21/01/09

Alcune domande sul Governo Berlusconi

Ho aspettato quasi un anno prima di fiatare sull’attuale governo Berlusconi e le sue politiche. Perché lo volevo fare con cognizione di causa.

Come sanno i lettori che mi seguono da un po’, io non ho votato alle scorse elezioni (credo sia immorale per un residente all’estero votare e determinare il livello di tassazione di un paese – l’Italia - in cui non risiede e non paga le tasse). Ma come avevo già scritto, avessi votato, avrei votato Lega.

Chiarito questo, così non ci sono fraintendimenti, mi pongo una domanda fondamentale: che cosa ha fatto esattamente l’attuale governo Berlusconi, dall’Aprile scorso, per il paese?  

Non è una domanda retorica. Sto cercando di capire. Mi si potrebbe rispondere quattro o cinque cose: Napoli, Alitalia, la riforma della giustizia, la riforma della scuola, la lotta agli assentisti.

Eliminiamo la riforma della giustizia, perché sto parlando di cose per il paese, non per salvare il proprio culo (di lui Berlusconi). Purtroppo, eliminiamo anche la riforma della scuola, che al primo abbaiare dei cani è stata snaturata e posticipata (e si sa come vanno le cose in Italia: una cosa posticipata ha mille modi di essere emendata, ammazzata, e dimenticata).

Dunque, il governo ha fatto tre cose: Napoli, Alitalia e la lotta agli assenteisti. Entriamo nel dettaglio.

Napoli: possibile che nessuno si chieda dove siano i rifiuti? Possibile che davvero sia tutto risolto? Perché se è tutto risolto, e ora viviamo nel migliore dei mondi possibili, allora era veramente facile risolverlo. E questo vuol dire che davvero a Napoli ci sono solo scalzacani che non sanno fare un cazzo, e meno male che è arrivato il Siur Berlusca. Ma se cosi’ non è, allora, ecco, mi chiedo, vi chiedo: dove sono i rifiuti? Li stanno processando in Germania? No? Allora dove sono? Dove li mettono? Quanto costa il tutto? Che è successo alle discariche abusive? Che è successo al dibattito sugli inceneritori? Perché nessun giornalista fa una bella inchiestina? E non mi si dica perché la stampa è in mano a Berlusconi. Questa è una cazzata.

Alitalia: in pratica, è successo questo. Berlusconi si è opposto al piano di Prodi su Alitalia, che avrebbe fatto pagare a Air France una cifra molto maggiore rispetto a quella che pagherà adesso con il piano Berlusconi. Io ho sempre pensato che Alitalia dovesse fallire, e basta. Credo che l’italianità non la si protegga facendo pagare centinaia di euro per un servizio da terzo mondo, ma piuttosto mettendo i cittadini in condizioni di pagare il giusto, potendo scegliere tra varie compagnie aeree. Io cittadino, se pago 100 Euri un biglietto alitalia e 30 un biglietto Lufthansa, me ne strafotto dell’italianità (che in questo caso si tradurrebbe solo con il “prenderlo nel culo”) e compro Lufthansa.

Ma quand’anche pensassi, come diceva Berlusconi, che Alitalia è bene rimanga italliana (e non lo penso), mi viene da chiedere: e ora? Cioè, tutto sto casino, e siamo punto e a capo, e ANZI, Air France paga meno, per una compagnia piu’ efficiente, perché i debiti di Alitalia se li è accollati lo Stato, cioè voi contribuenti italiani? E’ questa la ricetta Berlusconi?

Ma parliamo di ricette, appunto: qual è il programma, la visione del Governo Berlusconi per il paese? Perché io non lo vedo. E dire, come sento dire, “si vabbè, ma il centrosinistra, lui non ce l’ha neanche una visione”, ecco, non è una risposta. Perché sarà anche vero, ma la cosa non ci dovrebbe riguardare: non è perché il nostro vicino di casa crede che il tetto non sia necessario, che allora anche noi bisogna costruire una casa senza tetto.

O no?

13/01/09

L'ultima occasione

Cari lettori, il vostro affezionato Demonio ha partecipato al Domino, un gioco letterario organizzato da Laura e Lori, sempre loro, che consisteva nello scrivere un racconto di 5000 battute, partendo dall'ultima frase del racconto che lo precedeva.

