29/10/10

Stephen King e gli ebook

E' uscita oggi sul Wall Street Journal un'intervista a Stephen King sugli ebook. King dice cose che ogni persona amante della lettura, scevra di pregiudizi e che abbia preso in mano almeno una volta un lettore di ebook, dice: e cioe' che l'ebook ha molti vantaggi, anche per persone che come lui (e come me, e come molti altri) adorano i libri come oggetti fisici. E infatti King ammette che ormai poco meno del 50% dei libri che legge e' in forma digitale.

Io lo dico da tempo: il piacere della lettura e il piacere del libro come oggetto fisico sono complementari, ma non sono la stessa cosa. Se a uno piace leggere e compra un Kindle, non e' un odiatore di libri. Ma vaglielo a spiegare ai mentecatti.

Comunque vediamo che dice King (niente traduzione letterale, tanto qualcuno la fara' - probabilmente sbagliata - tra un paio di giorni su qualche giornale italiano):

  • L'esperienza di lettura su Kindle (lui usa un Kindle) e' piu' effimera rispetto alla lettura su carta. Immagino si riferisca al fatto che non si ha tra le mani un libro, ma un oggettino leggero leggero. Concordo. Pero' King aggiunge anche che col Kindle uno puo' trovare le parti di un libro che gli'interessano o di cui ha bisogno per lavoro, attraverso la funzione di ricerca. Vantaggio molto grosso del Kindle (concordo).
  • King ammette di essere un amante di libri (e come potrebbe essere altrimenti?), e dice che da quando ha il kindle compra parecchi libri sia in formato ebook sia in formato cartaceo. Che e' esattamente quello che faccio io, e infatti mia moglie e' disperata e dice che un giorno o l'altro torno a casa e trovo un bel falo'. King ammette che collezionare libri in questo modo e' da pazzi. Ma, aggiunge, c'e' anche gente che colleziona francobolli. Mio nonno lo faceva. Effettivamente collezionare libri mi sembra meglio, ma, come si dice in Toscana, c'e' gente a cui ni garba pulissi 'r culo con la furchetta, per cui....
  • King non sa se il futuro del mondo editoriale sia tutto nel digitiale. Ma ammette che la sua generazione, cresciuta coi libri, ha dei preigudizi. Secondo lui di sicuro il Kindle e' il posto giusto per tanti libri che uno compra per leggerli in aereo. Concordo. Io da quando ho il Kindle compro in digitale i titoli che avrei comprato in formato tascabile, ma compro anche piu' copertine rigide di prima.
  • King dice che non ha ancora pensato seriamente alla possibilita' di pubblicare un libro solo in formato digitale. Anche se la sua storia UR, pubblicata esclusivamente per kindle sul sito di Amazon, gli ha fruttato 80,000 dollari per tre giorni di lavoro...Cifre, aggiunge King, impossibili da ottenere pubblicando storie su giornali o riviste di carta.
Il prossimo che mi chiama odiatore di libri gli brucio casa.

28/10/10

Harry Potter/1

Il mio primo, disastroso, contatto con Harry Potter avvenne nel 2001, quando andai al cinema a vedere il primo film, che era appena uscito. La Harry Potter mania, che pure era gia' cominciata da un paio d'anni (il primo libro e' del 1997), non aveva ancora raggiunto i livelli di fanatismo che di li' a poco avrebbero fatto del maghetto portamerda la serie piu' redditizia della storia della letteratura, del cinema, del franchising. Ma gli esaltati c'erano gia'.

Mi ricordo che andai al cinema con il mio amico L. A meta' film eravamo sfniti. Il film ci pareva una cagata mostruosa, la storia di una banalita' impressionante. Faceva anche molto caldo, e non c'erano seggiolini liberi dove poter poggiare il giubbotto pesante, e cosi' si era costretti a tenerlo sulle ginocchia, con il risultato che sudavamo. Mi ricordo che L. si alzo', ad un certo punto, e se ne ando' a sedere sui gradini per avere piu' aria. Discutemmo se andarcene o meno. Io mi opposi, perche' mi vantavo - e mi vanto tutt'ora - di aver abbandonato la visione di un film al cinema solo una volta (erano i ponti di madison county: se ci penso ancora mi viene da bestemmiare).

