29/07/10

Pochi inutili nascondigli, Giorgio Faletti

Pochi inutili nascondigli e' un libro di racconti di Giorgio Faletti, pubblicato nel 2008. Ce l'avevo in casa da piu' di un anno, qualcuno in visita l'aveva scordato a casa mia e non lo rivoleva (brutto segno). Perche' l'ho letto? Perche' dopo Ilium, avevo provato a prendere in mano Olympos, il seguito, ma la mia mente non lo processava a dovere. Avevo provato a portare avanti Perdido Station, ma anche li' nunglielafacevo. Ho arrancato per The Screwtape's letters di CS Lewis, e alla fine ho capito. Il mio cervello mi stava dicendo "mi hai rotto la minchia con l'inglese: switcha all'italiano" (come si puo' notare dall'uso del verbo switchare, il mio cervello aveva effettivamente bisogno di un bagno d'italiano). Sono andato sul mio scaffale di decollo, quello dove tengo libri cartacei che ancora devo leggere, e Faletti era li' e mi ha chiamato.

Per Faletti provo profondo affetto, come se lo conoscessi. Ha accompagnato quelli della mia generazione con i suoi personaggi del Drive in, e ha poi saputo reinventarsi del tutto. Mi piace. Questo non vuol dire che mi debbano piacere i suoi libri. Prima di questo avevo letto solo Io uccido. Mi era piaciucchiato, ma c'era qualcosa che non mi aveva convinto: la lingua italiana mi sembrava avanzasse con fatica. Non c'erano errori, o frasi sgrammaticate come in altri (tanti) libri italiani di sedicenti autori d'avanguardia (che potrebbero tranquillamente andare a scuola da Moccia, per quanto riguarda la grammatica). Ma c'era comunque qualcosa che non andava, qualcosa che non scorreva a dovere.

L'anno scorso pero', quando scoppio' la polemica balneare da repubblica delle banane proprio su Faletti, mi venne da ridere .In pratica, una traduttrice dall'inglese, avanzo' dei dubbi sul fatto che Faletti scrivesse davvero i suoi libri. Secondo lei c'erano troppe espressioni che erano tradotte dall'inglese, ma che per un lettore italiano non avevano senso. Faletti fece bene a non denunciare la signora, perche' la vita - come dice lui - va presa con ironia. Anzi, rilancio': se c'e' qualcuno che vuole venire a stare con me mentre scrivo un libro, si faccia avanti, disse.

Ovviamente nessuno si fece avanti. L'Italia e' un paese nel quale tutti sono pronti a gettare merda sugli altri, ma quando poi si viene smascherati o sfidati a dimostrare la natura della merda, ecco che si cambia semplicemente discorso, e via, verso la prossima vittima, tanto un po' di merda comunque rimane.

Divago. Torniamo al libro.

I racconti
Nel libro ci sono sette racconti, di varia lunghezza, con storie in cui il soprannaturale, o comunque elementi inspiegabili, fanno irruzione nella vita quotidiana. Nelle intenzioni si potrebbe paragonare a Dino Buzzati della Boutique del Mistero. Ma solo nelle intenzioni: i risultati, se non del tutto deludenti, sono molto lontani dai livelli di un Buzzati.

Il primo racconto, Una gomma e una matita, e' il piu' lungo, ed e' quello che mi ha fatto calare di molto Faletti. Perche' si tratta di un racconto che riprende pari pari il funzionamento del romanzo Duma Key, di Stephen King: abbiamo un disegnatore (in Duma Key un pittore amatoriale) che si rende conto che quello che disegna e cancella accade nella realta'. Anche qui, il tutto avviene grazie a una casa in riva al mare (in Grecia stavolta, non in Florida). Il racconto non segue la trama di Duma Key, perche' Faletti fa diventare il protagonista un assassino, in una storia di vendetta. Ma la prima parte del racconto e' chiaramente ispirata - e "ispirata" e' dire poco - a Duma Key.

Non solo: il racconto e' diviso in due parti che dialogano poco tra loro, e con accenni a elementi poi non sviluppati. Un esempio: all'inizio Faletti suggerisce un'atmosfera da casa posseduta, stregata. Ce lo conferma poco dopo, ma poi PUF, il tutto sparisce, non viene spioegato niente, e ci si ritrova in un altro ambiente. Mi pare un espediente abbastanza triste di qualcuno che non aveva voglia o tempo di spiegare le cose a dovere.

Il secondo racconto, L'ultimo venerdi' della signora Kiemann, narra la storia di un giardiniere un po' sfaticato dell'Isola d'Elba e di una coppia di vecchi residenti tedeschi. Il racconto e' bellino, ma e' rovinato dal continuo passaggio da dialoghi semi-vernacolari nel dialetto elbano (che vorrebbero far ridere il lettore) a scene di suspense. Faletti dimostra bene di capire l'ironia Toscana (vive all'Elba da anni), ma in questo caso fa un disservizio al racconto, perche' - anche qui, come nel precedente - le parti non riescono ad integrarsi in un unicum.

Graffiti racconta il risveglio della passione di un vecchio professore, sfiduciato, astioso, e livido nei confronti degli studenti e dei colleghi. E' il racconto che mi e' piaciuto di piu', anche se la trama - che vorrebbe tenere in sospeso il lettore, creando mistero sul chi sia la donna dal cappotto rosso - e' abbastanza telefonata. A patto che si sia letto anche solo il finale del Gattopardo...Non ci sono idee originali, i personaggi sono molto stereotipati (il professore sfigato che non parla, ma che odia il mondo, la professoressa zitella grigia come i suoi vestiti che non si rassegna, il fratello figo che non e' piu' figo, ma che ora ha bisogno di soldi), ma per una volta il racconto scorre bene e si legge volentieri. E' il racconto piu' riuscito.

Anche Spugnole, un racconto molto breve, e' ben riuscito. Racconta la storia particolare di un campo nella campagna italiana, che si ribella alla possibilita' di diventare zona edificabile.

