Di Esbat avevo gia' fatto una recensione qui. Siccome l'autrice, Lara Manni, e' molto gentile, ha accettato di fare un'intervista con il Demonio sottoscritto. La trovate qui sotto. Chi volesse saperne di piu' su Esbat - che racconta un intreccio molto bello tra una disegnatrice di manga cinquantenne (la Sensei), un demone (Hyoutsuki), un mezzo demone (Yobai), una Dea (Axieros), e una sedicenne romana (Ivy) - puo' consultare questa scheda su Anobii.
Anche se non vi piace l'intervista io vi consiglio davvero di comprare il libro. Che e' proprio bello.
Esbat e' stato descritto in molti modi: un horror, un urban fantasy...dicci cosa e' Esbat.
Come mi piacerebbe essere Murakami, in questo momento.Per come scrive, ovviamente. Ma anche per poter rispondere: "La prego, mi dica lei cos'è, io so solo che l'ho scritto". E' una risposta che ha dato veramente e la trovo bellissima. Per me, comunque, Esbat è un horror: ma io non sono brava nelle classificazioni. Quindi accetto anche la definizione di horror-urban-fantasy. O di dark fantasy.
In parecchie altre interviste di Esbat, si parla di come il romanzo sia nato originariamente come una fan fiction. Ci spieghi esattamente cos'e' una fanfiction?
Sopdet è un duello. Una lunga partita che si svolge tra due personaggi. Una partita voluta dalla Dea. Questa volta, il Giappone ha un ruolo piccolissimo, riservato a un solo capitolo. Il luogo è l'Italia, ma in tre diversi momenti e luoghi della sua storia: il Veneto del 1915, il Piemonte del 1943, Roma nel 1977. Prima Guerra Mondiale, Salò, anni di piombo. Non è un romanzo storico, naturalmente: è e resta un horror-urban fantasy. Ma mi piaceva l'idea che il "sopramondo", come lo chiamerebbe King, facesse irruzione in tre momenti che sono ancora una volta di crisi e di rottura di un equilibrio. Ci sarà Ivy: che giocherà la propria partita nel suo mondo, con l'aiuto di tre misteriose vecchiette. E c'è un nuovo personaggio femminile, Adelina: che ho amato moltissimo. Forse, tra i personaggi della storia, è quello che amo di più.
Tanit è il terzo e ultimo tempo. E se nel secondo libro è la figura di Yobai a stagliarsi fra le altre, qui è Axieros a scendere direttamente in campo. La sua presenza tra gli umani è l'inizio di una partita ancora più tremenda, dove i due stessi mondi sono in radicale pericolo. E poi, finalmente, sapremo qualcosa di più sull'Esbat, sui passaggi e su coloro che hanno il dono di interferire. Tanit è il punto di non ritorno del cambiamento: Ivy, infine, crescerà.
In poche parole, per me la trilogia non è un modo di diluire una storia: è un arco. E' l'evoluzione possibile di alcuni personaggi e di un punto di rottura che si è verificato all'inizio di Esbat. Tappe, leggibili separatamente ma necessarie le une alle altre. Esbat, Sopdet e Tanit sono momenti di un'unica vicenda, che tende alla ricomposizione di un equilibrio spezzato. Ma non dico se questo avverrà.
Parlando del tuo amore per i personaggi: hai piu' volte detto in giro che c'e' un po' di te sia nella Sensei, l'algida (per poco) disegnatrice di manga e Ivy, l'adolescente problematica. Anche tu, come la Meyer, t'innamori dei tuoi personaggi?
Penso che tutti gli autori si innamorino, almeno un po', dei propri personaggi. Non tutti, naturalmente: ma quelli a cui dedica più tempo, o quelli in cui traspare qualcosa di se stessi. Nei personaggi femminili della storia (Ivy, la Sensei, Misia, Adelina, Nadia e Laura di Tanit) c'è qualcosa di Lara. E, sì, persino in Axieros.
Quanto ai personaggi maschili, le cose sono un po' diverse: se Hyoutsuki è una sorta di Daimon, di incarnazione del desiderio in grado di far mutare, Yobai è l'umanità che pecca di ybris, quella che vuole superare il limite. Masada e Max sono il maschile accudente: anche se Max mostrerà aspetti diversi di se stesso nel corso della trilogia. Sono uomini (o semiumani) visti da una donna. E, per questo, sono i personaggi su cui ho lavorato di più.