A me era toccato l'incipit "In fondo era un buon diavolo". Incipit appropriato...e ne ho fatto un racconto con un demonio frustrato dal punto di vista della carriera, al quale capita l'ultima occasione.

Il racconto lo trovate qui, nel blog di storie di Laura e Lori. Fatemi sapere che ne pensate!

L'ultima occasione

“In fondo era un buon diavolo”. Maledetto Satana Potente, quanto detestava quando parlavano di lui in questo modo! Vero che era ancora un diavolo di terza classe a 120 anni suonati, ma queste parole lo facevano proprio imbufalire. E non era cosa da diavoli: il male agisce con serenità, gli ripeteva sempre il suo istrutture Asmodai.
(Continua)

08/01/09

La mia top ten dei libri del 2008

Nel 2008 ho letto molti libri. Non quanti Bush (che a dispetto della leggenda urbana che lo vuole stupido e pronto a bruciare i libri, piuttosto che leggerli, legge come un ossesso), ma comunque un discreto numero: 37.


Per cui, eccovi la mia Top Ten dei libri che mi sono piaciuti di più quest’anno, dal decimo posto al primo:


10: Twilight, Stephanie Meyer

Ne ho già abbondantemente parlato qui, per cui non mi dilungo. Che altro c’è da dire? Il primo libro della saga era proprio figo!


9: Il castello nella foresta, Norman Mailer

La storia della famiglia Hitler, in particolare del padre di Adolf, raccontata da un personaggio molto particolare...Ne avevo parlato qui. Per cui non mi dilungo.


8: New york 1920, Laura Costantini, Loredana Falcone

Era da un po’ che volevo leggere i libri scritti dalle tenutarie del blog Laura e Lory. E dopo aver letto questo, mi sono pentito di aver aspettato tanto.


E’ la storia di Eugenio e Cecilia, due napoletani che nel 1920 emigrano in America. La ricostruzione storica è fatta benissimo, le autrici riescono a catapultarti nella NY del proibizionismo senza che tu te ne renda conto. La descrizione della vita degli italiani in America, del loro atteggiamento, ricorda molto quella di alcuni gruppi etnici che emigrano da noi in questo periodo: rifiuto di imparare la lingua, rifiuto dei nuovi costumi, rifiuto di abbracciare una nuova cultura.


Davvero bello.


Un solo difetto, a voler davvero cercare il pelo nell'uovo: non mi è piaciuta molto la protagonista femminile, Cecilia, dalla lacrima troppo facile (non mi piacciono le donne che piangono...). Per il resto, tanto di cappello.


Non vedo l'ora di leggere altre fatiche delle autrici...


7: La strategia dell’Ariete, Kai Zen

Bellissimo. E in crescendo. La storia, che si svolge in diverse epoche, con continui passaggi da un periodo storico all'altro, è quella dei tentativi di capire e impossessarsi del segreto della società dell'ariete, capace di cambiare il corso della storia. Non voglio svelare di più, perché una delle (molte) cose belle del libro è proprio la scoperta di che cosa stia davvero accadendo...


Il modo in cui il libro è costruito, con continui salti temporali tra le varie storie, ricorda molto Valerio Evangelisti. All'inizio può risultare abbastanza incasinato, perché i capitoli sono molto brevi, e non ti permettono di entrare veramente nella storia, a meno che uno non ci si metta di buzzo bono a leggere per un paio d'ore. E' un po' lo stesso problema che avevo avuto con Mondo senza fine di Follet. Ma una volta entrati nella storia, non se ne vorrebbe più uscire.


La lingua è molto ricercata, con l'utilizzo (immagino assolutamente voluto) di parole forse desuete, ma precisissime, che fanno sorridere pensando "oh, finalmente qualcuno che conosce tutte le sfumatura della lingua, e ne fa un utilizzo perfetto". Esempio: i "flebili barbagli dei lumini". Bravi!


L'unico difetto, se vogliamo, sta nel fatto che in alcune pagine si nota chiaramente la differenza di stile dei diversi autori (Kai Zen è un ensemble narrativo), ma non so fino a che punto il tutto non sia addirittura voluto.


6: Mondo senza fine, Ken Follett

Ne avevo parlato qui. Non perfetto come I Pilastri, ma comunque un gran bel libro davvero.


