26/06/11

Studio GEAR sull'efficacia dell'abbigliamento motociclistico in caso d'incidente

Qui in America l'abbigliamento tecnico da moto e' quasi sconosciuto. Al massimo un giacchettaccio di pelle (che comunque puo' proteggere nel caso di scivolate), e basta. Quante volte qui vedo furboni in canottiera e pantaloni corti sulle loro Harley, senza casco.. Ma quante volte ho anche visto in Italia motociclisti o scooteristi a torso nudo d'estate...Basta una scivolata e non oso immaginare cosa possa succedere alla loro pelle al contatto con l'asfalto, anche solo a 20 km/h (e molto raramente si va a 20 km/h...)

Incidente, scultura di Duane Hanson, 1967. Da qui.
A conferma delle mie convinzioni, la settimana scorsa l'Universita' di Sidney in Australia e il Georgia Institute for International Health hanno pubblicato i risultati dello Studio GEAR sull'efficacia protettiva dell'abbigliamento tecnico motociclistico nel caso d'incidenti. A detta dei promotori, questo sarebbe il primo studio di questo tipo. Non so se sia vero, ma personalmente non ricordo di aver letto dati precisi come questi in passato.
Era da tanto che non mi occupavo di prodotti motociclistici, e la rubrica motoconsumatore languiva. Siccome non ho visto articoli o post in italiano che riportassero i risultati di questo studio, ve li riporto io.

Studio GEAR: obiettivi e modalita'
L'obiettivo dello studio GEAR, diretto dalla dott.ssa Liz de Rome, era di verificare se, e in che misura, indossare abbigliamento tecnico - e in particolar modo quello con protezioni rigide o semirigide su spalle, gomiti, mani e ginocchia - diminuisca le probabilita' che il motociclista si faccia male in modo grave. Non si parla di casco, perche' l'efficacia del casco e' gia' stata ampiamente dimostrata (anche se qui in Illinois da questo orecchio non ci sentono...)

Lo studio e' stato effettuato su un periodo di 12 mesi, durante i quali la Dott.ssa de Rome ha contattato il maggior numero possibile di motociclisti o scooteristi coinvolti in un incidente, per capire se 1) fossero rimasti feriti; 2) indossassero abbigliamento motociclistico; 3) indossassero anche protezioni. E' importante sottolineare che lo studio e' stato condotto su 12 mesi: come sappiamo bene tutti, anche il sostenitore piu' convinto dell'uso dell'abbigliamento tecnico puo' cedere al richiamo del pantalone corto o della maglietta per andare al mare o dal giornalaio sotto casa...Si sono presi in considerazione anche fattori come la velocita' alla quale l'incidente e' avvenuto, l'eta' del motociclista, gli ostacoli contro i quali si e' eventualmente sbattuto.

Studio Gear: i risultati
I risultati dello studio sono abbastanza in linea con le aspettative, anche se ci sono un paio di sorprese.
  • I motociclisti che in caso d'incidente indossano abbigliamento tecnico di qualsiasi tipo (con o senza protezioni) hanno MENO probabilita' di finire all'ospedale rispetto a chi NON indossa abbigliamento tecnico. Nessuna sorpresa qui.
  • I motociclisti che indossano abbigliamento con protezioni hanno probabilita' estremamente basse di riportare ferite alle parti del corpo protette. Esempi:
    • Il motociclista con un giubbotto con protezioni ha il 23% di probabilita' in meno di riportare una ferita, rispetto al motociclista senza giubbotto, e il 63% di probabilita' in meno di avere ferite aperte (tagli, sbucciature).
    • Chi indossa guanti con protezioni ha il 45% di probabilita' in meno di riportare una ferita alle mani rispetto a chi non indossa guanti, e il 73% di probabilita' in meno di avere ferite aperte. 
    • Chi indossa pantaloni con protezioni al ginocchio ha il 39% di probabilita' in meno di riportare una ferita, e il 91% di probabilita' in meno di avere ferite aperte alle gambe.
  • I dati riguardanti l'uso degli stivali da moto sono molto interessanti: 
    • Chi indossa stivali da moto ha il 45% di probabilita' in meno di riportare ferite ai piedi e alle caviglie rispetto a quelli che usano scarpe normali che NON sono stivali. La cosa interessante e' che chi indossa qualsiasi tipo di stivale, da moto o non, ha il 53% di probabilita' in meno di avere danni ai piedi rispetto a chi indossa scarpe da tennis o scarpe "normali". Pensateci la prossima volta che vi mettete le vostre Nike per andare al mare. 
  • Niente sembra suggerire che le protezioni possano ridurre il rischio di fratture, purtroppo.
  • Cattivissime notizie riguardo la qualita' dell'abbigliamento tecnico: il 29% dei giacchetti, il 28% dei pantaloni, e il 25% dei guanti tecnici coinvolti in incidenti non ha funzionato come si deve. Il che indica che c'e' parecchio bisogno di controllo di qualita'...
In calce a questo post c'e' un video, in inglese, nel quale la Dott.ssa Liz de Rome spiega le modalita' e i risultati dello studio. E qui sotto vi metto anche i link alle mie vecchie comparative di varie categorie di prodotti motociclistici...nel caso vi sia venuta voglia di comprare qualcosa...