Fai un commento interessante. Non voglio sembrarti sessista, ma spesso trovo che i personaggi maschili creati da scrittrici siano meno reali, meno veri dei personaggi femminili creati da autori uomini. Le donne di King - ma anche le ragazzine di Moccia - per esempio, sono donne. Gli uomini della Munro (o della Meyer) no. Tu che dici?
Hai citato King e hai citato l'eccellenza: le donne di King sono donne vere, non fantasmi. Già se peschi altrove, persino nello stesso, meraviglioso Murakami, trovi "l'idea" che Murakami ha della donna. Straordinaria, fiabesca, incantevole: ma scivoliamo comunque sul piano simbolico, e credo che sia inevitabile. Perchè devi lavorare moltissimo per trasformare un fantasma in personaggio. Io stessa, fin qui, mi rendo conto di aver ragionato spesso su questo territorio: vale per Hyoutsuki, Masada e Max. Forse non vale per Yobai, che è un personaggio molto particolare e poco imbrigliabile. E non vale per Brizio, che appare in Tanit. Credo che il suo maschile sia abbastanza vicino alla realtà. Ma il lavoro, appunto, è doppio.
Quanto ai personaggi maschili creati dalle scrittrici: quelli della Meyer mi infastidiscono, lo confesso. Perchè sono fantasmi a una dimensione, oltretutto. Ottusi come il padre di Bella o perfetti come Edward. A quelli della Munro non avevo mai pensato (e questo è indicativo, se ci pensi). Venendo all'Italia, ho amato i personaggi maschili di Chiara Palazzolo: perchè sono molto veri, o straordinariamente al di sopra del vero. Incarnazioni di simboli, ancora una volta: Robin, colui che Mirta ama, è un altro Daimon. Un tremendo, spaventoso Daimon. Viceversa, i personaggi maschili di Margaret Mazzantini mi lasciano fredda: è come se la presunta fragilità maschile venisse enfatizzata e resa caricaturale.
E' un bel guaio, sai? Mi chiedo se gli scrittori di sesso maschile si pongono lo stesso problema, e fino a che punto.
Citi la Palazzolo. Ho notato - da semplice lettore - che la letteratura italiana fantastica (e uso questo termine in modo molto ampio) sta producendo molte piu' cose che in passato. Anzi, mi correggo: ho notato che le grande case editrici italiane stanno scommettendo sempre di piu' su questo tipo di letteratura. Effetto Twilight/harry potter?
Sì, indubbiamente. Prima della Rowling e della Meyer - che soffro ad accomunare, ma tant'è - c'era diffidenza estrema nei confronti del genere. Anche se l'Italia ha avuto una tradizione niente male: alcuni autori della Scapigliatura, per esempio, o il grande Tommaso Landolfi. O Dino Buzzati. Però, fra i contemporanei, i nomi italiani che scrivevano narrativa fantastica erano pochi Valerio Evangelisti su tutti, Eraldo Baldini, Gianfranco Nerozzi, Vittorio Curtoni, Gianfranco Manfredi. Poi le cose sono cambiate.Sono arrivati altri nomi: appunto Chiara Palazzolo, e Cristiana Astori, e Francesco Dimitri, e Riccardo Coltri, e GL D'Andrea, e Claudio Vergnani, per quanto riguarda l'horror-urban-fantasy. E tantissimi altri per quanto riguarda il fantasy vero e proprio: permettimi di non fare nomi, qui, perchè sicuramente dimenticherei qualcuno e succederebbero catastrofi!
Le catastrofi a cui accenni immagino si riferiscano alle lotte intestine nel mondo fantasy italiano? Lo frequento poco, ma mi pare che soffra anche lui di una divisione netta pro/contro l'uno o l'altro. Come mai secondo te?
Non lo so, e sono sincera. Parlo da ultima arrivata e quindi qualsiasi cosa possa dire sarebbe sicuramente sbagliata. So che hai ragione, esistono gruppi e divisioni e schieramenti: come, immagino, in qualsiasi settore della letteratura. Forse perchè la narrativa fantastica, a dispetto della sua storia, è ancora editorialmente giovane. E soprattutto, secondo me, c'è un grosso e pericoloso equivoco: l'editoria ci sta facendo credere che scrivere fantasy, o dark fantasy, sia il modo più facile per vendere e NON una delle possibili strade che un autore intraprende perchè la sente propria. Questo avvelena gli animi, credo.