5: Nemico Amico Amante, Alice Munro

Ne avevo parlato qui. Inutile dilungarsi.


4: Non ora non qui, Erri de Luca

Ne avevo parlato qui. Bellissimo per l’atmosfera che sa creare. So che lo rileggerò.


3: Duma Key, Stephen King

Questo libro è stata una lettura importante. Dovete sapere che Stephen King è stato la mia prima fissazione come lettore. Mi ricordo ancora le estati passate (venti anni fa...VENTI ANNI FA!!! Sono già così vecchio da poter scrivere VENTI ANNI FA!) a leggere Christine, A volte ritornano, Carrie...e poi il gioco di Gerald, il Talismano (quanto mi piacque!!), Cujo, Misery...


Poi, senza un motivo preciso, smisi di comprare i suoi libri. Fino a dieci anni dopo, quando lessi Bag of Bones (Mucchio d’ossa), in inglese, e non mi piacque. Per niente. In realtà sospetto che non mi sia piaciuto semplicemente perché all’epoca il mio inglese non era di un livello abbastanza alto da poter capire tutto...però di fatto, Bag of bones mi fece allontanare da King.


Ed è stato un piacere ritrovarlo con Duma Key. E’ stato come ritrovare una vecchia conoscenza, e questa volta capirla fino in fondo, e direttamente nella sua lingua, senza intermediari.


La scrittura di King poi è, come al solito, fantastica. Mi è piaciuto molto poi il fatto che spesso, nei piunti più importanti, King scelga di dirti subito quello che è successo, di darti informazioni importanti immediatamente, fin dalle prime righe del capitolo, e poi di spiegarti nelle successive dieci pagine come si è arrivati a quella situazione.


Dal punto di vista della storia, le prime 400 pagine del libro sono da antologia. Stupende. Purtroppo però, come spesso accade con King, il cattivo di turno non è all’altezza del resto, mi pare un po’ scontato, non abbastanza cattivo...


Ed è un peccato, perché i personaggi tratteggiati sono davvero belli, reali, e in un paio di casi davvero tristi.


Una gradita riscoperta...e mi sa che il signor King mi abbia riconquistato tra i suoi fedeli lettori...


2: American Psycho, Bret Easton Ellis

Ne avevo parlato qui. Lettura devastante e meravigliosa al tempo stesso. Se fossi stato uno scrittore, avrei voluto scrivere questo libro.


1: “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, Calvino.

Di Calvino avevo letto solo Ti con zero, quando ero molto giovIne. Grazie ai consigli di un vero amico, mi sono deciso, sono andato in libreria e ho comprato questo, e altri titoli (Marcovaldo, Il barone rampante, tutti i racconti, etc). Perché alla fine, troppo spesso si fa l’errore di leggere i classici di altre lingue, pensando che per forza di cose siano meglio. O almeno questo è stato il mio errore. Un errore stupido. Perché leggere Se una notte d’inverno un viaggiatore ti fa vivere in un sogno dal quale non vorresti mai svegliarti. Pochi libri mi hanno preso a questo modo. (Unico neo, l’edizione Oscar mondadori, davvero brutta e mal stampata, si fa addirittura fatica a leggere il testo vicino alla rilegatura).


Buona lettura! Io per quest’anno mi sono ripromesso di arrivare a 50 libri...


06/01/09

Australia, il film

La trama del film Australia, diretto da Baz Luhrmann (lo stesso di Moulin Rouge), con Nicole Kidman e Hugh Jackman, è molto avvincente e complessa. Provo a spiegarla.

Lei, artistocratica inglese del menga, va in Australia a cercare suo marito, convinta che lui se la stia facendo con delle puttane locali. Arrivata lì, lo trova morto stecchito. Per cui decide, giustamente, di fare quello di cui aveva ingiustamente accusato il marito. Detto fatto comincia a chiavare con tale “the drover”, il guardiano, di cui non sapremo mai il nome (vi assicuro però, che si riesce comunque a dormire abbastanza bene anche senza saperlo). Poi c’è un bambino mezzo aborigeno, mezzo no, che è buono e bravo e ha i poteri magici: quando canta c’è da toccarsi i coglioni perché non si sa che cazzo succederà.