23/06/11

Pin-up Friday/6

Dopo la parentesi di cartone della settimana scorsa, ritorniamo alle pin up di carne. E in carne: una delle cose che adoro della cultura Rockabilly americana, e delle retro Pin-up, e' che le donne sono donne vere, formose, e non quegli steccoli amorfi che ci propongono i minorati stilisti (cliccate il link dopo questa foto per vederne altre della stessa modella).



22/06/11

Facce da moto (e moto)

L'altro giorno vi avevo parlato della mia partecipazione al raduno Freedom Ride 2011. Vi avevo detto che c'erano gente e moto particolari per me, ma tipiche del paesaggio motociclista americano. Ecco le prove (cliccate sotto questa foto per vedere le altre).



Morte di una strada

Cars ha spiegato in tre minuti com'e' morta la Route 66. Io qui, nell'ultima puntata della serie dedicata alla storia della Route 66, vado un po' piu' nel dettaglio, se v'interessa (eh si', la Route 66 l'hanno ammazzata i nazisti).

20/06/11

Un amore

"E intorno, sotto la pioggia, ancora immobile, la grande citta' che fra poco si svegliera' cominciando ad ansimare a lottare a contorcersi a galoppare su e giu' paurosamente, per fare, disfare, vendere, guadagnare, impossessarsi, dominare, per una infinita' di voglie e accanimenti misteriosi, di cose meschine e grandi, lavoro, sacrifici e afflizioni infiniti, e impeti, e volonta' che rompono, muscoli e scatti mentali, possessione e dominio, avanti avanti!"
E' una Milano in piena espansione quella protagonista di Un amore di Dino Buzzati, una Milano che deve ancora diventare potabile, ma il cui ritmo che va accelerandosi l'autore sembra mal digerire.

Io ho un amore sconfinato per i testi di quest'uomo. La sua capacita' di evocare sensazioni nitide, struggenti, con un uso dell'italiano cosi' preciso da farmi fermare a volte per gustarmi le parole nella mia testa, ammirato (il protagonista che sente dalla strada "echi di alterchi". Echi di alterchi, porco cane: ma lo sentito quanto e' bello, e quanto e' preciso? Non ode gli alterchi, ma gli echi di alterchi...)

Ragazza con la minigonna, Buzzati, 1968
In Un amore, del 1960, Buzzati parla dell'ossesione di un grigio architetto quarantanovenne milanese di successo per una puttanella di 19 anni, non particolarmente bella, non particolarmente aggraziata, ma che attraverso continue e ovvie (per tutti, ma non per lui) menzogne lo irretisce. Dorigo, (sicuramente non casuale l'assonanza con Drogo del Deserto dei Tartari) il protagonista della storia, sa di essere solo "il borghese agiato che pagava", e di non avere alcun vero ruolo nella vita di Laide (un nome che evoca la laidita' dell'animo della protagonista). Ma non puo' farne a meno.

Gia' nel 1949 Buzzati aveva trattato di amori non corrisposti in Inviti superflui, un piccolo capolavoro che non mi stanco mai di leggere (il racconto e' leggibile integralmente qui). Ma in Un amore il registro e' diverso: c'e' la consapevolezza di avere a che fare con una puttanella. Il centro dell'attenzione non e' sull'amore, ma sulla disperazione di un quasi cinquentenne, e sulla sua consapevolezza di aver perso la testa per una "maschietta" (termine usato nel libro) e di essere lo zimbello di tutta Milano.

