30/10/09

Le origini di Halloween

Halloween non è una festa di origini americane e non ha niente a che fare con il Diavolo.

Circa 2000 anni fa, i celti che occupavano le terre di Irlanda, Francia del Nord e Regno Unito attuali celebravano il primo Novembre come l’inizio del nuovo anno. Quella data coincideva con la fine dell’estate e del raccolto, e con l’inizio dell’inverno, un periodo da sempre associato con la morte, se non altro per motivi agricoli.

Il 31 Ottobre (quindi l’ultimo giorno del loro calendario), i celti celebravano un festival chiamato Samhain. A Samhain i confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventavano permeabili: gli spiriti e i morti riuscivano a passare nel mondo dei vivi, e a danneggiare le piantagioni. Non solo: la presenza di spiriti e di morti rendeva più facile per i Druidi – i sacerdoti – predire il futuro.

Per celebrare questa notte particolare, i Druidi accendevano degli enormi falò. I celti vi si radunavano attorno, indossando teste e pelli di animali (i primi costumi), bruciavano sementi, sacrificavano animali per ingraziarsi gli spiriti e i morti.

I Romani che dominarono queste terre per circa quattrocento anni (I-V secolo d.C), continuarono a celebrare Samhain, ma le affiancarono due festività tipiche romane: i Feralia, celebrati a fine ottobre, per commemorare i morti, e il giorno dedicato a Pomona, la dea della frutta.

Dopo i romani, arriva la Chiesa cattolica. Già nel VII secolo il Papa Bonifacio IV aveva scelto la data del primo novembre per celebrare tutti i Santi. Questa celebrazione, nella popolazione dei territori celtici di allora, vene chiamata Alholowmesse, o All-hallowes, o All hallowmas.

Ci si cominciò a riferire al giorno prima, il 31 Ottobre, come a All-hallows Eve, e cioe’ la vigilia di All-Hallows, appunto. Da lì a Halloween il passo fu breve.

Halloween in America
Halloween sbarca in America con l’arrivo dell’immigrazione europea. In New England le celebrazioni partono in sordina, a causa del puritanesimo degli immigrati. Nel sud invece, Halloween prende piede quasi subito, e con lo spostarsi della frontiera interna verso ovest, si mischia anche a tradizioni, usi e costumi degli indiani d’America.

È qui che nasce l’Halloween in versione americana: i vicini si riuniscono, si celebra il raccolto appena finito, si raccontano storie di morti, ci si predice il futuro. Si comincia anche ad andare casa per casa a chiedere “dolcetto o scherzetto”: è un’evoluzione di quello che accadeva in Inghilterra secoli prima, quando, durante le festività, i poveri chiedevano la carità, e ottenevano dai ricchi dei dolcetti (soul cakes, dolci dell’anima), in cambio di preghiere per i loro morti.

A metà del 1800, Halloween non è ancora una festa nazionale. Ma nel 1846, la carestia delle patate in Irlanda dà il via a una massiccia immigrazione irlandese: milioni e milioni di discendenti dei celti arrivano negli USA e il gioco è fatto.

Ai giorni nostri gli americani spendono 7 miliardi di dollari per Halloween.

28/10/09

Kindle e il pdf

In questi giorni ho parecchio aggeggiato con il mio Kindle2, e posso dire che:

  • i file pdf miei che ho convertito tramite un programmino gratuito che si chiama mobipocket si vedono benissimo (istruzioni qui, ma mi raccomando, scaricate la versione "publisher", perche' altrimenti non funziona). Ora ho tutta la biblioteca Wu Ming sul Kindle. (Per chi non lo sapesse, tutti i libri e i racconti dei Wu Ming sono scaricabili gratuitamente e legalmente sul loro sito: qui).
  • Ho convertito anche un paio di file word, e anche quelli si vedono bene. Si perde, forse, un po' di formattazione (un'indentazione qui, uno spazio tra i paragrafi la'), ma il tutto funziona molto bene.
Vois-la.

Carriere alternative

L'incisore di zucche (e molto altro). Qui.


26/10/09

V-Visitors

Chi, come me, e' figlio degli anni '80 non potra' aver dimenticato la scena in cui Diane, leader dei Visitors, svela la sua vera natura mangiando un topo.



Fu per me un momento decisivo: m'innamorai della fantascienza, dei serial televisivi, dei computer. Avro' imbrattato non so quanti libri, quaderni e banchi di Scuola con la V di Visitor, dalla quale calava la vernice che sembrava sangue.


E' con molta trepidazione, dunque, che aspetto mercoledi' prossimo, e la prima puntata sul network ABC del remake della serie: V. Dalle recensioni sui giornali americani pare sia uno dei rari casi in cui il remake e' addirittura meglio dell'originale. Ecco il trailer qui sotto. Diane mi pare azzeccatissima, e anche la bionda di Lost ci sta bene.