Risibili La ragazza che guardava l'acqua, storia di un mostriciattolo marino e Physique du role, storia di un regista alle prese con un licantropo. Inutilmente lungo e noioso L'ospite d'onore.

Cosa mi e' piaciuto

  • I racconti si fanno leggere volentieri, con facilita'. Un paio sono ben riusciti. Un'ottima lettura balneare.
  • Il tentativo di staccarsi dal giallo/thriller e fare capolino nel mistero.
  • Non ci sono errori grammaticali, la scrittura e' abbastanza fluida

Cosa non mi e' piaciuto
    • Le trame sono un po' telefonate.
    • Non ci sono invenzioni (tranne, forse, che in Spugnole), ma si riprendono vecchi mezzi e mezzucci con intenti moderni, ma con risultati quasi sempre al di sotto degli originali.
    • La lingua ancora non mi convince del tutto. Troppi aggettivi, forse. E troppi dettagli descrittivi che rallentano di molto la narrazione, a volte.
    • La scopiazzatura evidente nel primo racconto.

    In sintesi
    Nonostante tutti i suoi difetti, Pochi inutili nascondigli e' un libro di racconti che si fa leggere volentieri, e che permette qualche ora di buona evasione.

    Voto: 6/10

      28/07/10

      Kindle 3

      A partire dal 27 Agosto, Amazon vendera' il Kindle 3, definito "tascabile" (mass market). Al momento non e' piu' possibile acquistare il Kindle 2.

      Il Kindle tascabile contiene due grosse novita': e' piu' piccolo, nonostante le dimensioni dello schermo rimangano invariate, ma soprattutto e' disponibile in due modelli. La versione con la connessione 3G (quella pagata da Amazon) e il wifi (che il Kindle 2 non aveva) costa $189, esattamente come il Kindle 2. Mentre la versione solo con wifi, che prima non esisteva, costa 139.

      E' disponibile in due colori, bianco o nero grafite.

      A giudicare dalle immagini, sembra che abbiano cambiato il joystick sulla destra, che in tanti avevano criticato (a ragione).

      La batteria pare che duri UN MESE. E la memoria e' stata raddoppiata, fino a 4GB.

      Con questo il Nook e' definitivamente morto.

      Due cose negative:
      • Manca ancora lo slot per le memory card, che era disponibile nel Kindle originale, ma che Amazon ha eliminato nel Kindle 2.
      • E soprattutto non si fa menzione alcuna della possibilita' di "prestarsi" i libri tra Kindle, come e' invece possibile per alcuni (non tutti) libri su Nook. Questa cosa mi fa parecchio alterare, francamente.


      Le specifiche tecniche sono queste:
      • schermo di 6 pollici a inchiostro elettronico (come il Kindle 2)
      • Modello con wifi e 3G a $189 (il prezzo del Kindle 2, che e' senza wifi), e modello solo con wifi a 139$
      • Dimensioni ridotte del 21% rispetto al Kindle 2
      • Peso ridotto del 15%
      • Lo schermo offre un contrasto migliore del 50%
      • Caricamento delle pagine 20% piu' rapido che con il Kindle 2
      • Memoria di 4 GB (3000 libri)
      • Bottoni per girare le pagine piu' piccoli e piu' silenziosi
      • Fino a 4 settimane senza ricarica, tenendo il wireless spento (Gia' ora, il Kindle 2 non ha bisogno di essere ricaricato per 2-3 settimane, a seconda di quanto leggo).
      • Nuovo sistema di navigazione browser (che nel Kindle 2 faceva cagare, ma comunque era una connessione di emergenza per vedere email o altro, pagata da Amazon...)
      • Viva voce potenziato (l'opzione per farsi i leggere i libri da una voce maschile o femminile c'era gia' nel Kindle 2, ma ora la voce legge anche i menu: abbastanza inutile secondo me).
      • Nuovo lettore PDF, con possibilita' di leggere anche PDF protetti da chiave di accesso.

      27/07/10

      Il dibattito sugli ebook

      Dopo la discussione dell'altro giorno sugli ebook (per chi fosse interessato, in calce al post dell'autore GL D'Andrea c'e' un lungo botta e risposta tra me e l'autore), vi segnalo:

      • un'intervista a Roberto Santachiara, il piu' grande agente letterario italiano, sul futuro degli ebook. Da leggere perche' fa capire come le case editrici italiane stiano preparandosi ancora una volta al grande furto nei confronti dei lettori. (Aggiornamento: una risposta a Santachiara che merita di essere letta: qui)
      • un bel post, ricco di dati, su Steamfantasy con dati di vendita degli ebook in America. Da leggere assolutamente.
      • un bellissimo articolo scritto da Gipi, un disegnatore italiano (PISANO!!) a proposito dei disegni su tavoletta elettronica, che contiene pero' alcune osservazioni valide anche per i libri. E' l'unico articolo che, quasi senza volerlo, centra l'unico vero problema della libreria ebook: che fine fara'? Ricordo in un libro della saga della fondazione di Asimov un episodio sul pianeta Moss (Muschio). Un'enorme biblioteca piena di dischetti, ma nessun terminale funzionante, e l'impossibilita' di capire quali fossero le conoscenze del luogo. E' un'immagine che mi e' rimasta dentro a lungo.
      Dice Gipi:

      I disegni digitali che ho fatto, messi su facebook, sono stati molto apprezzati. Dove sono ora?
      Dove sono?
      Li cerco nella cassettiera tra i disegni dei pirati. Non ci sono.
      Forse impilati con la storia dell’eremita guerriero?
      Nel mucchio d Zaky?
      Nella cartellina del Libro Impossibile.
      No.
      Non ci sono.
      Vivono solo collegati ad una batteria, nel loro personale polmone d’acciaio, nel regno ideale dell’amico depilato e amoeba.
      Quando questa civiltà finirà (e finirà, vedrete) loro scompariranno. Non resterà nulla. La ragazza che si tocca il piede. L’uomo con l’uccello in mano, anche l’autoritratto. Anche quello, come me, scomparirà.
      Una volta, al Louvre, sono rimasto ore a guardare i piccoli gatti scolpiti dagli egizi.
      Ce n’era uno, anzi, una, era una gatta di ossidiana. Aveva figliato, aveva questi cuccioli di ossidiana attaccati a puppare. Lei sollevava la testa e ne leccava uno. Lo scultore l’aveva ritratta in quel momento lì. Era rimasta così, con la lingua sul dorso del cucciolo, per cinquemila anni.