Dopo questa negativissima esperienza, mi misi il cuore in pace e capii che Harry Potter non faceva per me. All'epoca esistevano gia' quattro libri.

Un anno dopo mi ricordo che nell'unica (e carissima) libreria di libri inglesi di Bruxelles, mi ritrovai di fronte ai libri di Harry Potter. Una mia amica molto cara, V., si era appassionata e me li aveva consigliati caldamente. Comprai le edizioni tascabili inglesi dei primi tre, e me li portai a casa. Cominciai a leggere il primo libro e dopo 50 pagine dovetti interrompere per mettere le palle - che nel frattempo mi erano scese fino a terra - dentro i calzini, per evitare che si sporcassero. Due coglioni cosi' me li ero fatti poche volte in vita mia. Se e' vero che avevo abbandonato il cinema solo una volta, all'epoca della lettura di Harry Potter non avevo MAI abbandonato un libro. Harry Potter fu il primo, e per molti anni l'unico libro che non riuscii a finire di leggere. (Due, tre anni fa ho rivisto la mia posizione sui libri: c'e' troppa poca vita e troppi libri per sprecare del tempo su un libro che dopo 50 pagine non prende, e la lista di libri che ho cominciato e abbandonato e' un po' piu' lunga, anche se non lunghissima).

Dopo questi due esperimenti negativi ovviamente ho saltato a pie' pari tutta la caciara relativa alla pubblicazione del quinto, sesto e settimo libro. E ovviamente mi sono interessato ai film di Harry Potter solo per notare che la giovane Ermione stava crescendo in maniera eccellente. Ma il mio interesse fini' li'.

Negli ultimi anni parecchie persone hanno provato a dirmi che Harry Potter non era male. Io ho sempre risposto grazie, ma no grazie. Avevo gia' dato.

Un paio di mesi fa, per una serie di eventi fortuiti, mi sono ritrovato tra le mani in un negozio di libri usati la prima edizione americana del primo libro di Harry Potter. L'ho comprato, piu' per l'oggetto che per il conenuto. E' rimasto in casa a lungo, ciondolando tra varie librerie.

Il 26 settembre ho cominciato a leggerlo. Il 26 ottobre, esattamente un mese dopo, ho finito il settimo libro della serie. Nel prossimo post vi racconto un po' di cose a proposito di questa folgorazione (che per molti versi folgorazione non fu).

26/10/10

Raccomandazioni americane vs raccomandazioni all'italiana

Quando leggo di come in Italia il vero problema del mondo del lavoro sarebbero le raccomandazioni, mi viene da ridere. Perche' la raccomandazione nel mondo del lavoro americano non solo non e' un problema, ma e' considerata una risorsa fondamentale. Ma ovviamente non e' la raccomandazione all'italiana.

La raccomandazione, referral, e' non solo prassi accettata nel mondo del lavoro americano, ma incoraggiata. Non e' raro per un'impresa americana dare dei premi in danaro al proprio impiegato che raccomandi una persona di talento per un posto di lavoro, se la persona in questione viene poi assunta e fa un buon lavoro.

Avete capito bene: chiudete la bocca che avrete aperto presi dallo schock, che vi spiego meglio.

Tutte le aziende americane per le quali ho lavorato io hanno un programma d'incentivi per spingere i propri impiegati a raccomandare persone talentuose. L'obiettivo dell'azienda e' semplice: assumere le persone migliori sul mercato del lavoro. In un'azienda per cui ho lavorato in Belgio, per esempio, c'era un formulario che permetteva agli impiegati di presentare il CV di un loro conoscente (o amico, o altro) per posti di lavoro disponibili. Io l'ho fatto piu' volte. E piu' volte mi sono beccato un premio per aver presentato candidati che poi sono rimasti nel loro posto di lavoro per piu' di un anno.

