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01/04/10

Lega - repetita iuvant

Ora, e' possibile che ancora oggi debba leggere sui giornali italiani editoriali e analisi del menga sul perche' e per come del successo della Lega? E' davvero cosi' difficile da capire?

Le ragioni, semplicissime, le scritti in questo post nell'Aprile 2008:

"Già ho sentito fior di politologi affermare quanto sarà importante ragionare a fondo sul'affermazione di Bossi, per capirne bene le ragioni. Politologi del menga, ve lo spiego io in due minuti perché la gente vota Lega:
  • Perché ne ha le palle piene di sentire cazzate sull'integrazione di gente che voglia di farsi integrare non ne ha.
  • Perché ne ha le palle piene di spaccarsi la schiena per pagare le tasse che servono a tenere in piedi baracconi assistenzialisti del sud.
  • Perché ne ha le palle piene di vedere che a Napoli e dintorni le cose che sono normali altrove li' sono perenni emergenze.
  • Perché ne ha le palle piene di sentir parlare di questione meridionale. E quella settentrionale, di questione? Quella, cioè, della regione piu' dinamica d'Europa, azzoppata da un meridione palla al piede da generazioni?"
Ora. Si puo' continuare a discutere se questi perche' siano o meno reali. Ma non si puo' continuare a stupirsi del successo della Lega, che ormai arriva ad affermarsi anche in Umbria. Se ci si stupisce, vuol dire che davvero non si e' mai fatta una passeggiatina a nord di Roma (e no, non parlo di Bologna, bisognerebbe anche uscirne, a volte).

Poi, oh, si continui pure a gridare alti lai d'incomprensione sul perche' la Lega vinca. Contenti voi.

27/08/09

Sui leghisti su Facebook

Il casino sollevato dal falso manifesto della Lega, recuperato da leghisti imbecilli, dimostra come in Italia non si abbia idea di come funzionino Facebook et similia. E ancora una volta concordo al 100% con quello che dice Luca Sofri.

25/08/09

Lo scooter arrubbato, o dello stato dell'espressione geografica chiamata Italia

Avevo letto di questa storia sul Corriere: una ragazzina pugliese a cui hanno rubato lo scooter ha messo un video-appello su Facebook per chiedere aiuto. Il video e' diventato un tormentone, leggevo. E mi chiedevo perche'.

Ora lo so. Questo video spiega in modo chiarissimo due o tre cose dello stato attuale dell'espressione geografica chiamata Italia:
  1. Molti ragazzini - che tra poco votano - non hanno la benche' minima idea di come si parli in italiano. Ascoltare per credere: verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.
  2. Alcuni tratti tipici della mentalita' meridionale pare appaiano in giovanissima eta': il piagnucolare lamentandosi con voce abbacchiata, lamentosa e assolutamente insopportabile, e' tra questi. Se non gliel'avessero rubata "la moto", avrei avuto voglia di andargliela a spaccare con un piccone, cazzo. Per principio. Lega Nord tutta la vita.
  3. "Era tutta la mia vita". Cioe'. Lo scooter "arrubbato" era tuttta la sua vita. " Non voglio manco piu' uscire di casa perche' se ci penso che mentre io esco e mi sto divertendo la moto mia sta smontata".

E infine, vi lascio come una domanda: ma secondo voi anche la mignotta di Berlusca, la Patrizia barese, parlava cosi'? No perche' se e' cosi', complimenti al Berlusca: perche' a me se una mi parla con quest'accento mi si ritira tutto tipo doccia gelata.

05/06/09

Elezioni

Allora, gl italiani residenti in America non possono votare alle europee. Se potessi, pero', avrei votato l'unico partito degno di essere votato al momento. Partito il cui nome fa rima con quella cosa che si stava facendo il Bill di Kill Bill quando ci e' rimasto secco (si', una bella SEGA appunto). 