"Ora si accorge che, per quanto egli cerchi di ribellarsi, il pensiero di lei lo perseguita in ogni istante millimetrico della giornata, ogni cosa persona situazione lettura ricordo lo riconduce fulmineamente a lei attraverso tortuosi e maligni riferimenti. Una specie di arsura interna in corrispondenza della bocca dello stomaco, su su verso lo sterno, una tensione immobile e dolorosa di tutto l’essere, come quando da un momento all’altro può accadere una cosa spaventosa e si resta inarcati allo spasimo, l’angoscia, l’ansia, l’umiliazione, il disperato bisogno, la debolezza, il desiderio, la malattia mescolati tutti insieme a formare un blocco, un patimento totale e compatto".

Il libro fece scalpore quando apparve, perche' molto grafico nel raccontare l'ossessione di un uomo adulto per questa ragazzina dal corpo non ancora formato (infiniti i riferimenti alle sue "tettine"), e perche' decanta l'amore per la prostituzione e denuncia l'ipocrisia borghese che spinge a negare i piaceri della carne. Il fatto che il libro fosse autobiografico non aiuto' (tre anni dopo la pubblicazione del libro Buzzati sposo'una donna di 35 anni piu' giovane, Almerina Antoniazzi, e la storia del libro riflette aspetti di questa storia d'amore). 

"Tutti gli sforzi tutti i segreti pensieri si concentrano su quella cosa sola ma e' una cosa tabu' e nessuno ne osa parlare e cosi' quando uno fa un regalo a un amico anche se generoso gli regala magari un oggetto d'arte un'automobile uno "yacht" ma non gli offre mai l'occasione di possere una bellissima puttana no la cosa che sarebbe piu' gradita da tutti non si offre mai e anche i miliardari che invitano gli amici nei loro palazzi e nelle loro ville gli offrono cibi squisiti liquori e champagne in quantita' spendono centinaia di migliaia di lire per rallegrarli ma mica che si sognino di fargli arravare in camera una bella pupetta pronta ai comandi eppure quello e' il massimo desiderio di tutto soprattutto verso sera tutti pensano a quello ma nessuno lo dever sapere si nasce e si cresce e si invecchia e si muore come se l'amore fisico fosse si' una cosa piacevole ma non tanto importante anzi, e invece e' la piu' importantissima di tutto...".
(La punteggiatura e' quella originale).

Verrebbe da fare della facile ironia e chiedersi se per caso Un amore non sia il libro preferito del nostro Presidente del consiglio, ma sarebbe dell'ironia stolta.

Baubau, Buzzati
Alcuni critici e molti lettori ritennero che il libro si staccasse troppo dalle tematiche che Buzzati aveva trattato ne il Deserto dei Tartari e nei suoi numerosi racconti. In realta' e' una critica sbagliata, e forse fu usata in modo strumentale solo per respingere un testo "sconcio". Le tematiche care a Buzzati ci sono tutte, infatti: l'attesa snervante per un cambiamento che non arriva; l'incapacita' a comunicare; la consapevolezza della propria solitudine. Con alcune differenze: quando Buzzati scrive il Deserto dei Tartari ha 33 anni, e ancora la vita di fronte a se'. La percezione del tempo che passa e' presente, ma non ha ancora fatto strage della vita dell'autore. In Un Amore, Dorigo (Drogo?) sa che la fine e' vicina, sa di essere fuori tempo massimo, e si arrende. E poi qui c'e' Milano.

"..l'enigmatico cuore della sua citta' che nessuno di solito vede, fra squallidi e fortissimi scenari, attraverso gli scrostati fumigosi cortili stillanti di pioggia, fra i riverberi del lusso, negli antri degli antichi palazzi, giu' per gli interminabili corridoi di linoleum, negli angoli delle catacombe del vizio, fra cigolii di pneumatici, frastorno di tornii, urla, pianti e risate, andirivieni di uomini instanscabili e stanchi, affrettati baci, ombre di avventurieri controluce, camici verdi di chirurghi, agguati telefonici, un folle rimescolio di desideri, sforzi e illusioni che brucia confuso nella folla la quale arriva riparte si mescola inzalca si rompe e sparisce mentre un'altra identica folla si avventa e sprofonda nel gorgo". 

Anche quando Buzzati descrive il senso delle occasioni perdute, dell'impossibilita' di tornare indietro e recupare il tempo che passa, e' la citta' a fornire le immagini: "come uno che passa dinanzi a una meravigliosa vetrina senza badarci e solo quando e' gia' lontano capisce quante belle cose c'erano e torna indietro di corsa ma quando arriva spengono le luci e tirano giu' le saracinesche".

