliera' sicuramente per lo squillo. Per lui la Messa di mezzanotte e' una tradizione immancabile, per puro dovere, ovviamente, il bisogno d'intrattenersi a fare due chiacchiere con clienti importanti, borghesucci che credono ancora in Dio e nel Bambin Gesu'. Lui non vorrebbe andare, pero' deve. Sicuro che la chiamera' dopo, per raccontarle di com'erano vestite le signore del quartiere, per riderne come fecero due anni fa, quando lui ancora stava con sua moglie e passarono il Natale divisi.
Alle 6 del mattino del 25 Dicembre ne e' convinta: il telefono non funziona. Prova a chiamare suo fratello Piero, per pregarlo di richiamarla, di modo da poter verificare che effettivamente il suo telefono puo' ricevere chiamate. Due, tre squilli, butta giu'.
Scende, la vestaglia chiusa malamente, due ciabatte da signora piu' anziana di quanto non lo sia gia', cerca la portiera. La trova intenta a mettere gli ultimi addobbi all'albero di Natale del palazzo. La investe con un astio da arpia, intimandole di chiamarla per verificare che il telefono funzioni.
Di corsa, su per le scale, il telefono squilla. No, non e' la portiera che la sta chiamando per verificfare che il telefono funzioni, proprio come le ha appena detto di fare. Il telefono squilla in modo diverso: e' lui'. Lui che la chiama prima di affrontare tutti quei doveri borghesi familiari imposti dal Natale...lui che vuole augurarle Buon Natale, perche' sa, che in fondo, lei ancora ci tiene.
Stravolta, ha perso una ciabatta nell'ascesa rapida per le scale. Risponde con voce strozzata pronto pronto Carlo sei tu.
Buon...buon Natale, Signorina, dice la voce della portiera dalla cornetta".
1965
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