Incrocio le dita. Fino ad allora, veniamo in pace.



Aggiornamento. Grazie a Pizzeria Italia, c'e' anche il trailer lungo: FIGATA!!!!

25/10/09

24/10/09

Tette o culo?

Si dice (grazie L.) che all'uomo di destra piacciano le tette, e che all'uomo di sinistra piaccia il culo. Marrazzo dev'essere un uomo di centro: gli piace che un uomo con grosse tette lo sodomizzi.

Il Trans del caso Marrazzo (nomen omen) - Fonte: corriere.it

Magari potrebbe essere il nuovo leader di centro sinistra, nel pieno spirito maanchista di Veltroni? Un uomo, MA ANCHE una donna.


Domanda sinistra

C'e' qualche elettore di sinistra qui che mi possa spiegare per quale motivo ai politici di sinistra non piacciano le donne, e debbano sempre tradire le proprie mogli - non senza aver prima fatto la morale su Berlusconi - andando con transessuali e facendoselo buttare in culo?

Sono curioso.

22/10/09

Nook/2

A Wired il Nook piace parecchio. Dice che le cinque cose che potrebbero farlo vincere sul Kindle sono:

1 - il fatto di poter prestare i libri comprati (concordo)
2 - il fatto che sia basato sul sitema operativo Android di Google (sonasega)
3 - il fatto che abbia il touchscreen colorato per navigare (concordo)
4 - il fatto che abbia sia il sistema 3G dei telefonini che il Wifi. All'inizio il wifi funzionera' solamente nei negozi Barnes and Noble: l'idea e' che tu ci vai con il tuo nook, vedi fisicamente i libri che vuoi, e te li scarichi direttamente sul nook.
5 - il fatto di poter andare in un Barnes and Noble e vedere i libri prima di comprarli (concordo).

Sono sempre piu' curioso.

20/10/09

Nook

E' arrivato Nook oggi in America, il lettore e-book di Barnes and Noble, la catena di librerie piu' grande degli Stati Uniti.


Nook ha tutte le stesse cose del Kindle, ma ha anche due cose importanti in piu' che potenzialmente lo rendono molto migliore: innanzitutto ha un doppio schermo, uno classico, come il Kindle, con tecnologia eink per leggere i libri, e uno piccolo, in basso, a colori e tattile, per navigare nel lettore e comprare libri. La navigazione sul Kindle e' infatti abbastanza incasinata a causa del piccolo joystick. La tecnologia touchscreen del nook dovrebbe rendere il tutto piu' facile.

Ma soprattutto il nook ti permette di "prestare" gli ebook, cosa che non si puo' fare attualmente con il Kindle.

Cosa vuol dire? Vuol dire che se ho il nook e compro Under the Dome di Stephen King e poi lo voglio passare a mia moglie, e al mio amico Gino, proprio come faccio con un libro vero, lo posso fare. Con il Kindle no: non e' possibile "prestare" i file comprati tra utenti.

Il nook ha anche altre cose in piu', che per quanto siano molto importanti, non credo siano decisive: la possibilita' di usare microcards (le stesse delle macchine fotografiche, per intenderci) per estendere la memoria e caricare i propri libri), la possibilita' di connettersi anche con wifi, e non solo con il sistema 3G, la possibilita' di caricare libri in formato epub (quello pubblico), la possibilita' di caricare file pdf direttamente.

Una bella tabella comparativa tra i due lettori la trovate qui. Andro' a vederlo questo fine settimana e vi faro' sapere.

In ogni caso c'e' da rallegrarsi. La guerra tra ebook puo' solo beneficiare il consumatore. Anche nel mercato di libri "veri". Per esempio il nuovo libro Under the Domedi Stephen King da Amazon in America costa 9 dollari...

18/10/09

Prime volte


Per la prima volta in vita mia ho comprato Playboy. Perche'? Per due motivi: perche' in copertina avevano Marge Simpson, e perche' c'era un racconto di Stephen King.

Il giornale e' una cagata pazzesca. Non capisco davvero come possa ancora vendere anche una sola copia. C'e' molta meno nudita' che in qualsiasi GC o Max italiani.

La pubblicita' e i testi sono molto simili - se non piu' casti - di quelle di GQ, per dire. E al massimo si vede qualche ragazza in topless.

E, grandissima delusione, Marge ha le tette davvero piccole.

16/10/09

Il deputato livornese (Livorno merda) del PD che odia i pisani

Articolo sull'Unita' di oggi che trovate qui.