Laide, la "maschietta" amata da Dorigo e' proprio come Milano: sfacciata, impudente, bruttina, ma bellissima per chi sa guardarla. Buzzati lo dice espressamente: "in lei, Laide, viveva meravigliosamente la citta', dura, decisa, presuntuosa, sfacciata, orgogliosa, insolente. Nella degradazione degli animi e delle cose, fra suoni e luci equivoci, all'ombra tetra dei condominii, fra le muraglie di cemento e di gesso, nella frentica desolazione, una specie di fiore".

Io ve lo dico: Un Amore e' un libro che colpisce, come solo la vostra citta' sa fare, quando si lascia davvero vedere.

Duomo di Milano, Buzzati, 1952

19/06/11

Adunanza

Il mio assoluto disprezzo per le adunanze di massa e le manifestazioni di esaltazione collettiva mi ha sempre portato ad evitare le assemblee politiche di piazza, nelle quali centinaia di migliaia di persone che la pensano tutte allo stesso modo si muovono come indemoniate strillando slogan che risultani barbari indipendentemente dalla bonta' dei contenuti. Per lo stesso motivo ho sempre bazzicato molto poco gli stadi per le partitite di calcio, i club sportivi o intellettuali nei quali l'appartenenza e la lealta' sono misurati dal non avere sfumature di pensiero su un dato argomento, o dal possedere un determinato oggetto.

Questo mio rifiuto si e' esteso sempre anche alla moto: fino al mese scorso non avevo mai partecipato a raduni motociclistici, e quando l'ho fatto e' stato piu' per interesse antropologico (quello di uno straniero che vuole apprendere i costumi della terra che lo accoglie) che per volonta' di sentirsi parte "di un gruppo". 

La moto, l'ho sempre detto, e' onanismo. La si pratica da soli. 

Pero' quanto un paio di giorni fa Ryan, l'uomo che sussurrava alle motociclette, mi ha invitato a partecipare a un raduno di motociclisti americani che avrebbe coinvolto migliaia di motociclette, ci ho messo un nanosecondo per accettare. Anche perche' il modo in cui Ryan me lo ha presentato non ammetteva defezioni: sara' l'occasione perfetta per vedere un bello spaccato di Americana: migliaia di moto, individui animati da sano e vero patriottismo, il tutto viziato dal tipico ciarpame Harley Davidson. Non puoi non venire. 

E infatti sono andato. E se da un lato confermo il piu' profondo disprezzo per queste adunanze oceaniche, dall'altro ho avuto paura delle mie emozioni. 2900 moto in fila per partecipare a una motociclettata di 15 km per celebrare i caduti americani nelle guerre medioorientali, passando per piccoli villaggi del Mid West con centinaia di anziani, bambini, giovani che ti salutano sventolando bandiere dai bordi delle strade. Vecchietti con il loro cappello John Deer e la loro camicia plaid a quadri rossi che vengono a toccarti per benedirti e ringraziarti di ricordare i loro figli e nipoti morti. 

No. La mia opinione nei confronti delle adunanze non e' cambiata. Le disprezzo ancora, forse di piu'. Di sicuro pero' capisco meglio come possano dare un senso di appartenenza a individui spesso ai margini della societa'. Ma non nascondo che sentire questa nazione parlare di liberta' contando e celebrando i suoi caduti, fa tutto un altro effetto che sentire De Magistris parlare di "Napoli liberata" dopo la sua elezione. Soprattutto quando ci si trova di fronte a un muro di centinaia di metri, nero come la disperazione dei genitori che piangono i loro figli, ricoperto di nomi di caduti. E si vede un bambino di 5 anni indossare un vecchio gilet di pelle, visibilmente troppo grande per lui, con il nome di un padre motociclista morto in chissa' quale deserto per difendere una parola che da noi De Magistris usa per parlare di Napoli. 

Le parole sono importanti. Qui sanno ancora morire per difenderne il significato (o almeno, per difendere quello che loro interpretano come il giusto significato).

Detto questo, c'era davvero una caterva di disadattati e di moto allucinanti. Postero' le foto...

16/06/11

Pin-up Friday/5

Per l'odierna Pin-up Friday andiamo un po' fuori dai sentieri battuti nelle settimane scorse. Vi propongo infatti non una, non due, non tre, ma ben...8 pin-up! Solo che sono tutte vintage e tutte disegnate.