Stai lavorando ad altri progetti attualmente? C'e' qualche novita' in arrivo, a parte la trilogia?
C'è una storia che dorme, da qualche parte, e ogni tanto bussa. La storia di una donna e di un uomo. Lei italiana, lui americano. Non si sono mai visti, ma si incontrano. E c'è un dio. Ma ancora non è tempo di cominciare.
Ora che sei dall'altra parte, che sei una scrittrice professionista, cos'e' cambiato? Quali sono le differenze, se ci sono, rispetto al mondo della scrittura amatoriale su internet?
Non so se sono una scrittrice professionista: mi sono considerata, sempre, una persona che scrive, senza farsi il problema di dove scrive. Sono cambiata io, perchè sto imparando tecniche che all'inizio non possedevo, e che credo non smetterò mai di imparare. Certo, mi sono resa conto di come funziona "da dentro" il mondo editoriale, e questo è comunque benefico. Per il resto: si riceve amore sia da fan writer sia da autore pubblicato: amore dei lettori. Questa è l'unica cosa che conta.
Per finire, mi consiglieresti cinque libri per chi ha amato Esbat?
Accidenti, che responsabilità.Ci provo, ma sono libri fatalmente diversi. E decisamente molto, molto migliori.
Kafka sulla spiaggia, Murakami.
L'ombra dello scorpione, Stephen King.
Battle Royale di Takami Koushun
Real World, di Natsuo Kirino
La scatola a forma di cuore, di Joe Hill
Anche se non vi piace l'intervista io vi consiglio davvero di comprare il libro. Che e' proprio bello.
Esbat e' stato descritto in molti modi: un horror, un urban fantasy...dicci cosa e' Esbat.
Come mi piacerebbe essere Murakami, in questo momento.Per come scrive, ovviamente. Ma anche per poter rispondere: "La prego, mi dica lei cos'è, io so solo che l'ho scritto". E' una risposta che ha dato veramente e la trovo bellissima. Per me, comunque, Esbat è un horror: ma io non sono brava nelle classificazioni. Quindi accetto anche la definizione di horror-urban-fantasy. O di dark fantasy.
In parecchie altre interviste di Esbat, si parla di come il romanzo sia nato originariamente come una fan fiction. Ci spieghi esattamente cos'e' una fanfiction?
Una fan fiction è una storia raccontata da un appassionato che prosegue, modifica, reinterpreta una storia originale (libro, fumetto, quel che si vuole). O meglio, si inserisce nei "momenti di silenzio" di una storia data. Ma la definizione è riduttiva: perchè, detta così, sembra semplicemente: "racconto l'infanzia di Legolas visto che Tolkien non ne ha parlato". Ci può stare anche questo, naturalmente, ma non solo. Provo a dire cosa è dal mio punto di vista. Per me intervenire in una storia significa riferirsi non tanto a quei determinati personaggi o a quella determinata vicenda: ma "leggere dietro" quei personaggi e capire da dove essi stessi provengono, e cercare di andare oltre. Hyoutsuki, per me, non è semplicemente il tipico "cattivo-non-cattivo" di tanti manga: ma è il "Daimon". Il punto di snodo. La manifestazione del desiderio femminile verso il maschile. E, come ogni volta che il desiderio si manifesta, le vite ordinate vengono distrutte. Caos, appunto. Mi interessava questo. Il mio punto di partenza, in tutta la trilogia, è stata un'immagine epica. Elena sulle porte Scee, che guarda l'esercito degli Achei in attesa di attaccare. E' ferma, immobile, il vento le scompiglia il velo. Per il desiderio di una donna, il mondo conosciuto cambia irreversibilmente.
Questa è la mia versione di fan fiction, e mi rendo conto che in realtà ho "usato" la modalità fan fiction per raccontare una storia che avevo in mente e che dormiva da qualche parte, dentro di me. Non è detto che sia così per tutti. La fan fiction può essere gioco, desiderio, esercizio. Può essere tante cose. Però, imprescindibilmente, è un testo narrativo. Con la dignità di un testo: che sia scritto bene, benino, malissimo. Esattamente come i libri.