Il sistema come capirete e' molto diverso: non raccomando Gina perche' mi ha fatto un pompino. E non raccomando Gino perche' e' figlio del ministro, e neanche Tullio nipote del mio barbiere che cosi' mi fa uno sconto quando vado a tagliarmi i capelli. Raccomando persone che so che sono qualificate per il posto di lavoro disponibile: ho un incentivo ben preciso a farlo, anche di natura economica. Perche' se la persona che raccomando non e' migliore degli altri candidati in lista, allora non verra' assunta e io non otterro' il mio bel gruzzoletto. Non solo: raccomandando capre mi farei anche un brutto nome all'interno dell'azienda e non andrei da nessuna parte.

Io stesso sono stato raccomdandato per un lavoro fatto in passato. Raccomandato da una persona per la quale avevo lavorato in precedenza, ma che non aveva nulla da guadagnare dalla mia eventuale assunzione. E io stesso ho raccomandato - come ho gia' detto - un paio di persone che hanno poi avuto successo. Per cui non e' raro che riceva chiamate di cacciatori di testa o dipartimenti di risorse umane che vogliono sapere se per caso conosco qualcuno che possa andare bene per il posto di lavoro X o Y.

Non mi credete? Bene. Allora leggete il primo consiglio che il Wall Street Journal da' a chi cerca lavoro: "La raccomandazione attraverso qualcuno che conosci e' la tua chance migliore per trovare un lavoro. Uno studio fatto da CareerXroad intervistando piu' di 200 datori di lavoro mostra che la percentuale di assunzioni fatte attraverso raccomandazioni e' rimasta stabile negli ultimi cinque anni. Quasi il 27% dei partecipanti allo studio ha risposto che la raccomandazione era il fattore piu' importante nell'assunzione di persone esterne all'azienda nel 2009, praticamente allo stesso livello del 27.1% del 2005".

Ovviamente il sistema per funzionare ha bisogno di due cose: di gente che non raccomanda capre, e di persone all'interno dell'azienda che non assumono capre. Non basterebbe - temo - importare nel sistema italiano questo meccanismo d'incentivi: sarebbe comunque possibile raccomandare capre, e assumerle, sempre nella speranza di favori futuri.

E' per questo che dico che in Italia non c'e' speranza. Voglio dire: in un paese in cui i sindacati pretendono che le banche assumano i figli dei propri impiegati, dove cazzo si vuole andare?

20/10/10

Halloween in America

Ripropongo pari pari il post che avevo scritto l'anno scorso sulle origini di Halloween.

"Halloween non è una festa di origini americane e non ha niente a che fare con il Diavolo.

Circa 2000 anni fa, i celti che occupavano le terre di Irlanda, Francia del Nord e Regno Unito attuali celebravano il primo Novembre come l’inizio del nuovo anno. Quella data coincideva con la fine dell’estate e del raccolto, e con l’inizio dell’inverno, un periodo da sempre associato con la morte, se non altro per motivi agricoli.

Il 31 Ottobre (quindi l’ultimo giorno del loro calendario), i celti celebravano un festival chiamato Samhain. A Samhain i confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventavano permeabili: gli spiriti e i morti riuscivano a passare nel mondo dei vivi, e a danneggiare le piantagioni. Non solo: la presenza di spiriti e di morti rendeva più facile per i Druidi – i sacerdoti – predire il futuro.

Per celebrare questa notte particolare, i Druidi accendevano degli enormi falò. I celti vi si radunavano attorno, indossando teste e pelli di animali (i primi costumi), bruciavano sementi, sacrificavano animali per ingraziarsi gli spiriti e i morti.