Alcuni sostengono che il fenomeno pin-up nasca verso la fine dell''800, con disegni di donne quasi sempre in biancheria, in pose che diventeranno classiche e che verrano poi copiate e riprodotte in fotografia all'inizio del XX secolo. Altri ritengono invece che nasca solo nel XX secolo, direttamente con le foto. Quello che si sa con certezza e' che il termine Pin-up appare negli anni '40 del secolo scorso per indicare quelle foto o quei disegni che si appendevano (pin-up, appunto) nelle camere o negli armadietti...il famoso paginone centrale di Playboy, con la grande foto da staccare e appendere, non fara' altro che rafforzare questa tradizione.

Le Pin-Up non nascono associate ai motori: sono semplicemente immagini di sex symbol dell'epoca ritratte in pose considerate sexy e audaci per quegli anni (pose che ora sono da educanda). Oppure donne in situazioni allora considerate sconvenienti e quindi "sexy". Il connubio pin-up/motocicletta entra in scena proprio per questo secondo motivo: donne che andavano in moto c'erano, ma erano davvero pochine, per cui i disegni e le foto di donne e moto erano considerati molto sexy.

Da notare che fin da subito si propongono due filosofie molto diverse nel fotografare donne e moto. Da un lato si propongono donne che la moto la guidano davvero, sono indipendenti, vivono la motocicletta, non solo un mero accessorio. Queste donne sono raramente ignude, perche' ignudo in moto, a meno che tu non sia un coglione come questo, non ci vai.  Dall'altro ci si limita a presentare donne mezze nude in pose inverosimili, sdraiate sul parafango, piegate sul manubrio, a gambe larghe sulla targa, oppure intente a lavare la moto indossando la giarrettiera (un altro classico).

Qui sotto vi ho messo disegni di entrambi i tipi. Personalmente trovo piu' sexy la donna che guida la moto: anche perche' preferisco lavarla da solo la moto per evitare graffi. Voi?










14/06/11

L'approssimazione e l'ignoranza di (alcune?) imprese italiane

Napole(t)one Luca Luciani
Molti di voi ricorderanno il famoso video del manager TIM, Luca Luciani, che cercando di motivare i proprio impiegati, li invitava con cipiglio duro a fare come Napoleone a Waterloo. Secondo questo manager d'assalto, infatti, Napoleone (lui lo chiamava NapoleTone, ma vabbe') a Waterloo avrebbe conseguito la sua piu' bella vittoria. Sottolineo che Luciani all'epoca guadagnava 844mila Euri all'anno.

Ricordo che rimasi colpito non solo per l'errore madornale (capita anche ai migliori), ma anche e soprattutto perche' il nostro dimostrava grosse difficolta' di espressione e una scarsa padronanza di linguaggio in italiano (figuriamoci a fare presentazioni in altre lingue). Se l'ignoranza storica non implica di per se' scarse capacita' manageriali, certamente la mancanza di capacita' comunicativa per un manager di alto livello e' molto grave. Nonostante questo Luciani venne poi promosso a Direttore Generale di Telecom Italia, e di lui ho poi perso le tracce (anzi: volli perdere le tracce, perche' io e i miei congiuntivi guadagnamo molto meno, e francamente questa cosa mi fa parecchio incazzare).

Vi parlo di questa cosa ora, a tre anni dall'accaduto, perche' mi e' venuta a mente leggendo una notizia du Italian Motor, un bel blog di un inglese appassionato di moto italiane. E' accaduto questo: Motociclismo, il giornale piu' importante di motociclismo (doh!), pubblica una comparativa molto particolareggiata tra sette moto enduro (qui alcuni video e la presentazione di Motociclismo). Il nostro blogger la compra e si aspetta di trovare la performance della Moto Guzzi Stelvio (di cui il nostro lettore Jigen aveva parlato bene proprio qui sul Demonio) e vedere come va rispetto alla concorrenza giapponese, austriaca, inglese e tedesca.

Bene, la Moto Guzzi, l'italiana, non c'e'. Com'e' possibile?

Spiega Motociclismo in un piccolo riquadro leggibile ingrandendo la foto qui a sinistra (presa sempre da qui) che la Guzzi e' un'assente ingiustificata: "manca nella comparativa la contendente italiana; abbiamo chiesto alla Moto Guzzi la Stelvio 8V NTX [...], ma la moto ci e' stata consegnata con estremo ritardo, quando ormai ci trovavamo gia' in Sicilia". 