14/04/08

Politologi del menga

Se davvero si confermassero questi dati, con la vittoria del centrodestra, e la Lega sopra l'8%sarei molto contento. Soprattutto per il risultato della Lega.

Già ho sentito fior di politologi affermare quanto sarà importante ragionare a fondo sul'affermazione di Bossi, per capirne bene le ragioni. Politologi del menga, ve lo spiego io in due minuti perché la gente vota Lega:
  • Perché ne ha le palle piene di sentire cazzate sull'integrazione di gente che voglia di farsi integrare non ne ha.
  • Perché ne ha le palle piene di spaccarsi la schiena per pagare le tasse che servono a tenere in piedi baracconi assistenzialisti del sud.
  • Perché ne ha le palle piene di vedere che a Napoli e dintorni le cose che sono normali altrove li' sono perenni emergenze.
  • Perché ne ha le palle piene di sentir parlare di questione meridionale. E quella settentrionale, di questione? Quella, cioè, della regione piu' dinamica d'Europa, azzoppata da un meridione palla al piede da generazioni?

Sti cazzi, gente. Se non lo capite, continuerete a perdere, biasciando accuse stantie di fascismo e stronzate maanchiste di varia natura.

E al primo che mi dice "eh, ma al sud, la storia, la cultura, abbiamo inventato questo e quello", gli dico STICAZZI.

08/04/08

L'ergastolo no?

Non per dare ancora una volta ragione alla Lega, ma cosa deve fare uno per meritarsi l'ergastolo? Seppellire viva una donna incinta di nove mesi, lasciando morire lei e il bambino pare non basti.

Paese di merda.

10/03/08

Pillole

  • Il PDL non candida Capezzone. Perfetto. Questo atto rende la mia scelta di NON votare il PDL molto piu' facile.
  • Miss Padania e' una ragazza di Grosseto di 17 anni. Il fatto che proprio una toscana sia Miss Padania lo interpreto come un segno del destino...
  • Sia lodato il Signore: Prodi si leva dai coglioni. Oddio, anche Veltroni aveva detto che si sarebbe ritirato dalla vita politica dopo l'esperienza come Sindaco di Roma...per cui temo un ritorno prodiano. Nel frattempo, brindo.
  • Il sempre acuto e godibile Claudio Cerasa ci ricorda che la coerenza, nei candidati di Veltroni, non e' di casa. In questo caso si tratta di Calearo, l'industriale veneto che a me piace abbastanza. Svelato il mistero: Calearo dichiara apertamente di essere destra e di non voler votare Veltroni. Quando le diceva queste cose? Sette mesi fa...

14/01/08

Calderoli Primo Ministro. Subito.

Mentro ero via, non ho avuto modo di assistere allo sprofondamento di Napoli - e di quel che restava (poco) del prestigio dell'espressione geografica chiamata Italia - nel suo letame. Ero partito con nelle orecchie le parole di Calderoli: "Siamo di fronte ad un Paese che accetta di avere al suo interno un'enclave extraterritoriale, dove le leggi dello Stato non valgono. Ma un Paese che accetta che lo stato di diritto venga fatto rispettare solo in una parte sì e in altre no cessa di essere uno Stato di diritto e cessa, pertanto, anche di essere uno Stato. E quando non c'è più lo Stato di diritto, per alcune aree del Paese, allora è giusto che anche le altre aree abbiano la possibilità di decidere cosa fare".

Al mio ritorno trovo che Calderoli non aveva solo ragione. Di piu'. La questione rifiuti campani sta adesso infiammando altre regioni, obbligate obtorto collo a smaltire rifiuti prodotti altrove, senza nessun corrispettivo economico. Non si tratta di generosità, di dover aiutare il prossimo. Basta. Non si puo' parlare di emergenza rifiuti. Una situazione che dura costantemente da 14 anni non è un'emergenza, ma la normalità. E allora diciamolo chiaramente: questa normalità la si trova solo in quella parte del territorio li'. Basta.