Nei tuoi commenti sul tuo blog (che e' questo), professi apertamente il tuo amore per Stephen King. King dice che quando scrive, ha sempre in mente un lettore ideale. Hai in mente un lettore ideale quando scrivi? Se si', chi e'?Il lettore ideale è quello che si fa travolgere dalla storia. Anzi, quello che ti segue mangiando le briciole che hai disseminato nel bosco, come Hansel e Gretel. E a volte si perde nel bosco stesso, e ci sta benissimo e non vuole tornare a casa. Credo che sia un po' il sogno di molti scrittori. Che, però, non possono fare a meno del lettore "tecnico": quello in grado di individuare il lavoro che c'è dietro a un libro.
Una delle cose che colpisce nel tuo libro e' il continuo alternarsi dei punti di vista dei vari protagonisti. Il tutto mi pare faccia si' che non si possa davvero parlare di un protagonista ben specifico, ma di vari comprimari: e' stata una scelta ragionata?
Ragionatissima, anche a costo di far faticare un po' di chi legge. Ho sempre amato i romanzi corali, anche se non credo che Esbat si possa davvero definire così, e tanto meno la trilogia. I personaggi sono tanti: ma la trilogia è la storia di un cambiamento. Di un'umana, e di un Demone.
E allora parliamone ancora di questa trilogia. Ci puoi dire la trama degli altri due libri? Ci saranno gli stessi personaggi? e hai gia' notizie sulla loro eventuale pubblicazione?
Dunque. Sulla pubblicazione, non ho ancora notizie. Così, veniamo subito alla trama.Questa è la mia versione di fan fiction, e mi rendo conto che in realtà ho "usato" la modalità fan fiction per raccontare una storia che avevo in mente e che dormiva da qualche parte, dentro di me. Non è detto che sia così per tutti. La fan fiction può essere gioco, desiderio, esercizio. Può essere tante cose. Però, imprescindibilmente, è un testo narrativo. Con la dignità di un testo: che sia scritto bene, benino, malissimo. Esattamente come i libri.
Nei tuoi commenti sul tuo blog (che e' questo), professi apertamente il tuo amore per Stephen King. King dice che quando scrive, ha sempre in mente un lettore ideale. Hai in mente un lettore ideale quando scrivi? Se si', chi e'?
Una delle cose che colpisce nel tuo libro e' il continuo alternarsi dei punti di vista dei vari protagonisti. Il tutto mi pare faccia si' che non si possa davvero parlare di un protagonista ben specifico, ma di vari comprimari: e' stata una scelta ragionata?
Ragionatissima, anche a costo di far faticare un po' di chi legge. Ho sempre amato i romanzi corali, anche se non credo che Esbat si possa davvero definire così, e tanto meno la trilogia. I personaggi sono tanti: ma la trilogia è la storia di un cambiamento. Di un'umana, e di un Demone.
E allora parliamone ancora di questa trilogia. Ci puoi dire la trama degli altri due libri? Ci saranno gli stessi personaggi? e hai gia' notizie sulla loro eventuale pubblicazione?
Sopdet è un duello. Una lunga partita che si svolge tra due personaggi. Una partita voluta dalla Dea. Questa volta, il Giappone ha un ruolo piccolissimo, riservato a un solo capitolo. Il luogo è l'Italia, ma in tre diversi momenti e luoghi della sua storia: il Veneto del 1915, il Piemonte del 1943, Roma nel 1977. Prima Guerra Mondiale, Salò, anni di piombo. Non è un romanzo storico, naturalmente: è e resta un horror-urban fantasy. Ma mi piaceva l'idea che il "sopramondo", come lo chiamerebbe King, facesse irruzione in tre momenti che sono ancora una volta di crisi e di rottura di un equilibrio. Ci sarà Ivy: che giocherà la propria partita nel suo mondo, con l'aiuto di tre misteriose vecchiette. E c'è un nuovo personaggio femminile, Adelina: che ho amato moltissimo. Forse, tra i personaggi della storia, è quello che amo di più.
Tanit è il terzo e ultimo tempo. E se nel secondo libro è la figura di Yobai a stagliarsi fra le altre, qui è Axieros a scendere direttamente in campo. La sua presenza tra gli umani è l'inizio di una partita ancora più tremenda, dove i due stessi mondi sono in radicale pericolo. E poi, finalmente, sapremo qualcosa di più sull'Esbat, sui passaggi e su coloro che hanno il dono di interferire. Tanit è il punto di non ritorno del cambiamento: Ivy, infine, crescerà.