"Dopo il problemone Binetti, il PD affronta un nuovo casi di liberta' di coscienza, quello di Piero Cellai, deputato livornese che odia i pisani. Il Cellai raccoglie firme per inserire nella costituzione il detto "Meglio un morto in casa che un pisano all'uscio" (per ora solo la sua e quella di Calderoli, convinto che i Pisani siano extracomunitari). Il Cellai precisa che la sua non e' una battaglia personale ma politica: "Ho tanti amici pisani, mi fanno tenerezza, ma non possono pretendere di avere gli stessi diritti degli italiani".

PISA OLE', PISA OLE' LIVORNO MERDA, LIVORNO MERDA.



Arroganza libraia

Sono persone come il commentatore PG in questa discussione che mi fanno cascare le braccia. Il non concepire come 50 euri al mese da spendere in libri molte persone non ce l'abbiano proprio. E li' giu' ad insultare.

E questo tizio i libri li vende pure. Chissa' perche' i libri non li comprano da lui. Forse perche' da' del coglione un po' a tutti?

Io odio i colti (?) arroganti piu' dei tronisti incolti.

14/10/09

Repubblica e il corpo della donna

Repubblica vive di inutili raccolte di firme. Non discuto se gli appelli siano validi o meno nel merito (pochi si', molti no). Ma reputo abbastanza ridicolo lanciare ogni settimana un appello nuovo, una raccolta di firme per questo o quell'altro. Perche' si riduce uno strumento potenzialmente eccezionale a semplice routine, con il risultato di annichilirne completamente la portata.

L'ultima raccolta di firme, poi, la trovavo semplicemente paradossale: Repubblica invita le donne a firmare contro la mercificazione del corpo femminile...ma il link per firmare era accanto a quello verso varie gallerie di foto con donne mezze ignude: foto semiporno di casalingUe, sadomaso, et similia, che sono DA SEMPRE in bella vista sul sito di Repubblica.

Poi ho letto questo e m'e' venuto troppo da ridere.

(Qui, una bella carrellata di alcune foto - come quella qui sotto - disponibili su Repubblica, il giornale che si batte contro la riduzione della donna a mero oggetto: per ridere di piu').


PS - mi rendo conto che e' come spiegare una barzelletta, ma mi tocca scriverlo per evitare che anime belle si scandalizzino. Non sto difendendo Berlusconi e il suo puttanume. Sto dicendo che se vuoi farmi la morale e parlarmi della dignita' della donna, non lo puoi fare mentre mi pubblichi foto porche per attirare visitatori sul tuo sito. Perche' non sei credibile: come non lo sarebbe un dietologo obeso.

13/10/09

Reato Franco a Chicago

Chicago e' la citta' nella quale lo stesso sindaco, di sinistra, e' al potere da 20 anni (ed e' il figlio di un sindaco, di sinistra, che al potere ce n'e' stati altri venti prima di lui). E' la citta' dove il sindaco in questione decide - contro ogni legge - di mandare due buldozzer a fare due belle X sulle piste di un aeroporto e chiuderlo perche' fa rumore vicino casa sua. E' la citta' nella quale il governatore, di sinistra, voleva vendere il seggio di senatore lasciato libero da Obama, di sinistra, e ora aspetta il processo, mentre la moglie e' andata all'Isola dei Famosi locale.

E' la citta' con le tasse piu' alte d'America, ma che e' costretta a chiudere l'erogazione dei servizi pubblici perche' non ha piu' fondi. Pero' vuole le Olimpiadi.

E' una citta' che, tra gli americani, e' sinonimo di corruzione. (E' anche la citta' nella quale Obama si e' formato politicamente. Ma il Messia pare sia l'unico a essersi mantenuto puro...lasciamo perdere).

E' in quest'ottica che va letta questa notizia: un tizio apre un ristorante di Hot Dog (e' il piatto cittadino per eccellenza, come la pizza a Napoli) in una zona malfamata della citta', dando lavoro a ex galeotti. Lo chiama Felony Franks, un gioco di parole traducibile piu' o meno con Reato Salsiccia (grazie Superpiccione)/Reato Franco. Il logo e' una salsiccia dietro le sbarre.

Bene, l'assessore comunale rifiuta di dargli i permessi per installare un'insegna, perche', ufficialmente, non gli piace il nome, Felony Franks. E non gli da' il permesso di aprire il drive-through. Non pago, cambia i regolamenti comunali, decidendo che solo nel pezzettino di strada di Felony Franks non sia ammesso avere insegne sopra gli edifici.

Quindi, ricapitoliamo: un tizio apre un ristorante nella zona malfamata della citta'. Da' lavoro a ex galeotti, aiutando l'economia a crescere e dando una seconda opportunita' a chi spesso, in questa citta', non ne ha. E l'assessore blocca tutta perche', ufficialmente, non gli piace il nome.