Ora: Yamaha, Honda, Triumph, KTM, BMW hanno TUTTE messo a disposizione dei tester le loro moto. In Moto Guzzi evidentemente credono di poter fare un po' come cazzo par loro, e/o non credono di aver bisogno di aiuto per vendere le loro moto (siccome vendono tanto, nevvero?). Oppure, semplicemente, si tratta di un'azienda nella quale manca un management coi coglioni.

Ecco, io m'immagino cosa potrebbe accadere dopo una roba del genere in un'azienda americana (o francese; o giapponese; o tedesca...) all'addetto marketing con la responsabilita' di fare in modo che Motociclismo (non il giornale dell'oratorio, ma IL giornale che orienta il mercato italiano) riceva questa benedetta moto in tempo. Provo ad immaginarlo, ma in realta' non ci riesco. Perche' in NESSUNA azienda americana ne' giapponese si potrebbe creare un ambiente nel quale fosse anche solo concepibile una cosa del genere (le aziende francesi e tedesche non le conosco).

Non sto esagerando, ragazzi. Errori madornali se ne fanno tutti, ma questo tipo di cose qui denota solo una completa mancanza di professionalita: mancare una roba del genere puo' essere quantificato tranquillamente e con precisione, in migliaia di moto vendute IN MENO. Cioe' migliaia di euro di ricavi IN MENO. Cioe' centinaia di posti di lavoro in pericolo. Quante persone credete che, leggendo una roba del genere su quel giornale, decidano di NON comprare la Guzzi? Se questo e' il modo in cui cercano di vendere le moto, figurati poi come possono trattare il cliente: non e' un pensiero difficile da maturare, no?

Ignoranza, mancanza di rispetto per se stessi e il proprio lavoro, approssimazione: questo e' quello da cui sono fuggito. Credo abbia ragione il pizzaiolo quando mi dice di non tornare.

Piccola postilla. Motociclismo alla fine della comparativa non dice quale moto sia la migliore. Valgono qui le osservazioni che gia' feci un paio d'anni fa a proposito di questa rivista e delle sue concorrenti straniere. Le riviste italiane di settore non danno MAI un'opinione chiara, mai un consiglio definito: evidentemente l'incapacita' - o il bisogno di tenere cari gli inserzionisti tutti - impedisce di essere onesti. Ecco perche' smisi di comprare quel giornale, e - obtorto collo - cominciai a leggere Motomag, un giornale francese. Anche questo e' un aspetto della metastasi italiana.

Aggiornamento interessante: un mio commento su motoblog.it, in calce a un articolo su Moto Guzzi, nel quale raccontavo quanto avvenuto, e' stato cancellato senza motivi e senza spiegazioni. Sicuramente una coincidenza...

13/06/11

Arretratezza americana

Ci sono due cose sulle quali l'America e' profondamente indietro rispetto alla maggior parte dell'Europa sviluppata e al Giappone: la telefonia e i sistemi di pagamento.

Mi spiego: e' quasi impossibile a Chicago, New York, Los Angeles non avere almeno due, tre chiamate su dieci (fatte o ricevute) che o sono interrotte perche' si e' perso il segnale o che non si riescono a fare perche' non si riesce a prendere la linea. Spessissimo poi si chiamano cellulari, il telefono pare squillare, ma in realta' dall'altra parte non squilla una fava: il che implica che tu sei convinto che l'altra persona vedra' la tua chiamata ("ehi, il telefono squillava"), mentre l'altro telefono non ha proprio squillato. Le litigate che ho fatto con mia moglie durante i primi mesi per questo motivo non ve le racconto.

In alcuni edifici poi - per esempio a casa mia - e' impossibile avere segnale. Impossibile. E la mia non e' un'eccezione, ve lo assicuro.

Francamente il sistema telefonico e' da terzo mondo. (E la superiorita' del blackberry sull'iphone in queste situazioni e' schiacciante: col blackberry con una barra di segnale si riesce a far tutto. Con l'iphone segno delle croce e/o bestemmie, a scelta vostra).

Poi c'e' l'arretratezza imbarazzante dei sistemi di pagamento. In Belgio, gia' dal 2001, potevo fare ogni tipo di pagamento o versamento bancario via internet. Non credo di aver mai messo piedo alle poste per pagare alcunche' dal 1998 (capito Italia?) data in cui mi trasferii a Bruxelles. E non credo di aver mai dovuto pagare con un assegno.