In quale altra area del mondo c'è bisogno di un commissario per l'emergenza ai rifiuti? Altrove i rifiuti vengono smaltiti, non commissariati. E non bisogna andare all'estero per rendersene conto: basta uscire dai confini campani.

Io provo davvero pietà per i milioni di cittadini onesti campani, disperati per la loro situazione. E mi auguro veramente che la loro vita possa migliorare. Pero' dico anche basta. Ha ragione Calderoli. Separiamoci, che ognuno vada per i cazzi suoi. Lo Stato italiano ha fallito. E credo che quest'ultima mirabolante immonda avventura abbia convinto molte persone che quello che dice Calderoli non è un discorso campato in aria.

Il problema è il nome Italia? Ma che se lo tengano! Se pensate che abbia ancora un qualche valore dal punto di vista dell'appeal per i turisti stranieri, vi sbagliate. Ormai all'estero non si parla piu' d'Italia: ma di Toscana, Umbria, Venezia, Sardegna, Sicilia, Roma.

Fate come vi pare, ma basta. Separarsi è meglio.

24/09/07

Normali notizie dal nostro Sud

Spesso in Italia la colpa è sempre dello straniero. I rapinatori delle ville del Nord Est? Tutti slavi. Sempre. I papponi delle mignotte con cui vanno i nostri politici? Tutti albanesi. Gli spacciatori di droga? Marocchini, slavi, albanesi. I picchiatori per le strade? Tutti Romeni. (E tra l'altro, Signora mia, "sti romeni ora ce li ritroviamo pure in Europa e pretendono di fare la fila insieme a noi all'aeroporto, senza andare nelle file per gli extra comunitari" (storia vera).

Ottimo. Pero' mi chiedo: ma come cazzo facciamo a parlare noi, quando c'è gente nel Sud d'Italia, in Calabria, che tira i sassi ai Canadair mentre i piloti rischiano la vita per spegnere gli incendi?

Ma nemmeno nella Somalia dei primi anni novanti, cazzo.

E poi mi venite a dire che sono uno stronzo perché mi pongo il problema di un eventuale separazione dell'Italia?

13/09/07

Maiale Day

Un genio. E prima di giudicare, andatevi a leggere almeno questo, sul perche' questa particolare moschea non s'ha da fare. (Di moschee avevo gia' parlato qui).

Ovviamente mi aspetto l'indignazione di Fini. Gianfranco, ma perche' non te ne vai?

10/09/07

Se per il Belgio è arrivato il momento di sbaraccare, che facciamo con l’Italia?

L’Economist di questa settimana titola «E’ l’ora di andare a casa», riferendosi al fatto che ormai il Belgio, come Stato, non ha più motivo di esistere. Quello che doveva fare l’ha fatto. Troppe le spinte centrifughe, troppe le incomprensioni tra il nord fiammingo (ricco, di lingua olandese e di cultura aperta) e il sud vallone (francofono e piu’ tradizionalista), troppo “fetida” l’aria a Bruxelles, troppi i centri di poteri nel paese, che fanno si’ che a tre mesi dalle elezioni non ci sia ancora un governo. Per cui un “divorzio al cioccolato” sarebbe la cosa piu’ giusta.

E per una volta sono completamente d’accordo (soprattutto sull’aria fetida). Io ci avrei aggiunto anche che il Belgio ben presto sarà il primo califfato in Europa, il Belgistan, ma forse questo è troppo politicamente scorretto per l’Economist. Peccato sia la verità.

L’Economist conclude che “sicuramente molte cose positive possono ancora venir fuori dal territorio [belga]. Pero’ per questo non c’e’ bisogno del Belgio: queste buone cose possono tranquillamente emergere anche da due o tre nuovi mini stati...”