Leggete i commenti all'articolo: tutti fanno notare come evidentemente il proprietario di Felony Franks non abbia pagato "il dovuto" a chi ha potere decisionale. Questi commenti vi fanno capire bene quello che gli altri americani pensano di Chicago. La Ceppaloni d'America.

12/10/09

Inviti superflui

L'altro giorno con alcuni conoscenti si ragionava: se fossimo scrittori, quale sarebbe il libro che avremmo voluto scrivere? Io ci ho pensato. Non sono arrivato ad una conclusione per il libro (sono indeciso), ma di sicuro posso dire quale racconto avrei voluto scrivere. Questo qui sotto.


Inviti superflui (1949)
Dino Buzzati


Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti assieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo per le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spianavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, ne' battesti mai alla porta del castello deserto, ne' camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, ne' ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente noi rimarremmo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti.

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade nascono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ora vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremmo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poiche' le anime si parlano senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - non mi dicesti cose insensate, stupide e care. Ne' puoi quindi amare quelle domeniche che io dico, ne' l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, ne' riconosci all'ora giusta l'incantesimo della città, ne' le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient'altro.

Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telefono quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello!" Niente altro diresti perche' noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come fossero nate allora.

Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!", ma altre povere cose che a me non importano. Perche' purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici.

Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colma di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando sopra di sè una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, ne' dei presentimenti che passano, ne' ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Ne' udresti quella specie di musica, ne' capiresti perche' la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade sugli ultimi raggi. Ed io sarei solo. E' inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, ne' guarderò le nubi, ne' darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.

Ma tu - adesso che ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili da valicare, tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco perche' ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.

11/10/09

Maratone diaccine


Oggi si corre l'annuale maratona di Chicago. Tra spettatori e corridori si attendono un paio di milioni di persone. Due anni fa, nel 2007, i direttori di gara per la prima volta nella trentennale storia della corsa decisero d'interromperla: era troppo caldo, con temperature sopra i trenta. Ci furono parecchi morti, e piu' di 400 persone all'ospedale. Si era d'ottobre.

L'anno scorso, ancora una volta, la gara fu sospesa. Troppo caldo. Nessun morto, ma centinaia di persone in ospedale. Si era d'ottobre.

Quest'anno la situazione e' questa. E si e' d'ottobre. (Dov'e' un ambientalista che mi vuole puppare la fava?)

10/10/09

Ambientalisti dei miei coglioni

Messaggio agli ambientalisti dei miei coglioni, quelli che scassano le palle con il riscaldamento globale.

Questo weekend qui c'e' l'allerta DIACCIO, maremma strabestia. Con temperature fino a zero gradi centrigadi.

C'e' per caso qualche coglione che sostiene la tesi del riscaldamento globale che passa da queste parti? Perche' se passa di qua, vorrei che mi PUPPASSE LA FAVA.

09/10/09

Si comincia a prendere per il culo Obama

E a riconoscerlo per quel fancazzista che e'. Questo e' lo sketch del Saturday Night Live - uno show comico schierato a sinistra tipo la Dandini, ma molto piu' divertente. E' la prima volta che qualcuno dice che Obama non ha fatto un cazzo. Credo non sara' l'ultima.

Spero possiate vederlo (chi non parla inglese lo guardi comunque: ci sono delle tabelle che fanno capire bene il fatto/non fatto da Mr Nobel).


08/10/09

Lacrime da moto

Prendete un uomo a caso che ha SEMPRE avuto due ruote a motore per 22 anni di seguito. Sono le due ruote sulle quali ha portato la sua prima ragazza, sentendo il seno premergli sulla schiena, e facendo anche apposta di frenare piu' bruscamente del dovuto, a 16 anni. E sono le due ruote che lo hanno accompagnato al suo matrimonio a 34 anni, mentre tutti gli altri gli dicevano 'ma non puoi venire in macchina come tutti i cristiani?'. No, non potevo.

Nel mezzo immaginatevi mille momenti: la pioggia, il sole, le vacanze, la spesa. La vita, insomma. 22 anni di vita.

Trasportatelo in America. Immaginatelo mentre si convince che no, comprare una moto a Chicago e' davvero una cazzata: i soldi, le strade coi buchi, il freddo, e il tempo che non c'e' (c'e' mai stato?), e dove la mettiamo, e tutte queste cose razionali, buone e giuste.

Immaginatevi quest'uomo in varie situazioni: mentre corre nel parco, mentre mangia al ristorante con sua moglie, mentre e' da solo che legge un libro in un bar, mentre e' in libreria che sceglie un libro adatto ad Halloween.