In America, la punta di diamante del mondo occidentale, armatevi di assegni e di tanto cash. E scordatevi un sistema di pagamenti su internet come in Belgio. Fermi: ovviamente si puo' fare parecchio con la carta di credito (ma aumenta il numero di ristoranti che non l'accetta...). Non e' un caso che il commercio elettronico qui vada fortissimo. Ma provate a fare un versamento dal vostro conto corrente a quello di vostra moglie. O provate a fare un versamento internazionale. Auguri.

Voglio dire: in tutti i negozi potete ancora trovare i portafogli enormi per ospitare il libretto degli assegni! E in alcuni casi il pagamento con assegno e' imposto: per alcuni servizi delle compagnie TV, o per comprare un'auto. Ogni volta che ricevete una fattura (della compagnia telefonica, della tv via cavo, della carta di credito), viene acclusa una busta gia' affrancata nella quale inserire l'assegno da inviare per posta per pagare. Come ai tempi dei Medici in Toscana, maremma impestata.

Poi certo, ci sono mille cose che funzionano meglio. Ma non riesco a capacitarmi dell'arretratezza in queste due cose. E' come incontrare un uomo dello spazio che usa ancora la miscela al 2% per la propria astronave. Boh.

12/06/11

Gli anni di gloria della "Strada Madre"

Lo sapete quando furono gli anni d'oro della Route 66? Lo sapete che c'entra John Steinbeck con la Route 66 e il nomignolo "Mother Road"? Lo sapete di quale fu il primo successo di Nat King Cole, e cosa c'entra con la Route 66? E lo sapete quante cover ne esistono, dai Rolling Stones ai Depeche Mode?

Se v'interessano, le risposte sono qui.

09/06/11

Pin-up Friday/4

Stavolta forse vi spiazzo con questa foto, molto diversa dalle precedenti. Non ci sono seni prosperosi, non c'e' nudita'. Ma si resta in ambiente donne e motori, con il sedile di una hot rod a fare da sfondo per questa bellissima foto scattata da Viva Van Story, una fotografa molto famosa nel mondo delle pin up, del burlesque e dei motori. Se in libreria vi capitasse tra le mani uno dei suoi libri di fotografie, dateci un'occhiata: le foto sono davvero bellissime.

La storia della Route 66/2: il sogno di Cyrus Avery

E' online su Route 66 in moto la seconda parte della storia della Route 66, per chi fosse interessato...

"Cyrus Avery. Alzi la mano quanti di voi conoscono questo nome. Pochi, immagino. Eppure e' a lui, alla sua determinazione, e alla sua abilita' come negoziatore politico che si deve la creazione della Route 66 e la nascita di un mito".

Continua


08/06/11

"Non l'hai capito, e' per questo che non ti e' piaciuto"

La frase del titolo e' una frase che mi sento ripetere spesso, quando dico che un determinato libro non mi e' piaciuto. "Ma guarda che non l'hai capito, il libro e' bellissimo". Pare sia un dogma. All'inizio ci perdevo anche del tempo a spiegare che guarda, no, io l'avrei anche capito il senso, la morale, la lingua, ho capito tutto. Ma mi fa sempre schifo. E allora arrivava l'altra frase, quella che mi faceva capire che l'interlocutore era ovviamente un mentecatto: "ah, ma allora non hai gli strumenti intellettuali per apprezzarlo".

Ovviamente sono soprattutto i lettori e/o gli esportoni di sinistra che ragionano in questo modo. Pensi che la coscienza di Zeno sia una cagata pazzesca? Non l'hai capita, e' impossibile che quel libro non piaccia, e' un capolavoro della letteratura italiana. Pensi che i libri di Moravia siano buoni solo come carta da culo? Sei un fascista che non capisce nulla. Pensi che la Yourcenar potrebbere essere letta ai detenuti delle prigioni islamiche come strumento di tortura, da quanto spacca i coglioni? Non hai gli strumenti intellettuali per apprezzarli. Dici che Accabadora della Murgia FA SCHIFO: no, la lingua e' sublime ed e' molto poetico, e tu sei solo un coglione a non averlo capito.

Ma puppatemi la fava, vai.

Ora poi c'e' anche la nuova moda (in realta' e' un ritorno all'antico) di dire che i lettori dovrebbero stare un po' zittini. E arriva tra l'altro da una giornalista/critica dalla quale non me l'aspettava questa cagata. In molti pare che, come me, non abbiano capito il senso del suo post, a suo dire. La critica in questione non viene sfiorata dal dubbio che forse si e' spiegata male o ha solo detto una cazzata (capita a tutti).