I Romani che dominarono queste terre per circa quattrocento anni (I-V secolo d.C), continuarono a celebrare Samhain, ma le affiancarono due festività tipiche romane: i Feralia, celebrati a fine ottobre, per commemorare i morti, e il giorno dedicato a Pomona, la dea della frutta.

Dopo i romani, arriva la Chiesa cattolica. Già nel VII secolo il Papa Bonifacio IV aveva scelto la data del primo novembre per celebrare tutti i Santi. Questa celebrazione, nella popolazione dei territori celtici di allora, vene chiamata Alholowmesse, o All-hallowes, o All hallowmas.

Ci si cominciò a riferire al giorno prima, il 31 Ottobre, come a All-hallows Eve, e cioe’ la vigilia di All-Hallows, appunto. Da lì a Halloween il passo fu breve.

Halloween in America
Halloween sbarca in America con l’arrivo dell’immigrazione europea. In New England le celebrazioni partono in sordina, a causa del puritanesimo degli immigrati. Nel sud invece, Halloween prende piede quasi subito, e con lo spostarsi della frontiera interna verso ovest, si mischia anche a tradizioni, usi e costumi degli indiani d’America.

È qui che nasce l’Halloween in versione americana: i vicini si riuniscono, si celebra il raccolto appena finito, si raccontano storie di morti, ci si predice il futuro. Si comincia anche ad andare casa per casa a chiedere “dolcetto o scherzetto”: è un’evoluzione di quello che accadeva in Inghilterra secoli prima, quando, durante le festività, i poveri chiedevano la carità, e ottenevano dai ricchi dei dolcetti (soul cakes, dolci dell’anima), in cambio di preghiere per i loro morti.

A metà del 1800, Halloween non è ancora una festa nazionale. Ma nel 1846, la carestia delle patate in Irlanda dà il via a una massiccia immigrazione irlandese: milioni e milioni di discendenti dei celti arrivano negli USA e il gioco è fatto.

Ai giorni nostri gli americani spendono 7 miliardi di dollari per Halloween."

11/10/10

Cambiamenti

Esempi dal mondo sviluppato

Ho fatto l'abbonamento a Netflix. Cos'e'? E' un servizio che, per 8.99$ al mese (6 euri) ti permette di avere direttamente a casa tua tutti i dvd che vuoi vedere, uno alla volta. E che ti permette di guardare direttamente sul tuo TV una valanga di film in streaming diretto.

Ripeto: 6 euri.

Come funziona? Si fa una lista di dvd che si vogliono vedere. Netflix vi manda il primo film, consegnato a casa in 24ore. Voi lo guardate, quando vi pare: lo potete anche tenere un mese, o un anno, se siete stupidi, perche' non ci sono penalita' di ritardo o roba del genere. Se siete intelligenti, invece, lo guardate, e poi lo infilate nella busta preaffrancata nella quale il dvd e' arrivato, e lo rispedite. Nel giro di 24 ore avrete il secondo film della vostra lista, qualsiasi sia il film. Poi il terzo. Poi il quarto. E cosi' via'.

Per 6 euri.

Poi, se avete un sistema (come la wii, la playstation 3, o un semplice lettore blu ray con wifi), potete collegarvi direttamente a Netflix e vedere tutti i film disponibili in streaming diretto, senza bisogno di un DVD. E con una qualita' che, se non pari a quella di un dvd, e' molto, molto, molto buona. E i film che guardate in streaming non bloccano i vostri dvd: sono IN PIU'.

Facciamo un esempio. Io ho appena visto su dvd the book of Eli con Denzel Washington. L'ho rispedito oggi, e domani mi arriva il dvd di Cloverfield. Lo guardo domani, e mercoledi' lo rispedisco. Giovedi' mi arriva Guerre stellari. E cosi' via.