Guardatelo mentre in ognuna di queste sensazioni alza la testa, inclinandola, come ad ascoltare. E si gira, guarda verso una direzione dalla quale arriva il rumore del motore: lo cerca con gli occhi, e sorride come un ebete, perche' vede un motore, con due ruote, che passa con qualcuno sopra. Spesso e' un uomo solo, sulle due ruote, altre volte sono un uomo e una donna. In entrambi i casi sono solo comparse.

Ma lui resiste. Si rifocalizza sul libro che sta leggendo, sulla conversazione della cena che sta vivendo, sulla corsa che lo sta ammazzando. E dice "non ne ho bisogno".


E porca puttana, andatevene affanculo tutti, io la moto me la ricompro. E' deciso.

Oh.

07/10/09

Il Kindle arriva in Italia

Amazon ha annunciato oggi che vendera' il Kindle anche in Italia. Saranno in vendita i libri in inglese, al momento. La cosa interessante e' che sembra che anche in Italia - e altri paesi - sara' possibile scaricare i libri senza connettersi al computer, grazie a un sistema wireless che sara' pagato da Amazon, e non dal lettore. Proprio come in America.

Ottima mossa di Amazon, in vista del lancio della nuova versione del suo maggiore concorrente, il Sony Reader con touch screen E sistema wireless a dicembre.

Eymerich incontra Dan Brown

Per chi, come me, adora la serie creata da Valerio Evangelisti sull'inquisitore Eymerich, questa breve chicca in cui Eymerich incontra l'anima di Dan Brown, lo scrittore sparacazzate, merita davvero.

Grazie al conterraneo Disegno Fuliggine per la segnalazione.

04/10/09

Intervista a Lara Manni, autrice di Esbat

Di Esbat avevo gia' fatto una recensione qui. Siccome l'autrice, Lara Manni, e' molto gentile, ha accettato di fare un'intervista con il Demonio sottoscritto. La trovate qui sotto. Chi volesse saperne di piu' su Esbat - che racconta un intreccio molto bello tra una disegnatrice di manga cinquantenne (la Sensei), un demone (Hyoutsuki), un mezzo demone (Yobai), una Dea (Axieros), e una sedicenne romana (Ivy) - puo' consultare questa scheda su Anobii.

Anche se non vi piace l'intervista io vi consiglio davvero di comprare il libro. Che e' proprio bello.

Esbat e' stato descritto in molti modi: un horror, un urban fantasy...dicci cosa e' Esbat.
Come mi piacerebbe essere Murakami, in questo momento.Per come scrive, ovviamente. Ma anche per poter rispondere: "La prego, mi dica lei cos'è, io so solo che l'ho scritto". E' una risposta che ha dato veramente e la trovo bellissima. Per me, comunque, Esbat è un horror: ma io non sono brava nelle classificazioni. Quindi accetto anche la definizione di horror-urban-fantasy. O di dark fantasy.

In parecchie altre interviste di Esbat, si parla di come il romanzo sia nato originariamente come una fan fiction. Ci spieghi esattamente cos'e' una fanfiction?
Una fan fiction è una storia raccontata da un appassionato che prosegue, modifica, reinterpreta una storia originale (libro, fumetto, quel che si vuole). O meglio, si inserisce nei "momenti di silenzio" di una storia data. Ma la definizione è riduttiva: perchè, detta così, sembra semplicemente: "racconto l'infanzia di Legolas visto che Tolkien non ne ha parlato". Ci può stare anche questo, naturalmente, ma non solo. Provo a dire cosa è dal mio punto di vista. Per me intervenire in una storia significa riferirsi non tanto a quei determinati personaggi o a quella determinata vicenda: ma "leggere dietro" quei personaggi e capire da dove essi stessi provengono, e cercare di andare oltre. Hyoutsuki, per me, non è semplicemente il tipico "cattivo-non-cattivo" di tanti manga: ma è il "Daimon". Il punto di snodo. La manifestazione del desiderio femminile verso il maschile. E, come ogni volta che il desiderio si manifesta, le vite ordinate vengono distrutte. Caos, appunto. Mi interessava questo. Il mio punto di partenza, in tutta la trilogia, è stata un'immagine epica. Elena sulle porte Scee, che guarda l'esercito degli Achei in attesa di attaccare. E' ferma, immobile, il vento le scompiglia il velo. Per il desiderio di una donna, il mondo conosciuto cambia irreversibilmente.
Questa è la
mia versione di fan fiction, e mi rendo conto che in realtà ho "usato" la modalità fan fiction per raccontare una storia che avevo in mente e che dormiva da qualche parte, dentro di me. Non è detto che sia così per tutti. La fan fiction può essere gioco, desiderio, esercizio. Può essere tante cose. Però, imprescindibilmente, è un testo narrativo. Con la dignità di un testo: che sia scritto bene, benino, malissimo. Esattamente come i libri.