In poche parole, per me la trilogia non è un modo di diluire una storia: è un arco. E' l'evoluzione possibile di alcuni personaggi e di un punto di rottura che si è verificato all'inizio di Esbat. Tappe, leggibili separatamente ma necessarie le une alle altre. Esbat, Sopdet e Tanit sono momenti di un'unica vicenda, che tende alla ricomposizione di un equilibrio spezzato. Ma non dico se questo avverrà.
Parlando del tuo amore per i personaggi: hai piu' volte detto in giro che c'e' un po' di te sia nella Sensei, l'algida (per poco) disegnatrice di manga e Ivy, l'adolescente problematica. Anche tu, come la Meyer, t'innamori dei tuoi personaggi?
Penso che tutti gli autori si innamorino, almeno un po', dei propri personaggi. Non tutti, naturalmente: ma quelli a cui dedica più tempo, o quelli in cui traspare qualcosa di se stessi. Nei personaggi femminili della storia (Ivy, la Sensei, Misia, Adelina, Nadia e Laura di Tanit) c'è qualcosa di Lara. E, sì, persino in Axieros.
Quanto ai personaggi maschili, le cose sono un po' diverse: se Hyoutsuki è una sorta di Daimon, di incarnazione del desiderio in grado di far mutare, Yobai è l'umanità che pecca di ybris, quella che vuole superare il limite. Masada e Max sono il maschile accudente: anche se Max mostrerà aspetti diversi di se stesso nel corso della trilogia. Sono uomini (o semiumani) visti da una donna. E, per questo, sono i personaggi su cui ho lavorato di più.
Fai un commento interessante. Non voglio sembrarti sessista, ma spesso trovo che i personaggi maschili creati da scrittrici siano meno reali, meno veri dei personaggi femminili creati da autori uomini. Le donne di King - ma anche le ragazzine di Moccia - per esempio, sono donne. Gli uomini della Munro (o della Meyer) no. Tu che dici?
Hai citato King e hai citato l'eccellenza: le donne di King sono donne vere, non fantasmi. Già se peschi altrove, persino nello stesso, meraviglioso Murakami, trovi "l'idea" che Murakami ha della donna. Straordinaria, fiabesca, incantevole: ma scivoliamo comunque sul piano simbolico, e credo che sia inevitabile. Perchè devi lavorare moltissimo per trasformare un fantasma in personaggio. Io stessa, fin qui, mi rendo conto di aver ragionato spesso su questo territorio: vale per Hyoutsuki, Masada e Max. Forse non vale per Yobai, che è un personaggio molto particolare e poco imbrigliabile. E non vale per Brizio, che appare in Tanit. Credo che il suo maschile sia abbastanza vicino alla realtà. Ma il lavoro, appunto, è doppio.
Quanto ai personaggi maschili creati dalle scrittrici: quelli della Meyer mi infastidiscono, lo confesso. Perchè sono fantasmi a una dimensione, oltretutto. Ottusi come il padre di Bella o perfetti come Edward. A quelli della Munro non avevo mai pensato (e questo è indicativo, se ci pensi). Venendo all'Italia, ho amato i personaggi maschili di Chiara Palazzolo: perchè sono molto veri, o straordinariamente al di sopra del vero. Incarnazioni di simboli, ancora una volta: Robin, colui che Mirta ama, è un altro Daimon. Un tremendo, spaventoso Daimon. Viceversa, i personaggi maschili di Margaret Mazzantini mi lasciano fredda: è come se la presunta fragilità maschile venisse enfatizzata e resa caricaturale.
E' un bel guaio, sai? Mi chiedo se gli scrittori di sesso maschile si pongono lo stesso problema, e fino a che punto.
Citi la Palazzolo. Ho notato - da semplice lettore - che la letteratura italiana fantastica (e uso questo termine in modo molto ampio) sta producendo molte piu' cose che in passato. Anzi, mi correggo: ho notato che le grande case editrici italiane stanno scommettendo sempre di piu' su questo tipo di letteratura. Effetto Twilight/harry potter?
Le catastrofi a cui accenni immagino si riferiscano alle lotte intestine nel mondo fantasy italiano? Lo frequento poco, ma mi pare che soffra anche lui di una divisione netta pro/contro l'uno o l'altro. Come mai secondo te?