      Ecco, l'unico vero problema degli ebook e' questo.

      24/07/10

      "Montami a costo zero"


      Questo e' un cartellone pubblicitario apparso in Sicilia, a Milazzo, per pubblicizzare degli impianti fotovoltaici. Montami a costo zero. Manca una freccia che indichi la donna messa a pecorina, pronta alla monta, ma per il resto credo che il cartello lasci poco adito a dubbi. Al punto che in basso a destra hanno dovuto specificare: Em - perche' ovviamente l'italiano e' un'opinione -parlavamo di fotovoltaico. La pubblicita' e' stata ritirata a seguito di proteste.

      Ora. Io sono una persona che si sconvolge raramente per le battute grevi e per pesanti riferimenti sessuali. Sono toscano: in Toscana si cresce a pane, topa e bestemmie. Voglio dire, accanto alle locandine dei giornali come La Nazione e il Tirreno, fin da piccolo sono abituato a leggere in strada queste robe qui:

      Questa volta pero' resto di ghiaccio. Non ci posso credere. Davvero, se non ci fosse stata la foto, e qualcuno mi avesse descritto il cartellone, non ci avrei creduto.

      Montami. A. Costo. Zero.

      (Grazie a Loredana Lipperini)

      Aggiornamento: da leggere la lettera di scuse dell'azienda. Tutto molto bello.
      (Grazie a Murasaki)

      Aggiornamento 2: di pubblicita' cosi', pare ce ne siano a iosa (anche se questa e' un po' meno volgare). Grazie a Camillo.

      21/07/10

      Vinny Vedecci

      Avevo gia' parlato tempo fa della serie tv Jersey Shore per farvi capire l'immagine dei guidos (termine offensivo che indica noi italiani) in America. Ma Jersey Shore parla degli italo-americani, che sono davvero una razza a parte: prendete il meglio (ahem...) dell'americano medio, il meglio del meridionale d'Italia medio, shakerate ghetto style, ed eccovi l'americano d'America, stile quelli del film My name is Tanino. Per farvi capire, parlano e si comportano come questa ragazza qui (andate dal minuto 1.40)



      Se non mi credete, guardate quest'altro video con Skooki, una delle guidettes protagoniste di Jersey Shore. Ditemi se non e' identica alla tipa del film di Tanino.

      Ma che immagine hanno invece gli americani degli italiani d'Italia? Quelli che, come voi, vivono nella bella penisola?

      Vi posto due video di Saturday Night Live, un programma comico molto famoso, dove si sono formati moltissimi comici americani, da John Belushi a Bill Murray a Tina Fey. Uno degli sketch ricorrenti e' La rivista della Televisione Italiana con Vinny Vedecci.

      A me fa troppo ridere. Ci sono tutti i cliche': il sesso, la pasta, l'incapacita' di parlare le lingue. E pure una falsa sigla Rai.

      Il primo video e' quello piu' carino, con Drew Barrymore. Siccome pero' spesso Hulu non e' visibile in Europa, vi posto piu' in basso un secondo video, da youtube. E' meno divertente, e l'attrice intervistata e' meno famosa (Julia Dreyfuss), ma cosi' vi fate un'idea.




      20/07/10

      Il prezzo dei libri in Italia

      Un lettore (Il Fakiro) ha postato un commento molto interessante al post su Ilium, dicendo:

      "a proposito di volumetti, lo sapete che in italia la saga è stata sdoppiata? sì da due volumi i grandi geni di mondadori hanno ben pensato di fottere il lettore come me e di pubblicare ben QUATTRO volumi, anzichè due come nell'originale.
      fantastico eh? e poi dovrei continuare a comprare i libri cartacei in italiano? W kindle, male che vada pago 13 dollari le ultime uscite; ben che vada ne pago 7 per i titoli di un annetto o più. sapete quanto mi è costata la saga cartacea in italiano? 68 fottutissimi euro. W le fottute aziende italiane."

      Ecco, io la saga di Ilium che il Fachiro in Italia ha pagato 68 Euri, l'ho pagata 14 dollari in America (11 Euri). Ma se anche avessi voluto comprare l'edizione con copertina rigida, avrei speso massimo 40 Euri. Il 60% in meno che in Italia.

      Credo che basterebbe partire da questi dati per ammettere che in Italia un problema di prezzi dei libri esista. E il problema e' molto semplice: i prezzi sono alti in modo ridicolo e assolutamente non giustificato. Soprattutto rispetto all'oggetto che si finisce per tenere in mano.

      Mi spiego: se tu, editore del menga, mi fai spendere 20 Euri (io diro' Euri fino alla morte) per un libro che non ha neanche la copertina rigida, ma che e' in pratica un tascabile solo un po' piu' grosso, be', io m'incazzo. Pensate ai Canguri Feltrinelli o alle Strade Blu Mondadori: vi sembra normale pagare quei prezzi li' per dei libri cosi'? Se pago 20 Euri, voglio almeno una copertina rigida. Ma rigida per davvero.

      In America posso comprare edizioni rilegate in pelle, con pagine CUCITE, non incollate, per 25-30 dollari. Oppure dei tascabili per 7-9 dollari. La capite la differenza di qualita' dell'oggetto libro? Sara' anche per quello che in Italia si vendono pochi libri?