Nei tuoi commenti sul tuo blog (che e' questo), professi apertamente il tuo amore per Stephen King. King dice che quando scrive, ha sempre in mente un lettore ideale. Hai in mente un lettore ideale quando scrivi? Se si', chi e'?
Il lettore ideale è quello che si fa travolgere dalla storia. Anzi, quello che ti segue mangiando le briciole che hai disseminato nel bosco, come Hansel e Gretel. E a volte si perde nel bosco stesso, e ci sta benissimo e non vuole tornare a casa. Credo che sia un po' il sogno di molti scrittori. Che, però, non possono fare a meno del lettore "tecnico": quello in grado di individuare il lavoro che c'è dietro a un libro.

Una delle cose che colpisce nel tuo libro e' il continuo alternarsi dei punti di vista dei vari protagonisti. Il tutto mi pare faccia si' che non si possa davvero parlare di un protagonista ben specifico, ma di vari comprimari: e' stata una scelta ragionata?
Ragionatissima, anche a costo di far faticare un po' di chi legge. Ho sempre amato i romanzi corali, anche se non credo che Esbat si possa davvero definire così, e tanto meno la trilogia. I personaggi sono tanti: ma la trilogia è la storia di un cambiamento. Di un'umana, e di un Demone.

E allora parliamone ancora di questa trilogia. Ci puoi dire la trama degli altri due libri? Ci saranno gli stessi personaggi? e hai gia' notizie sulla loro eventuale pubblicazione?
Dunque. Sulla pubblicazione, non ho ancora notizie. Così, veniamo subito alla trama.
Sopdet è un duello. Una lunga partita che si svolge tra due personaggi. Una partita voluta dalla Dea. Questa volta, il Giappone ha un ruolo piccolissimo, riservato a un solo capitolo. Il luogo è l'Italia, ma in tre diversi momenti e luoghi della sua storia: il Veneto del 1915, il Piemonte del 1943, Roma nel 1977. Prima Guerra Mondiale, Salò, anni di piombo. Non è un romanzo storico, naturalmente: è e resta un horror-urban fantasy. Ma mi piaceva l'idea che il "sopramondo", come lo chiamerebbe King, facesse irruzione in tre momenti che sono ancora una volta di crisi e di rottura di un equilibrio. Ci sarà Ivy: che giocherà la propria partita nel suo mondo, con l'aiuto di tre misteriose vecchiette. E c'è un nuovo personaggio femminile, Adelina: che ho amato moltissimo. Forse, tra i personaggi della storia, è quello che amo di più.
Tanit è il terzo e ultimo tempo. E se nel secondo libro è la figura di Yobai a stagliarsi fra le altre, qui è Axieros a scendere direttamente in campo. La sua presenza tra gli umani è l'inizio di una partita ancora più tremenda, dove i due stessi mondi sono in radicale pericolo. E poi, finalmente, sapremo qualcosa di più sull'Esbat, sui passaggi e su coloro che hanno il dono di interferire. Tanit è il punto di non ritorno del cambiamento: Ivy, infine, crescerà.
In poche parole, per me la trilogia non è un modo di diluire una storia: è un arco. E' l'evoluzione possibile di alcuni personaggi e di un punto di rottura che si è verificato all'inizio di Esbat. Tappe, leggibili separatamente ma necessarie le une alle altre. Esbat, Sopdet e Tanit sono momenti di un'unica vicenda, che tende alla ricomposizione di un equilibrio spezzato. Ma non dico se questo avverrà.

Parlando del tuo amore per i personaggi: hai piu' volte detto in giro che c'e' un po' di te sia nella Sensei, l'algida (per poco) disegnatrice di manga e Ivy, l'adolescente problematica. Anche tu, come la Meyer, t'innamori dei tuoi personaggi?
Penso che tutti gli autori si innamorino, almeno un po', dei propri personaggi. Non tutti, naturalmente: ma quelli a cui dedica più tempo, o quelli in cui traspare qualcosa di se stessi. Nei personaggi femminili della storia (Ivy, la Sensei, Misia, Adelina, Nadia e Laura di Tanit) c'è qualcosa di Lara. E, sì, persino in Axieros.
Quanto ai personaggi maschili, le cose sono un po' diverse: se Hyoutsuki è una sorta di Daimon, di incarnazione del desiderio in grado di far mutare, Yobai è l'umanità che pecca di ybris, quella che vuole superare il limite. Masada e Max sono il maschile accudente: anche se Max mostrerà aspetti diversi di se stesso nel corso della trilogia. Sono uomini (o semiumani) visti da una donna. E, per questo, sono i personaggi su cui ho lavorato di più.