E allora per me ha ragione chi dice solo sticazzi. Perche' leggendo alcune discussioni italiane sulla letteratura mi pare solo di stare a sentire un'immensa "supercapsula".

PS: ovviamente so che si scrive "supercazzola", senno' che pisano sarei. Ma siccome io da piccolo chiedevo a mio padre "la supercapsula", io la chiamo cosi'. C'e' problema?

05/06/11

Storia della Route 66/1

Soulsby Station, 1926, la stazione di servizio piu' vecchia dell'Illinois. 
La strada piu' famosa del mondo nasce ufficialmente l'11 novembre 1926, con la proclamazione da parte dello US Bureau of Public Roads. Ma la sua storia comincia a muovere i primi passi una ventina d'anni prima, spinta da un bisogno molto semplice e ancora attuale ovunque (si pensi alle discussioni in Italia sulla TAV...): quello per migliori infrastrutture.

Nei primi anni del XX secolo l'America era attraversata da una ragnatela di numerose strade in terra battuta, che collegavano le citta' piu' sviluppate della costa orientale agli avamposti del famoso West non ancora del tutto domato. In molti casi queste strade erano ancora i vecchi cammini percorsi dai coloni nella loro conquista del West, o addirittura i cammini che gli indiani d'America avevano percorso per secoli prima di essere sterminati dai nuovi arrivati.

Clicca qui per continuare a leggere.

04/06/11

Pupi e musica

Io la mia parte la sto facendo. Alcuni espertoni dicono che ci sono prove che dimostrerebbero che se tu fai ascoltare al pupo in pancia una certa canzone con costanza, alla stessa ora, molte volte prima della nascita, il pupo quando nasce non solo la riconosce, ma ci si addormenta anche.

Tentare non nuoce, e io sono mesi che - piu' o meno regolarmente - sparo in panza di mia moglie alle 9 in punto di sera (quando il pupo e' piu' arzillo) Like a Stone degli Audioslave e Under the Bridge dei RHCP. Recentemente ho anche aggiunto Don't stop me now dei Queen

L'idea e' che se me lo devo puppare io per farlo riaddormentare, allora tanto vale ascoltare musica che mi piace no? Che se poi mi viene fori 'r figliolo che ni garba Gigi D'alessio almeno 'un sara' corpa mia, deh.

02/06/11

Pin-up Friday/3

Per il terzo appuntamento con il pin-up Friday, dopo la rossa di due settimane fa e la bionda della settimana scorsa, eccoci alla mora. Ma e' una mora particolare: vi voglio infatti far conoscere Masuimi Max, una modella di madre coreana e padre tedesco molto conosciuta tra gli estimatori delle pin-up retro e del burlesque. Come si fa giustamente notare sul suo sito, Masuimi ha la particolarita' di sembrare o una porca assurda o un angelo del paradiso (lei non usa queste parole sul suo sito, ma insomma, vuole dire questa roba qui), a seconda di trucco e parrocco. E' per questo che vi posto varie foto della signorina in questione, cosi' protrete apprezzarne il carattere istrionico (!). Un'altra particolarita' di questa prova dell'esistenza del buon Dio e' che a seconda delle foto e del trucco, si nota di piu' il suo sangue asiatico o il suo sangue tedesco.

Beati gli amici suoi...Enjoy.








Deus ex machina

Ci capitai per caso durante il mio viaggio di nozze in Australia: Deus ex Machina, un enorme negozio di abbigliamento, motociclette fatte su misura, ristorante, meccanico. Una figata pazzesca. Presi un paio di t-shirt, niente di piu', ma mi ricordo che pensai che una roba del genere sarebbe il sogno di una vita.

Se siete a Sidney (citta' meravigliosa) andate a farci un giro anche se non siete appassionati di moto. Merita!


Deus - Camperdown, Sydney from Deus Customs on Vimeo.

Via Motorcycle Photo of the day

01/06/11

La mia Honey Badger su Rocket Garage

Orazio di Rocket Garage ha incluso la mia XR1200X Honey Badger sul suo (fantastico) blog. Qui.  Se vi piacciono le moto (e in particolar modo le cafe racer), le belle donne (e in particolare poco vestite, e su motociclette) e il Rockabilly, quel blog e' da seguire.

Sondaggio veloce per i lettori: mi aiutate?

Quale di queste tre intestazioni preferite per il nuovo blog Route 66 in moto?

Questa qui sotto o queste? 

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