      Ora, quando leggo post come questi dello scrittore GL D'Andrea, mi cascano le braccia. Perche' mi pare che si facciano operazioni pericolose (e anche in modo confuso): si arriva a sostenere che gli sconti sul prezzo dei libri ammazzerebbero i librai, e che che chi compra ebook in pratica svaluta il libro, e lo vuole sempre e comunque a prezzo zero.

      Discorsi come questi potrebbero avere un senso se il prezzo dei libri in Italia fosse decente. Ma palesemente non lo e'. E se si nega che il prezzo sia indecente, vuol dire che si vive fuori dal mondo. O che forse non si e' mai preso in mano un libro. Il che pero' mi parrebbe strano, visto che l'autore in questione li scrive, i libri.

      Poi. Dire, come fa l'autore in questione,

      "Arriveranno gli Ebook. Che meraviglia! Così sì che si potrà fottere il Bullo Del Quartiere e tutti i suoi accoliti (e creare un Bullo Ancora Più Bullo, ma non ditelo ad alta voce o ve ne diranno di cotte e crude)! Ebook! Altro che 10% o 20% o 50%! Con gli Ebook i libri avranno finalmente il Giusto Prezzo.

      Zero."

      vuol dire o essere in malafede, o non avere assolutamente capito niente della rivoluzione che - forse - gli ebook possono generare anche in Italia.

      Perche' scusatemi, ma il giusto prezzo degli ebook lo si trova in maniera molto semplice. Si prende il prezzo del libro cartaceo, si tolgono il costo della carta, il costo della distribuzione, il costo dello stoccaggio (il tutto pari a circa il 60-70%% del costo di un libro) si lasciano i diritti per l'autore, i costi per editing e impaginazione, e il gioco e' fatto.

      Ma evidentemente fa comodo ad alcuni autori gridare al Maligno.

      La questione piu' complessa e' quella della sopravvivenza dei librai. Personalmente, credo che alcuni librai indipendenti sopravviveranno, specializzandosi in libri/oggetti di valore. Ma se anche sparissero, di grazia, noi sopravviveremmo.

      Prendiamo ad esempio un'altra forma d'arte, il cinema: qui in America non e' quasi piu' possibile trovare dei negozi fisici dove affittare DVD. Ormai tutto si fa online, e attraverso un sistema streaming che ti permette di scaricare i film che vuoi vedere direttamente sul tuo televisore. Si vedono forse meno film? No. Si fanno forse meno film? No. Il Cinema e' morto? Non mi pare.

      Per cui calma e gesso. Tanto piu' che in ogni caso le rivoluzioni in Italia arrivano con parecchio ritardo, se arrivano...

      Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

      15/07/10

      Ilium, Dan Simmons

      Ilium, di Dan Simmons, canta del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti lutti addusse agli Achei...solo che le gesta si svologono su una terra parallela, in un futuro lontano, e sono narrate non dalla musa, ma da un professore universitario esperto di Iliade del XX secolo che viene resuscitato dagli Dei Greci. Dei Greci che sono alquanto tecnologici, tra nanotecnologie, armi nucleari, e conoscenze mediche capaci di risuscitare anche i morti (appunto). Nel frattempo, gli ultimi umani sulla terra - che hanno perduto ogni conoscenza del loro passato - vivono fino a cento anni, per poi essere trasformati in immortali dai Post-Umani. E un gruppo di robot semi organici - con la passione per Shakespeare e Proust - si mette in viaggio verso Marte per capire quali siano le cause di fenomeni quantici che rischiano di mettere in pericolo tutto l'Universo.

      Vi intriga? A me intrigo' parecchio quando lessi la quarta di copertina, poi come capita in molte occasioni, il libro mi passo' di mente. Fino a qualche giorno fa, quando l'ho scaricato sul Kindle e me lo sono letto.

      E' stato pubblicato nel 2003, e il seguito - Olympos - e' apparso nel 2006. Purtroppo e' uno di quei libri che deve essere letto con il seguito, perche' lascia molti (troppi) punti irrisolti. E questo e' uno dei (vari) difetti di questo libro. Ma andiamo con ordine.

      La trama
      Come ho spiegato brevemente qui sopra, la trama si svoge su tre livelli, con tre storie separate, ma che confluiscono verso un unico finale. Nella storia principale il narratore e' Thomas Huckenberry, un professore universitario di studi classici vissuto e morto tra il XX e il XXI secolo. Hockenberry e' stato risuscitato dagli dei greci impegnati in una ripetizione della querra di Troia che si svolge in un futuro molto lontano. Gli dei - che si muovono con portali quantici che permettono loro di apparire e sparire dove vogliono, e che sono dotati di armi e tecnologie avanzatissime - si servono di professori come Hockenberry per capire se lo svolgimento della guerra di Troia nella quale sono impegnati sia lo stesso raccontato nell'Iliade di Omero. Il compito di Hockenberry - e dei suoi colleghi - e' di annotare ogni discrepanza dall'originale di Omero, e di riportarla agli dei, che - a parte Zeus - non sanno cosa Omero abbia raccontato. I professori pero' hanno l'obbligo di non svelare a nessuno lo svolgersi degli eventi previsto da Omero, e debbono astenersi dall'interferire, per non falsare il futuro. I pochi professori che commettono l'errore di disubbidire vengono uccisi seduta stante.

      Per molti anni il racconto di Omero e i fatti in questa tecnologica battaglia coincidono, con discrepanze minime. Ma le cose a un certo punto cambiano: il Pelide Achille decide di NON aiutare gli Achei in rotta, e opta per una vita lunga e felice senza gloria, pur di non aiutare l'odiato Agamennone. A quel punto Hockenberry interviene, con un'agenda tutta sua, e mette in moto una serie di eventi imprevisti che porteranno i troiani e i greci a fare fronte comune contro gli dei.