Fai un commento interessante. Non voglio sembrarti sessista, ma spesso trovo che i personaggi maschili creati da scrittrici siano meno reali, meno veri dei personaggi femminili creati da autori uomini. Le donne di King - ma anche le ragazzine di Moccia - per esempio, sono donne. Gli uomini della Munro (o della Meyer) no. Tu che dici?

Hai citato King e hai citato l'eccellenza: le donne di King sono donne vere, non fantasmi. Già se peschi altrove, persino nello stesso, meraviglioso Murakami, trovi "l'idea" che Murakami ha della donna. Straordinaria, fiabesca, incantevole: ma scivoliamo comunque sul piano simbolico, e credo che sia inevitabile. Perchè devi lavorare moltissimo per trasformare un fantasma in personaggio. Io stessa, fin qui, mi rendo conto di aver ragionato spesso su questo territorio: vale per Hyoutsuki, Masada e Max. Forse non vale per Yobai, che è un personaggio molto particolare e poco imbrigliabile. E non vale per Brizio, che appare in Tanit. Credo che il suo maschile sia abbastanza vicino alla realtà. Ma il lavoro, appunto, è doppio.
Quanto ai personaggi maschili creati dalle scrittrici: quelli della Meyer mi infastidiscono, lo confesso. Perchè sono fantasmi a una dimensione, oltretutto. Ottusi come il padre di Bella o perfetti come Edward. A quelli della Munro non avevo mai pensato (e questo è indicativo, se ci pensi). Venendo all'Italia, ho amato i personaggi maschili di Chiara Palazzolo: perchè sono molto veri, o straordinariamente al di sopra del vero. Incarnazioni di simboli, ancora una volta: Robin, colui che Mirta ama, è un altro Daimon. Un tremendo, spaventoso Daimon. Viceversa, i personaggi maschili di Margaret Mazzantini mi lasciano fredda: è come se la presunta fragilità maschile venisse enfatizzata e resa caricaturale.
E' un bel guaio, sai? Mi chiedo se gli scrittori di sesso maschile si pongono lo stesso problema, e fino a che punto.

Citi la Palazzolo. Ho notato - da semplice lettore - che la letteratura italiana fantastica (e uso questo termine in modo molto ampio) sta producendo molte piu' cose che in passato. Anzi, mi correggo: ho notato che le grande case editrici italiane stanno scommettendo sempre di piu' su questo tipo di letteratura. Effetto Twilight/harry potter?

Sì, indubbiamente. Prima della Rowling e della Meyer - che soffro ad accomunare, ma tant'è - c'era diffidenza estrema nei confronti del genere. Anche se l'Italia ha avuto una tradizione niente male: alcuni autori della Scapigliatura, per esempio, o il grande Tommaso Landolfi. O Dino Buzzati. Però, fra i contemporanei, i nomi italiani che scrivevano narrativa fantastica erano pochi Valerio Evangelisti su tutti, Eraldo Baldini, Gianfranco Nerozzi, Vittorio Curtoni, Gianfranco Manfredi. Poi le cose sono cambiate.Sono arrivati altri nomi: appunto Chiara Palazzolo, e Cristiana Astori, e Francesco Dimitri, e Riccardo Coltri, e GL D'Andrea, e Claudio Vergnani, per quanto riguarda l'horror-urban-fantasy. E tantissimi altri per quanto riguarda il fantasy vero e proprio: permettimi di non fare nomi, qui, perchè sicuramente dimenticherei qualcuno e succederebbero catastrofi!

Le catastrofi a cui accenni immagino si riferiscano alle lotte intestine nel mondo fantasy italiano? Lo frequento poco, ma mi pare che soffra anche lui di una divisione netta pro/contro l'uno o l'altro. Come mai secondo te?
Non lo so, e sono sincera. Parlo da ultima arrivata e quindi qualsiasi cosa possa dire sarebbe sicuramente sbagliata. So che hai ragione, esistono gruppi e divisioni e schieramenti: come, immagino, in qualsiasi settore della letteratura. Forse perchè la narrativa fantastica, a dispetto della sua storia, è ancora editorialmente giovane. E soprattutto, secondo me, c'è un grosso e pericoloso equivoco: l'editoria ci sta facendo credere che scrivere fantasy, o dark fantasy, sia il modo più facile per vendere e NON una delle possibili strade che un autore intraprende perchè la sente propria. Questo avvelena gli animi, credo.

Stai lavorando ad altri progetti attualmente? C'e' qualche novita' in arrivo, a parte la trilogia?
C'è una storia che dorme, da qualche parte, e ogni tanto bussa. La storia di una donna e di un uomo. Lei italiana, lui americano. Non si sono mai visti, ma si incontrano. E c'è un dio. Ma ancora non è tempo di cominciare.

