10/09/07

Se per il Belgio è arrivato il momento di sbaraccare, che facciamo con l’Italia?

L’Economist di questa settimana titola «E’ l’ora di andare a casa», riferendosi al fatto che ormai il Belgio, come Stato, non ha più motivo di esistere. Quello che doveva fare l’ha fatto. Troppe le spinte centrifughe, troppe le incomprensioni tra il nord fiammingo (ricco, di lingua olandese e di cultura aperta) e il sud vallone (francofono e piu’ tradizionalista), troppo “fetida” l’aria a Bruxelles, troppi i centri di poteri nel paese, che fanno si’ che a tre mesi dalle elezioni non ci sia ancora un governo. Per cui un “divorzio al cioccolato” sarebbe la cosa piu’ giusta.

E per una volta sono completamente d’accordo (soprattutto sull’aria fetida). Io ci avrei aggiunto anche che il Belgio ben presto sarà il primo califfato in Europa, il Belgistan, ma forse questo è troppo politicamente scorretto per l’Economist. Peccato sia la verità.

L’Economist conclude che “sicuramente molte cose positive possono ancora venir fuori dal territorio [belga]. Pero’ per questo non c’e’ bisogno del Belgio: queste buone cose possono tranquillamente emergere anche da due o tre nuovi mini stati...”

Ed io mi chiedo: ma alla fine, quanto detto per il Belgio, non vale anche per l’Italia? Ma davvero gli attuali cittadini italiani hanno bisogno dello Stato italiano, dell’Italia come noi la conosciamo, per fare uscire quello che di buono hanno? L’Italia come Stato non ha forse esaurito il suo ruolo storico? Non sarebbe il caso di rivedere modelli nati come minimo 150 anni fa, in circostanze leggerissimamente diverse?

Se lo Stato è un fornitore di servizi (e per chi non sia hegeliano, lo Stato è proprio questo), beh, allora direi che l’attuale fornitore è assolutamente incapace di erogare un servizio adeguato, e mi domando se dei fornitori più piccoli, più vicini al territorio, non possano essere in grado di fare meglio.

Riflettiamo un attimo sull’apparato statale italiano (o belga, se volete, o spagnolo). Chi le fa davvero le leggi? Non è il parlamento nazionale. Non è il governo nazionale. La stragrande maggioranza delle norme in moltissimi settori (ambiente, trasporti, salute, protezione dei consumatori, politica industriale) che molti pensano siano leggi italiane o belghe o spagnole sono invece fatte qui a Bruxelles. I veri legislatori sono i burocrati della Commissione europea che nessuno ha eletto, ma che si sentono depositari di un ideale che non saprebbero pero’ spiegare in maniera compiuta, e i parlamentari eletti al Parlamento Europeo solo perche’ spesso sono stati trombati in elezioni nazionali. Il parlamento italiano e il governo italiano si limitano ad attuare nel nostro ordinamento norme decise altrove, con uno spazio di manovra molto piccolo, ulteriormente limitato dalle attuali competenze regionali.

Ma a questo punto mi chiedo: a che mi serve un governo (o un parlamento) che si limita a recepire leggi fatte altrove, e che nel recepirle riconosce che in realtà l’attuazione spetta alle regioni? Ma non sarebbe meglio allora che le regioni facessero tutto direttamente?

E ancora: chi la fa la politica monetaria dello Stato italiano? TPS o Tremonti prima di lui? Non direi. Tutte le decisioni di politica monetaria, proprio quelle decisioni che hanno un cosi’ grande impatto sulle tasche dei cittadini (vedi la storia dei mutui) sono fatte da funzionari NON eletti della Banca Centrale Europea, a Francoforte. Ma se al governo è rimasta solo la leva finanziaria, perche’ non affidarla direttamente alle regioni? A che mi serve lo Stato italiano (o Belga) se poi quello che si limita a fare è mettere in atto politiche economiche volte comunque a perseguire obiettivi fissati a Bruxelles (l’infame patto di stabilità?)

Visto che siamo schiavi dell’Europa (con il rischio molto concreto che tutto il baraccone dell’Unione si trasformi ben presto in uno stato totalizzante – questo si’ hegeliano – senza alcun controllo popolare), perche’ non cominciare a trarne qualche beneficio? Tagliamo un livello decisionale inutile, quello statale italiano (o belga). Facciamo un’Europa delle macroregioni, regioni, mini stati, stati piu’ piccoli, come vi pare. Toscana, Padania, Triveneto, fate voi.

Ecco, un partito che sapesse coniugare un messaggio di questo genere sarebbe allo stesso tempo europeista (alla fine i poteri dell’Europa aumenterebbero, ma sotto un più stretto controllo democratico) e localista spinto. Un incontro tra Spinelli e Bossi.

Ci sarà sicuramente chi mi dirà “ma come, e il comune sentire italiano? La patria?” Beh, io a questa obiezione ho una risposta molto franca. E’ da tempo che quando mi chiedono “lei di dov’è?” io rispondo “Sono toscano”. Non m’identifico più con l’Italia attuale. E come me credo che si sentano tante persone in giro per l’Italia. Sicuramente molti di quelli a nord della Toscana stessa.

Ma anche per quelli che si sentono ancora profondamenti italiani, fatevi questa domanda: c’è bisogno di uno Stato nazione ottocentesco per sentirsi italiani?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

questo e' un post su un soggetto complicato...mi verrebbe da essere d'accordo con te, ma forse sono troppo patriottica per farlo fino in fondo...anche se sto maturando lo stesso tuo processo...

Anonimo ha detto...

hai ragione sul fatto che lo stato attuale non fornisce servizi adeguati. ma a chi identifica stato e patria i tuoi discorsi non possono andar giu'.

Unknown ha detto...

I governi vanno e vengono ed uno Stato moderno è poco più che una burocrazia con a capo un consiglio dei ministri. Non so se l'Italia dovrebbe dividersi, ma certamente sarebbe un'opzione che ci costringerebbe a fare i conti con la realtà

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con John Cristian, e fondamentalmente con te, Demonio. Pero' forse non sono pronto per la separazione. Ma riconosco che è una cosa sentimentale mia. Oddio, quando sento che gli abitanti della Sila in Calabria tirano pietre ai Canadair che passano per spegnere gli incendi, quasi quasi....

Demonio Pellegrino ha detto...

Samoa, quella dei lanciatori di pietre l'avevo sentita...ora vedo se riesco a trovare la notizia e magari ne esce un bel post.

Ma il mio ragionamento non nasce tanto da una considerazione sullo stato del meridione italiano (anche se ovviamente non se ne puo' prescindere) ma dalla constatazione semplice semplice del mancato funzionamento delle macchine statali attuali. Credo che se posta in questi termini, anche parecchie persone del Sud possano vedere dei vantaggi in un'eventuale separazione.

polis ha detto...

Concordo in pieno con il post. Aggiungo che un'Italia così non funziona e forse mi chiedo se serva ancora...

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