      Nel secondo piano della storia, vediamo una terra di un futuro non ben definito, abitata da poche migliaia di uomini totalmente ignari del proprio passato. Senza scrittura, incapaci di leggere, senza nessuna conoscenza scientifica, gli umani vivono e sopravvivono grazie ai voynix, esseri organici che li proteggono da eventuali minacce (come i dinosauri) e grazie a servitori meccanici che si prendono cura di ogni loro bisogno. Non conoscono la geografia della terra, e si spostano di citta' in citta' grazie ai fax, dei portali di teletrasporto. Nessuno si avventura piu' di un paio di miglia da questi portali. Tranne un uomo, Harman, l'unico che ha imparato a leggere, ama scoprire la geografia della terra che abita, e si pone alcune domande su chi siano i voynix e chi abbia creato i servitori.

      Gli umani sulla Terra vivono per 100 anni. Ogni venti anni vengono faxati all'infermeria, dove vengono curati e rimessi in sesto, in modo da sembrare sempre ventenni. Al compimento del centesimo anno vengono faxati su citta' in orbita nelle quali vivono i Post-Umani, che hanno abbandonato la Terra circa 1500 anni prima. Come atmosfera ricorda molto il Brave New World di Huxley.

      Le cose cambiano quando arriva Ulisse. E quando Harman si convince di andare all'infermeria sulle citta' post umane per chiedere un'estensione, la possibilita' di vivere oltre i cento anni. E soprattutto quando appare Savi, l'unico essere umano ad aver compiuto 1500 anni, e che i post umani hanno lasciato sulla terra (volontariamente?) 1500 anni prima. E che parla di un passato e di un presente molto diversi dalla presunta realta' in cui credono gli umani...

      E poi ci sono i moravecs (chiamati cosi' da Simmons in onore di Hans Moravec), dei robot che partono da Giove con la missione di cercare di capire quali siano le ragioni dietro i disturbi quantici che stanno devastando Marte, e che potrebbero mettere a rischio l'intera galassia. I Moravecs pero' non sono robot come gli altri: alcuni di loro hanno una sensibilita' particolare per la cultura e la storia umana, per cui citano e discettano di Proust e Shakespeare come e meglio del mio professore d'italiano del Liceo.

      Non voglio spoilerare, ma i tre piani si riuniranno verso la fine del libro, risolvendo una parte - solo una minima parte - dei misteri del libro.

      Cosa mi e' piaciuto e cosa non mi e' piaciuto.
      L'idea alla base del libro secondo me e' molto affascinante, e almeno fino alla prima meta', il libro lo classificherei tra quelli che ti tengono svegli la notte per cercare di capire come va a finire. E tutto questo nonostante si accumulino misteri su misteri. Pero' poi il libro perde vapore. E superate le prime 400 pagine ci sono un centinaio di pagine che ho fatto veramente fatica a superare. Non perche' fossero particolarmente noiose, ma perche' mi sembrava fosse tutto un gia' visto, gia' sentito nelle pagine precedenti. Quasi un voler tirare per le lunghe qualcosa che poteva essere risolto prima.

      Ma in realta' il vero problema e' esattamente l'opposto: la parte tirata per le lunghe e' la parte iniziale, che ripercorre l'Iliade. La vera svolta nella storia, con Achille e Ettore che si mettono d'accordo, arriva solo a tre quarti del libro. Un po' tardi, forse.

      Una cosa bellissima e' invece leggere dei combattimenti tra gli eroi greci e troiani attraverso gli occhi di Hockenberry, che spiegano il perche', per esempio, della ferocia e della velocita' di Diomede nei combattimenti singoli. Omero ci parla di una velocita' sbalorditiva che emanava addirittura calore. Bene, qui si spiega tutto: Atena aveva iniettato nel sangue di Diomede un composto a base di nanotecnologie che aumenta il metabolismo e ti fa diventare un semidio, quasi. Detta da me sembra una cavolata, ma se uno si ricorda anche solo un minimo l'Iliade non puo' che sorridere e dire "ah, ora ha senso...".

      Pero'. Pero': davvero c'era bisogno d'introdurre anche Caleban e Prospero della Tempesta di Shakespeare tra i personaggi? Mi e' parsa una forzatura. E' stato come dire "guardate quanto so di letteratura io, e se volete capire il mio libro, bene, dovete anche sapere della Tempesta e altro". E in piu' mi e' sembrato creare solo casini nella storia, che a un certo punto e' alto rischio di svaccatura.

      Poi: se da un lato la descrizione degli ultimi umani sulla Terra e' eccezionale, dall'altro non mi e' piaciuto per niente il fatto che Simmons abbia voluto introdurre un paio di commenti sulla realta' attuale. Che bisogno c'e' di parlare dell'11 Settembre, con un accenno en passant, se questo non e' assolutamente funzionale al libro? E perche', di grazia, i voynix, che non si sa chi siano, e chi ce li abbia messi, neanche alla fine del libro, cercano di ammazzare Savi, l'ultima umana, mentre dai minareti di Gerusalemme un muezzin preregistrato grida "Ammazza il Giudeo"? Ecco, forzature.

      Un libro al quale darei tre stelle, proprio per queste sbavature, e soprattutto perche' non riesce a spiegare tutti i punti in sospeso. E parliamone di questi misteri.

      I punti lasciati in sospeso
      Ora, se c'e' una cosa che mi fa incazzare come una scimmia, sono i libri che finiscono senza finire. Quelli che ti obbligano a comprare il sequel per capire dove vada a parare la storia. E il problema e' che qui di punti non chiari ne rimangono parecchi. Magari questi punti verranno chiariti nel secondo e ultimo libro (che ho appena cominciato a leggere). Vedremo. Ma nel frattempo:

      Chi cazzo sono i voynix e chi ce li ha messi sulla terra? Possibile che in 600 pagine non si trovi il modo di spiegare chi siano questi esseri organici bipedi che scarrozzano e proteggono gli umani? Potrei capire se fossero un elemento secondario della trama, ma sono invece una parte importante della storia degli umani. Si capisce solo che odiano gli ebrei, perche' attaccano Savi e i suoi compari. Ma perche'?