Ma nel frattempo posso anche collegarmi e vedere in TV i film o le serie televisive che sono online: tipo il film 2012. O tutte le serie di X files. O di Mad Men. O i Simpson. O Old boy.

Il tutto per 6 euri al mese.

Ecco, direte, ma che ci vuole? Be', nulla, se siete in un paese sviluppato. Ma avete bisogno di due cose: di una posta che garantisca consegne in 24 ore, e di un sistema wifi che copra tutto il territorio. Ecco, i miei genitori, in Toscana, non nel Sud, hanno il wifi un giorno si' e tre no. E aspettano ancora una raccomandata inviata tre giorni fa da Milano.

Cosi', per dire. Per 6 euri.

08/10/10

Lontananza

Sono molto contento del fatto di non conoscere assolutamente i termini della questione Marcegaglia, Porro e altri. La lontananza (fisica e mentale) dal natio borgo selvaggio e' ormai tale che francamente non seguo piu' ne' cronaca ne' politica. Provo ormai un fastidio fisico nel leggere di Berlusconi che promette di finire la Salerno-Reggio Calabria (ancora??!) e il Signor Fini (onorevole mi pare troppo) parlare del bisogno di estromettere i partiti dalla RAI.

Basta.

E i comunisti (ex e non) che s'indignano per le bestemmie? No, ma davvero?

Basta.

Mi hanno rotto il cazzo tutti.

Questo blog ha ancora un senso?

05/10/10

Care inversioni a U

Nel giugno scorso, il vostro blogger preferito (ma anche no) effettua un'inversione a U. 30 secondi dopo, sente un gran suono di sirene e scorge una macchina della pula che lo insegue come se fosse un ladro in fuga (a 15km orari di velocita'). Si ferma. Come nei migliori film, il pulotto esce con la mano sulla fondina (giuro), si avvicina e chiede i documenti. Per dieci minuti verifica con una torcia tutto il verificabile della macchina. M'informa che ho commesso una seria violazione (un'inversione a U) e che devo stare attento.

Torna alla sua auto e per quindici minuti non si sa quello che cazzo sta facendo. Immagino stia controllando le liste dei terroristi. Non avendomici trovato, torna, e m'informa che deve ritirarmi la patente.

Per un'inversione a U.

Io rimango un po' interdetto, ma conscio del fatto che non si fa il fenomeno con un poliziotto americano se si e' in America con un visto, abbasso la testa (e lo sguardo) e obbedisco.

Mi si aprono tre opzioni:
  • pagare una multa, e riavere la patente, ma avere questa "grave violazione" sul mio casellario giudiziario, con conseguente aumento dell'assicurazione.
  • pagare una multa piu' alta, e fare un corso di "guida sicura" di 4 ore insieme a quelli che ammazzano la gente quando sono ubriachi alla guida, per evitare di avere questa "grave violazione" sul mio casellario giudiziario.
  • contestare e andare di fronte al giudice.
Il vostro blogger di riferimento sceglia la seconda che ha detto. E decide di andare a fare il corso insieme a alcolizzati e drogati (per un'inversione a U). Quando pero' le autorita' lo informano che non potra' andare nella sede vicina a casa sua a fare il corso, ma in una sede in un quartiere dove ammazzano una persona un giorno si' e l'altro pure, il blogger qui presente opta di pagare un'aggiunta per farsi il corso online seduto comodamente a casa sua.

Alla fine il vostro Demonio fa il corso online. 4 ore e 45 di regole della strada. Da notare che PRIMA di fare il corso, il vostro fa un pre-test di valutazione e ottiene un punteggio del 94%. Alla fine del corso (su sistemi di fissaggio per bambini, le regole sulle cinture di sicurezza, come frenare con ABS, gradi di alcohol nel sangue, droghe e menate varie), il vostro fa l'esame finale e ottiene 100%.

Ecco, ma un dubbio resta, visto che in 4 ore e 45 non c'e' stata una-menzione-una di inversioni a U: sono illegali????

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