E insomma, poi devono trasportare un sacco di mucche da un posto all’altro, ma – indovinate un po’? – ce la fanno nonostante i cattivi bianchi cerchino di fare tante cose brutte. Poi uno pensa che il film sia finito, cazzo, e invece no: portano via il bambino (poteva mancare l’accusa alla Chiesa Cattolica in un bel film moderno e al passo coi tempi? Cerrrrrto che no…), e lo mettono su un’isola a cantare. Poi però arriva il guardiano – classico duro ma dal cuore di panna – che lo salva, e pensa che lei sia morta. Ma anche lei pensa che lui – anzi, loro – siano morti, ma in realtà non è così. E infatti si incontrano di nuovo.

E uno dice, cazzo, ora sarà finito, e comincia a prendere il cappotto e si prepare ai meno 6 gradi fuori dal cinema, e invece no, maremma cagna, ci sono altre scene. Perché arriva nonno aborigeno, e allora…

Ma vaffanculo.

Altri fatti rilevanti a proposito del film:

  • Dura 2 ore e 45 minuti. Io mi ero rotto i coglioni dopo 15 minuti, che anche per i miei standard di sopportazione davvero molto bassi, è comunque un record. Dopo la prima ora ho capito che in realtà ero caduto in un buco nero, dove il tempo non passa, tutto è immobile nell’eternità.
  • I paesaggi, che nell’Australia vera sono davvero mozzafiato, nel film non ci sono. Il regista ha filmato il tutto seguendo la scuola detta “a cazzo di cane”.
  • Il film è una stuola infinita di cliché assurdi: l’altolocata e eterea nobildonna inglese che va nella terra selvaggia, la odia, ma si fa ripassare di diritto e di rovescio dal bruto di turno; il bruto di turno, duro e dal cuore d’oro; gli aborigeni tutti buoni tutti bravi (tranne il Giuda di turno, ma, ehi, un altro cliché); i giapponesi sono cattivi; la Chiesa Cattolica è cattiva; i bianchi in generale sono cattivi; l’amore trionfa sempre.
  • Nicole Kidman non sa recitare un cazzo. Non ha mai saputo farlo. Ma mentre prima, uno poteva sopportare le sue moine da mentecatta perché almeno era giovane e bella (anche se non è il mio tipo), adesso non la si regge più. Cazzo, ma tappati!
  • Hugh Jackman è la sola cosa buona del film. Perché ha un bel corpo. E anche da etero, uno dice “cazzo, guarda li’, anche io sono così”. Il che serve per cominciare discussioni interessanti con la propria moglie che ti risponde guardandoti con occhi sognanti “magari...”, e uno ci rimane un po’ male e s’incazza pure, ma guarda un po’ che ho anche accettato a venire a vedere un film di merda come questo e tu mi dici che non assomiglio a Hugh jackman, ma allora dillo e vaffanculo anche te.

Comunque non crediate a chi vi dice che Australia è il film più insopportabile, supponente, paraculo e brutto mai fatto. Perché è solo quello più supponente e paraculo. I ponti di Madison County è più insopportabile, e ce ne sono vari più brutti. Per cui alla fine, non è proprio tutto nero. O sì?

(Per le altre recensioni cinematografice del Demonio Pellegrino clicca qui)

02/01/09

Ultimatum alla Terra, o dell'inutilita'

Guardando Ultimatum alla terra, il nuovo film di fantascienza con Keanu Reeves, mi sono soffermato a lungo a pensare su una cosa: cos`è l’inutilità? Quand’è che una cosa è inutile? Quando non serve per raggiungere lo scopo per il quale è stata creata? Oppure quando non serve a nessuno scopo? E ci sono diversi gradi d’inutilità?

Ecco, dovrebbe essere chiaro quello che penso di Ultimatum alla Terra. Un film, inutile. Totalmente inutile, diceva l’amico che l’ha visto con me. Parzialmente inutile, dicevo io: serve almeno a dimostrare che il caso di Keanu Reeves è l’unico nel quale un attore sembra migliore quando è doppiato in italiano piuttosto che nella sua lingua madre.


Risparmiate i soldi, gente. Restate a casa, aprite un buon libro. Se proprio volete vedere un film di fantascienza con invasori alieni, guardatevi La Guerra dei Mondi. Almeno quello crea tensione. Questo crea tensione intestinale. Solo quella.

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