      Perche' gli dei scelgono un professore del XX secolo? Mi spiego: se io fossi stato una divinita', avrei sceolto di resuscitare una persona che appartiene all'epoca che ha realizzato la massima conoscenza dell'Iliade. E magari e' nel XX secolo, non dico di no: ma lo vogliamo spiegare? Perche' altrimenti mi viene il dubbio che Simmons abbia scelto uno del XX secolo solo perche' gli riusciva meglio parlare in prima persona attraverso un suo contemporaneo.

      Chi sono i post umani? In cosa si distinguono dagli umani? Io credo che i post umani siano gli dei greci, ma nel libro non lo si spiega. Boh.

      SPOILER: se Harman e Daeman riescono a distruggere l'infermeria e i servitori robot smettono di funzionare, mentre i voyinx spariscono senza lasciare traccia, bene, chi e' che continua a faxare gli umani da un portale all'altro? Nel libro ci viene spiegato che in realta' il faxare tra un portale e' l'altro non e' un vero e proprio teletrasporto, ma una distruzione di un corpo nel punto d'ingresso, e la costruzione di un corpo nuovo, con gli stessi ricordi di quello morto, nel punto di arrivo. Pare di capire che il processo avvenga attraverso lo stesso sistema usato nell'infermeria ogni 20 anni per aggiustare i corpi. Ma se l'infermeria e' distrutta, e i servitori sono o morti e/o spariti, com'e' possibile che il processo di faxing continui?

      Momenti WTF(*)
      (Spoiler)
      • Una delle cose piu' interessanti della storia degli umani e' il fatto che spesso si colleghino a una specie di televisore portatile, in tessuto, che Simmoons chiama turin cloth. Su questa TV di tessuto gli umani assistono alla guerra di Troia...di cui ovviamente non sanno niente, perche' sono ormai degli illettarati incapaci di leggere. Ora: possibile che Simmons mi butti via un elemento cosi' spiegando in due righe verso la fine che il turin cloth lo ha dato Ulisse a Savi affinche' gli umani si riacclimatassero al concetto di guerra, in vista di guerre future? Ma che davero davero???
      • Hockenberry ha una collana che e' in realta' un sistema di teletrasporto (questo si') quantico. Basta strizzarlo, visualizzare nella mente dove si vuole andare, e bum, ci sei istantaneamente. E allora perche' - maremma bestia - verso la fine del libro Hockeberry corre di qua e di la', maledicendo di non poter arrivare in tempo? Strizza la collana, stronzo!
      • Ne accennavo prima: di questi voynix non si sa niente. Ma ho trovato davvero ridicolo - RIDICOLO - che questi cosi sinistri (perche' solo gli umani sono talmente stupidi da non capire che questi cosi sono sinistri) attacchino i nostri protagonisti mentre il muezzin preregistrato grida ammazza l'ebreo. Perche'? Perche' introdurre un elemento del genere? C'era gia' il fatto che - guarda il caso - gli unici umani non teletrasportati verso le citta' post umane 1500 anni prima fossero gli ebrei: ma questo ci stava, dava un mistero da risolvere anche molto interessante. Ma gli esseri bipedi che attaccano l'unica ebrea rimasta mentre il muezzin automatizzato grida ammazza l'ebreo mi pare un po' una presa per il culo. WTF?

      In sintesi
      Un libro con una bellissima idea alla base, un 400 pagine fenomenali, ma con un forte sbandamento. E con molte, troppe questioni rimaste aperte. Vedremo nel secondo libro se i punti in sospeso si risolveranno, e come. Ne riparleremo.

      Punti wow:
      • I misteri dell'Iliade spiegati con la tecnologia futura
      • La frattura umano/post umano, e la descrizione del mondo umano
      • L'infermeria che aggiusta gli dei
      Punti vaffanculo
      • L'arrivo di Caleban, Prospero, e i personaggi della Tempesta e di altri poemi inglesi.
      • Rimandi immotivati all'11 settembre e all'antisemitismo
      • Le lunghe (estenuanti) discussioni tra i moravec a proposito di Proust e Shakespeare

      Voto complessivo: 7


      (*) WTF: What the Fuck, tipica espressione in inglese di estremo stupore, usata anche quando ci si sente presi per il culo.

      13/07/10

      Moto Guzzi Stelvio 1200 - le impressioni di Jigen

      Tempo fa, in uno dei suoi commenti, Jigen - alias Luca - aveva detto che si era da poco comprato la Moto Guzzi Stelvio. La Stelvio mi ha affascinato sin da quando e' uscita, un paio di anni fa. Per cui ho chiesto a Jigen se gentilmente poteva scrivermi due righe su quello che ne pensava. E Jigen ha scritto questa bellissima "recensione" qua sotto (anche le foto sono sue). E' particolarmente interessante perche' i suoi commenti sono quelli di un ex vespista.

      Tra poco pubblichero' anche le mie impressioni su Wakanda. Ma se avete una moto, uno scooter, e volete scrivere una recensione da pubblicare sul Demonio, contattatemi e se ne discute. Nel frattempo buona lettura. E grazie JIGEN!

      ***

      Ciao a tutti, sono Luca, aka Jigen, e ringrazio il Demonio Pellegrino per l’ospitalità; dietro suo invito vi faccio partecipi dei miei primi 5.000 chilometri sulla mia Moto Guzzi Stelvio 1200 4V del 2008 acquistata a fine maggio di quest’anno. Premessa: è la mia prima moto, abbandono per lei la mia fidatissima Vespa 200L Gran Turismo del 2003 che da Milano mi ha accompagnato fino a Dublino (due volte) e a Salonicco (l’estate passata).