Ed io mi chiedo: ma alla fine, quanto detto per il Belgio, non vale anche per l’Italia? Ma davvero gli attuali cittadini italiani hanno bisogno dello Stato italiano, dell’Italia come noi la conosciamo, per fare uscire quello che di buono hanno? L’Italia come Stato non ha forse esaurito il suo ruolo storico? Non sarebbe il caso di rivedere modelli nati come minimo 150 anni fa, in circostanze leggerissimamente diverse?

Se lo Stato è un fornitore di servizi (e per chi non sia hegeliano, lo Stato è proprio questo), beh, allora direi che l’attuale fornitore è assolutamente incapace di erogare un servizio adeguato, e mi domando se dei fornitori più piccoli, più vicini al territorio, non possano essere in grado di fare meglio.

Riflettiamo un attimo sull’apparato statale italiano (o belga, se volete, o spagnolo). Chi le fa davvero le leggi? Non è il parlamento nazionale. Non è il governo nazionale. La stragrande maggioranza delle norme in moltissimi settori (ambiente, trasporti, salute, protezione dei consumatori, politica industriale) che molti pensano siano leggi italiane o belghe o spagnole sono invece fatte qui a Bruxelles. I veri legislatori sono i burocrati della Commissione europea che nessuno ha eletto, ma che si sentono depositari di un ideale che non saprebbero pero’ spiegare in maniera compiuta, e i parlamentari eletti al Parlamento Europeo solo perche’ spesso sono stati trombati in elezioni nazionali. Il parlamento italiano e il governo italiano si limitano ad attuare nel nostro ordinamento norme decise altrove, con uno spazio di manovra molto piccolo, ulteriormente limitato dalle attuali competenze regionali.

Ma a questo punto mi chiedo: a che mi serve un governo (o un parlamento) che si limita a recepire leggi fatte altrove, e che nel recepirle riconosce che in realtà l’attuazione spetta alle regioni? Ma non sarebbe meglio allora che le regioni facessero tutto direttamente?

E ancora: chi la fa la politica monetaria dello Stato italiano? TPS o Tremonti prima di lui? Non direi. Tutte le decisioni di politica monetaria, proprio quelle decisioni che hanno un cosi’ grande impatto sulle tasche dei cittadini (vedi la storia dei mutui) sono fatte da funzionari NON eletti della Banca Centrale Europea, a Francoforte. Ma se al governo è rimasta solo la leva finanziaria, perche’ non affidarla direttamente alle regioni? A che mi serve lo Stato italiano (o Belga) se poi quello che si limita a fare è mettere in atto politiche economiche volte comunque a perseguire obiettivi fissati a Bruxelles (l’infame patto di stabilità?)

Visto che siamo schiavi dell’Europa (con il rischio molto concreto che tutto il baraccone dell’Unione si trasformi ben presto in uno stato totalizzante – questo si’ hegeliano – senza alcun controllo popolare), perche’ non cominciare a trarne qualche beneficio? Tagliamo un livello decisionale inutile, quello statale italiano (o belga). Facciamo un’Europa delle macroregioni, regioni, mini stati, stati piu’ piccoli, come vi pare. Toscana, Padania, Triveneto, fate voi.

Ecco, un partito che sapesse coniugare un messaggio di questo genere sarebbe allo stesso tempo europeista (alla fine i poteri dell’Europa aumenterebbero, ma sotto un più stretto controllo democratico) e localista spinto. Un incontro tra Spinelli e Bossi.

Ci sarà sicuramente chi mi dirà “ma come, e il comune sentire italiano? La patria?” Beh, io a questa obiezione ho una risposta molto franca. E’ da tempo che quando mi chiedono “lei di dov’è?” io rispondo “Sono toscano”. Non m’identifico più con l’Italia attuale. E come me credo che si sentano tante persone in giro per l’Italia. Sicuramente molti di quelli a nord della Toscana stessa.

Ma anche per quelli che si sentono ancora profondamenti italiani, fatevi questa domanda: c’è bisogno di uno Stato nazione ottocentesco per sentirsi italiani?

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