Stai lavorando ad altri progetti attualmente? C'e' qualche novita' in arrivo, a parte la trilogia?
C'è una storia che dorme, da qualche parte, e ogni tanto bussa. La storia di una donna e di un uomo. Lei italiana, lui americano. Non si sono mai visti, ma si incontrano. E c'è un dio. Ma ancora non è tempo di cominciare.
Ora che sei dall'altra parte, che sei una scrittrice professionista, cos'e' cambiato? Quali sono le differenze, se ci sono, rispetto al mondo della scrittura amatoriale su internet?
Per finire, mi consiglieresti cinque libri per chi ha amato Esbat?
Accidenti, che responsabilità.Ci provo, ma sono libri fatalmente diversi. E decisamente molto, molto migliori.
Kafka sulla spiaggia, Murakami.
L'ombra dello scorpione, Stephen King.
Battle Royale di Takami Koushun
Real World, di Natsuo Kirino
La scatola a forma di cuore, di Joe Hill
28 commenti:
Hai notato che quando scrivi articoli molto seri nessuno fa commenti?
Io comunque il libro l'ho letto su tua segnalazione. E mi e' piaciuto tanto.
Complimenti alla Signora Manni, e non vedo l'ora di leggere altri suoi libri.
Ciao Fabio, l'ho notato l'ho notato.
Mi fa piacere ti sia piaciuto il libro. Posso almeno dire di aver contribuito a venderne uno. Dovro' chiedere un euro di diritti. Ah.
veramente io (che sono una personcina notoriamente seria) il commento l'avevo lasciato, ma blogspot evidentemente se l'è magnato. dunque ripeto.
mi incuriosisce molto il titolo del terzo capitolo della saga, TANIT.
posto che di mitologia e tradizione nipponica ne so quel poco che mi risulta dalle mie letture infantili dell'Enciclopedia del Mito e della Leggenda e da una decina di film di Mizoguchi, mi chiedevo cosa c'entrasse la dea fenicio-cartaginese della luna e della feritilità (associata alle orientali Astarte e Ishtar) che pare richiedesse addirittura sacrifici umani di bambini (vedasi i tophet delle necropoli puniche) con i demoni e i manga giapponesi. c'è un legame o il nome è casuale?
ehm, non lo so? Ma aspetta che ora chiedo.
lanoisette, grazie per la domanda. Certo che il collegamento c'è, è c'è anche con i sacrifici :)
Allora: come già precisato, il legame con il Giappone si affievolisce molto nei due libri successivi. Ma la Dea resta. E Axieros è una delle Grandi Madri. Forse "la" Grande Madre.
Dunque, il nome è tutt'altro che casuale: ma non posso dire di più :)
Ps. Fabio, grazie mille!
E io che - nella mia infinita ignoranza - avevo pensato che la domanda fosse una roba tipo supercapsula di amici miei...
non è un'intervista seria!manca qualcosa come "la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?"...
in ogni modo complimenti a Lara!
elle, hai ragione, sai? E' colpa mia, ovviamente: sono uno scalzacane.
Larù, Demonio, mi permettete una battutaccia?
Tanit è un omaggio a Tina Turner.
(Scusate, mi sono fatta dieci ore di università, oggi)
demonio, tu mi sottovaluti. tzè.
grazie a lara per il chiarimento (questa storia della dea gran madre una e trina che esiste un po' in tutte le culture è una cosa che m'interessa un sacco)
mele, io ti permetto tutto. pero' non ho capito. E sicuramente la colpa e' mia e della mia febbre.
noisette, non ti ho mai sottovalutata...
Non sottovalutare la febbre, alla tua età, eh! (Occielo, voi maschi da ammalati siete intollerabili anche senza incoraggiamento...)
Eh, ma infatti era un'enorme stronzata... solo che Larù rischia sempre di sbilanciarsi colle anticipazioni, allora se si inventasse una cosina tipo "Tanit = Tina T(urner)", potrebbe lasciare di sasso la gente senza rivelare nulla.
E, a parte gli scherzi, guarisci (senza stressare troppo la moglie)!
Ammazza mele, che impudenza sti gggiovani di oggi. Ci tengo ad informarti che mia sorella mi da' 31 anni, e mio cuggino (che una volta e' morto) me ne da' 30. Sono un fiore.