      Laroux, si chiama così la mia Guzzi, (anch’io come il proprietario di questo blog non mi sottraggo a dare nomi a oggetti “inanimati”) si sta comportando bene anche se il suo peso quando torno sulla Vespa mi fa sembrare quest’ultima uno scooter giocattolo…I suoi 250 kg infatti sono il mio più grande cruccio, ho davvero più paura di farla cadere da ferma che quando è in moto! Ad ogni modo, si comincia.

      Come va la moto
      La Stelvio mi ha fatto scoprire cosa significa avere un motore sotto il culo. È difficile, me ne rendo conto, per chi ha sempre guidato un’auto o un mezzo a due ruote di bassa cilindrata, capire quest’affermazione, credetemi sulla parola. La si cavalca come una puledra, anzi si tende a scivolare alla fine della sella verso il bicilindrico tanto che hanno messo delle protezioni per le ginocchia; la sua posizione di guida, tipica delle enduro stradali è quella che ho sempre cercato.


      Laroux va giù in curva se lo vuoi tu. O meglio, data la sua massa, non ci vuole niente a piegare con questo tipo di moto nonostante non sia una sportiva, devo solo capire bene quanto/quando posso farlo e a quali velocità. A differenza della Vespa anche a settanta chilometri orari mi sembra di correre e la lontananza dal terreno mi fa sentire in totale balia della moto. Sono alto un metro e ottanta ma consiglio questa Guzzi a quelli alti dal metro e ottantacinque in su.

      Raggio e precisione dello sterzo: buono il primo, ma mi aspettavo di meglio, da ferma mi capita spesso di fare manovre automobilistiche per uscire da alcuni parcheggi; impeccabile la seconda, il manubrio molto ampio contribuisce a identificare il pilota con la moto, se decidi di passare in un punto stretto, anche nel traffico milanese più caotico, ti ci infili senza tentennamenti. Sono spesso gli automobilisti a percepire la moto più grossa di quello che è ed a farle spazio!

      Il cambio
      La Stelvio non ha la catena ma il cardano e la classica leva al piede come cambio, non è una moto come, che ne so, la Mana… Com’è passare da uno scooter senza marce a un 1200 che ne ha sei? Ecco, un po’ traumatico. Adesso che mi sono abituato posso dirvi che credo Laroux abbia i rapporti troppo corti: mi trovo molto spesso a cercare le marce più alte, anche sopra la sesta! La prima è nervosissima al pari della seconda, mi trovo a mio agio con la terza, la quarta quasi non la conosco, la quinta ogni tanto la uso in superstrada e la sesta è la regola in autostrada.

      A 4.500 giri la Stelvio tocca i 130 km/h e tanto mi basta. Come avevo già letto sulla Rete prima di acquistarla non è una moto per chi desidera avere una spinta sempre “pronta”. Potreste rispondermi che allora è una moto che ha qualcosa che non va se presenta difetti di erogazione… Non, so, proverò una Stelvio NTX (dove hanno risolto la cosa, ho letto) e vi farò sapere! Risposta per quanto mi riguarda, sopra i 5.000 giri trovo tutta la grinta di cui ho bisogno quando raramente mi serve e sono contento così.

      Il cambio dicevamo: talmente dolce che bisogna maltrattarlo. Ringrazio il meccanico che me l’ha consegnata, il consiglio è stato “Non essere timido con le marce”; le marce entrano tutte facilmente ma non perdonano tocchi troppo incerti, la sensazione in questi casi è che la marcia sia entrata ma non completamente – ditemi voi se è possibile –, allora scalo e la inserisco meglio.

      La seduta è la dimostrazione di come la posizione di guida e non l’imbottitura influisca su eventuali dolori dopo due/tre ore di viaggio, questo il mio pensiero. Davvero comoda, il pilota ha anche molto gioco se vuole cambiare durante la guida mentre il passeggero ha una sella praticamente tutta sua; la mia passeggera l’ha trovata piacevole lamentandosi solo delle vibrazioni provenenti dai pedalini e del calore della marmitta.

      Invece pilota e passeggero non possono che ringraziare le sospensioni, avete idea di quante “botte” si prendono con una Vespa? Adesso le buche sono solo un lontano ricordo ed è anche possibile scendere da un marciapiede senza problemi. Le ruote trasmettono un buon feeling, quella anteriore, forse per il peso del motore proprio a ridosso, l’ho trovata a volte un po’ incerta.

      I comandi
      C’è quello che serve, metà analogico (i giri) e metà digitale (indicatore della benzina, tachimetro e temperatura esterna), più le solite spie. In condizioni di luce particolari la plancia dei comandi riflette molto e infastidisce. Il display già presenta i difetti degli schermi a cristalli liquidi lasciati al sole, peccato. Assolutamente impreciso l’indicatore della benzina, mi regolo grazie ai due “trip” parziali che è possibile programmare, infatti adesso vi parlo dei consumi:


      Riempiendo il serbatoio fino all’orlo non ce n’è, la spia della riserva, almeno sulla mia Guzzi, si accende sempre dopo 215 chilometri (a 120 km/h di media). In seguito a un percorso misto mi è capitato di fare 235 chilometri. Ovvero, Laroux fa i 16,5 km con un litro o giù di lì. Quando “parte la riserva” il contachilometri inizia un conteggio parziale ad hoc che fa innervosire parecchio, per ora in queste condizioni ho fatto quaranta chilometri (così non vi angosciate!).

      Il computer della moto dicevo può gestire due “trip” diversi che riportano chilometri, velocità, durata e consumi di un determinato viaggio. Piccolo appunto, se impostate “trip” numero due e fate rifornimento una volta riaccesa la moto ricordatevi di tornare sul secondo programma perché il computer va sul primo in automatico e addio statistiche.

      Il famigerato sportellino sul lato destro del serbatoio… Lo trovo comodo – ci sta al più il portafoglio, il telefonino e il biglietto dell’autostrada –, si apre solo quando la moto è accesa e in folle. Il tasto è dietro e opposto a quello delle frecce, anche troppo imboscato. Ad alte velocità lo sportello presenta un po’ di gioco che lascia dubbi circa la sua chiusura stagna, per ora acqua non ci è mai entrata.