Ora che sei dall'altra parte, che sei una scrittrice professionista, cos'e' cambiato? Quali sono le differenze, se ci sono, rispetto al mondo della scrittura amatoriale su internet?
Non so se sono una scrittrice professionista: mi sono considerata, sempre, una persona che scrive, senza farsi il problema di dove scrive. Sono cambiata io, perchè sto imparando tecniche che all'inizio non possedevo, e che credo non smetterò mai di imparare. Certo, mi sono resa conto di come funziona "da dentro" il mondo editoriale, e questo è comunque benefico. Per il resto: si riceve amore sia da fan writer sia da autore pubblicato: amore dei lettori. Questa è l'unica cosa che conta.

Per finire, mi consiglieresti cinque libri per chi ha amato Esbat?

Accidenti, che responsabilità.Ci provo, ma sono libri fatalmente diversi. E decisamente molto, molto migliori.

Kafka sulla spiaggia, Murakami.
L'ombra dello scorpione, Stephen King.
Battle Royale di Takami Koushun
Real World, di Natsuo Kirino
La scatola a forma di cuore, di Joe Hill

03/10/09

Apri le tue gambe verso me

Io, quando corro, o faccio ginnastica, o sono in metro, o in macchina, canto. Di per se' non e' un problema, soprattutto se sono solo in macchina o se corro da solo.

Diventa un problema se sono sulla metro e canto il verso "apri almeno le tue gambe verso me", mentre la canzone passa nel mio ipod. E di fronte a me ci sono due italiane, probabilmente in vacanza. Che mi guardano allibite e chiudono le gambe come impaurite.

Ecco, in questi casi, mi dico, vorrei essere Hugh Grant e poter sfoderare il suo sorriso. Perche' il mio non funziona a dovere, visto che le due ragazze in questione si sono affrettate a scendere dalla metro dandomi del porco a denti stretti.

01/10/09

Giornalisti incapaci o in malafede

E' di ieri un articolo del Corriere online dal titolo: "Gli studenti bocciano Kindle". Ci si riferisce a una sperimentazione in corso all'universita' americana di Princeton, : un gruppo di studenti ha aderito ad un programma sperimentale che sostituisce ai libri di testo cartacei il lettore e-book Kindle, pre-caricato con tutti i testi per un semestre di studi.

Gia' dal titolo, il Corriere lascia intuire come il tutto sia un fallimento. Gli studenti, infatti - dice il Corriere - bocciano il Kindle. Non solo: "alcuni hanno preferito riconsegnare l’e-reader e ritornare al libro analogico."

Ammazza, una tragedia sto Kindle.

Pero'. Pero' poi uno va a leggere l'articolo originale, in inglese, del giornale dell'Universita' di Princeton e scopre che le cose non stanno proprio cosi'.

Per esempio, si scopre subito che nessuno ha bocciato niente: il titolo dice che il Kindle deve ancora convincere gli studenti universitari. Sarete d'accordo con me che una cosa e' dover convincere ancora qualcuno. Un'altra cosa e' essere stati bocciati.

Ma andiamo oltre. Nell'articolo americano si dice chiaramente: "Though using a Kindle is voluntary, no one has opted out..."

Ma come? Il Corriere non ha detto che alcuni hanno riconsegnato l'e-reader e sono tornati ai vecchi libri? Be', nella fonte originale si dice esattamente il contrario: che nonostante l'uso del Kindle sia volontario, e nonostante alcuni problemi siano emersi, NESSUNO ha lasciato il programma. Nessuno.

Non solo. Il Corriere, sempre scegliendo in modo molto selettivo cosa copiare dall'articolo originale, scrive "Altro inconveniente: le versioni elettroniche dei libri non hanno i numeri di pagina". Che e' verissimo. Pero' si dimentica (per caso, senza dubbio), di copiare anche la frase immediatamente successiva, che dice che, se e' vero che non ci sono numeri di pagina, ci sono "location numbers", e cioe' un sistema di numerazione diverso, che viene definito "convenient for reading", e cioe' pratico per la lettura. Il problema, dicono - e giustamente - e' che questa numerazione ha un senso solo se insegni a una classe in cui tutti hanno un Kindle: se meta' dei tuoi alunni hanno un Kindle, ma l'altra meta' no, e' un casino. Questo il senso delle parole della persona intervistata dal giornale americano. Ma per il Corriere, il tutto si risolve con un "non ci sono i numeri di pagina".

Per cui, riassumendo: se leggi la fonte originale scopri che il Kindle, si', sta dando qualche problema nella sperimentazione universitaria, perche' gli studenti non sono abituati a studiare senza supporto cartaceo. Se leggi il Corriere, invece, il tutto e' stato bocciato e la storia e' finita.

Poi non lamentiamoci se Amazon se ne sta ben lontana dall'Italia, relegandoci in un medioevo tecnologico e culturale.

Geniale

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