      Concludo come il Demonio copiandogli l’idea degli applausi e anche dei vaffanculo, versione pellegrina dei cari vecchi pro e contro.

      APPLAUSI SCROSCIANTI per
      * i fari, due occhioni tondi che ti illuminano la strada così bene che tra anabbaglianti e abbaglianti non c’è praticamente differenza, avrete capito che il look della Stelvio mi piace;
      * il borbottio del bicilindrico trasversale a V, ti ci affezioni a questa bestiola da cento cavalli appena davanti alle ginocchia;
      * il vano sottosella, accoglie il libretto e – importante – una catena bella massiccia fatta come si deve facendo solo un po’ di attenzione a come la si dispone;
      * il cambio, come passare da uno scooter senza marce a una moto che ne può vantare sei senza bestemmiare più di tanto, necessita un po’ di brutalità;
      * le ridotte vibrazioni, ricordo che arrivo da una Vespa che non sa cosa siano. Diventano fastidiose dai 5.000 giri in su, provare per credere;
      * il parabrezza, protegge davvero molto anche in presenza di forti temporali (se si va a velocità sostenute).
      * il cavalletto laterale – la Stelvio ha anche quello centrale –, facile da raggiungere con il tacco della scarpa dalla normale posizione di guida, diventa il tuo migliore amico.

      VAFFANCULO MERITATI per
      * l’indicatore della benzina. Se ho riempito al massimo il serbatoio perché non mi segna tre tacche su tre ma solo due? Perché? Qualche ingegnere di Mandello me lo può dire?
      * il peso eccessivo, vabbè. Non ci posso fare niente, dovrò mettermi sotto a sviluppare massa muscolare, non per essere figo ma per non avere paura di far cadere la mia moto;
      * il posizionamento delle borse rigide, troppo “attaccate su”. Fare uno sforzo in più per capire come renderle più aderenti alla moto no? Vedi alla voce Yamaha Super Ténéré 1200…;
      * le marce corte. Sarà l’inesperienza ma mi sembra una moto impossibile da guidare alle basse velocità, come se la Stelvio avesse sempre voglia di scappare via;
      * la regolazione del parabrezza. O.k., capisco la soluzione manuale rispetto a quella elettrica. La procedura è tuttavia troppo laboriosa e si tende a regolarlo una volta sola e finito lì;
      * le plastiche delle protezioni per le ginocchia. Sarò solo io a percepirle troppo economiche? Probabilmente la loro elasticità e il loro aspetto mi inducono a pensarlo;
      * l’aspetto della marmitta. Non riesco ancora ad abituarmici e a capire se era l’unica soluzione possibile per la Stelvio, per ora penso solo che non sia del tutto indovinata;

      Questo è quanto. In occasione di viaggi più impegnativi rispetto a scampagnate di trecento chilometri chiederò al Demonio Pellegrino se è ancora dell’idea di lasciarmi spazio in casa sua per dire la mia. Se vedete in giro per il Nord Italia una delle poche Stelvio in circolazione fate un cenno con la mano o un lampo con gli abbaglianti, potrei essere io!



      07/07/10

      Resoconto

      Purtroppo le vacanze sono finite. Troppo brevi, come tutte le vacanze. Volevo solo dirvi che mi sono sciroppato alcuni dei titoli che mi avevate proposto qui, piu' un paio di titoli che avevo in lista da tempo.

      Devo ringraziare l'anonimo che mi ha consigliato Where men win glory, di Krakauer. Il libro e' un po' costruito alla cazzo in alcune parti (come lo era Into the wild, secondo me), ma la storia di Pat Tillman e dello schifo messo su dai militari americani per trasformare la sua morte per mano di fuoco amico in uno strumento di propaganda di guerra e' agghiacciante.

      Purtroppo daro' una delusione a Jigen: ho scaricato Sirens of Titan di Vonnegut, e ho provato a leggere la prima cinquantina di pagine, ma poi non ce l'ho fatta. Davvero. Io ho un problema con la fantascienza umoristica stile guida galattica per autostoppisti: non la reggo. E questo Sirens of Titan non ha fatto eccezione. Ma ci ho provato.

      Ho scaricato anche Perdido Street Station e lo sto leggendo adesso. Promette bene, ma sono all'inizio.

      Poi ho letto Altai dei Wu Ming (scaricabile gratuitamente e legalmente qui, come tutti i libri wuminghi), e mi e' piaciuto. Non mi ha esaltato pero'. E Keeper of dreams, di Orson Scott Card. E' una raccolta di racconti, tra fantascienza, fantasy, "letteratura" (come la chiama lui) e storie mormone. I racconti di fantascienza sono molto belli. Quelli di fantasy cosi' cosi'. Quelli di letteratura sono insipidi. E quelli mormoni boh. Insomma, bicchiere non proprio pieno.

      Comunque grazie a tutti ancora una volta. I libri che avete consigliato sono tutti "sulla pista di decollo" per farsi leggere nel corso del 2010...

      PS: volevo aggiungere due parole sul libro Lasciami entrare, che ho letto prima delle vacanze e che mi pare venga esaltato ovunque. Ecco, a me ha fatto cagare. E anche parecchio. La storia l'ho trovata abbastanza pallosa (solito bambino sfigato e sbeffeggiato a scuola s'innamora di vampiro bambina, che in realta' era un bambino, cattivo/a ma tanto tanto carino/a), ma soprattutto la lingua utilizzata dal traduttore italiano e' risibile. Io ubriachi o bambini italiani che dicano "maledettamente" ogni tre per due non li ho mai sentiti. E poi mi piacerebbe che nelle frasi fosse chiaro il soggetto: e' chiedere troppo?

      Ti potrebbero interessare anche questi post qui:

      Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...