Tie'.
Ottima idea per tina turner, allora. E sopdet?
Dai, ne danno trenta anche a me!
Cacchio... Sopdet è più difficile...
ehm, come te ne danno trenta?
Sopdet mi fa venire a mente roba porno che ha a che fare con il sapone (i soapjob), ma non credo lara sarebbe contentissima.
Si vede che ho l'aria svagata dei trentenni.
(Secondo me questa cosa di Sopdet è meglio che Larù non venga a saperla...)
infatti il commento non era a questo post, ma all'altro della google books sul fatto che mi prendi in giro per come mi vesto!!!!aiuto!
Mele: i trentenni hanno l'aria svagata? E chi l'ha detto?
(allora non glielo diciamo a Lara)
Elle - sto fuori come una casa. Ho corretto. Il tutto adesso ha piu' senso. Ma ripeto,non era uno sfotto'. Anzi.
Fai un commento interessante. Non voglio sembrarti sessista, ma spesso trovo che i personaggi maschili creati da scrittrici siano meno reali, meno veri dei personaggi femminili creati da autori uomini.
Tu uomo, trovi meno veri gli uomini descritti dalle donne, mentre trovi vere le donne descritte dagli uomini. Ora, non essendo tu una donna, come puoi sapere se le donne descritte dagli uomini sono piu' vere rispetto alle donne vere o alle donne descritte dalle scrittrici? Io non mi azzarderei mai, non essendo un uomo, a dire che gli uomini descritti dagli uomini sono piu' veri di quelli descritti dalle donne. Semplicemente perche' io come sono veramente dentro gli uomini non lo so. Posso descriverli (da autrice) per come li vedo. E allora possiamo allargare il discorso: come vedono gli uomini le donne? E le donne che scrivono? E perche' a una scrittrice si fanno questo genere di domande e nessuno (uomo o donna che sia) si fa venire in mente di chiederlo a uno scrittore?
Dici: non voglio sembrare sessista. Ma, in questa occasione, lo sei. E chiudo dicendo che il libro di Lara Manni, che ho letto e recensito, merita moltissimo.
Mmm, Laura, devo ammettere che rimango un po' interdetto. Ho fatto una domanda che mi pareva anche ragionata, portando esempi.
Mi pare - da lettore - che i personaggi maschili creati dalla donne siano quasi sempre idealizzati, stereotipi. mentre le donne create dagli scrittori uomini, no (ci sono le eccezioni, e' ovvio).
Non credo uno abbia bisogno di essere una donna per rendersi conto se un personaggio donna sia stato creato bene o male. Cosi' come non credo uno abbia bisogno di essere un palo della luce per capire se una descrizione di un palo della luce sia verosimile o meno.
Questo era quello che intendevo.
Sul perche' queste domande non si facciano agli scrittori uomini, io non lo so - chiedetelo ai giornalisti che fanno questo di professione. Io - da scalzacane lettore - l'ho fatta a Lara Manni in quanto scrittrice che parlava del suo sforzo di lavorare sui personaggi maschili, tutto qui.
Se mai dovessi intervistare uno scrittore maschio, e capitasse l'occasione, non mi farei problemi a fargli la stessa domanda.
Comunque mi pare che qui come uno si muove fa danni.
Boh.
A me la domanda del Demonio è piaciuta, Laura: perchè mi ha dato modo di chiarire un punto che per me è importante, da scrittrice e da lettrice. Non credo che fosse una domanda sessista: credo che fosse realista. Perchè a volte noi siamo state talmente abituate a scrivere di noi stesse che diventa complesso scrivere di personaggi maschili. Per me lo è: devo, appunto, faticare il doppio!
:)
Mele, ma insomma! Fammi spoilerare un po'!
mah, oddio... forse gli uomini raccontati dalle donne mettono semplicemente in luce il loro lato più nascosto, ambiguo e contraddittorio e a voi (generalizzo, eh), che non amate le vie di mezzo e invece godete nel rappresentarvi tutti d'un pezzo (nel bene e nel male) questa prospettiva sembra distorta.
così, molte donne raccontate da uomini sono forse più "a tutto tondo" ma risultano
- enigmatiche e incomprensibili (come probabilmente vi sembriamo nella realtà!)
- a volte un po' "categorizzabili" (quella sensibile e riflessiva, la "virginale", la "cattiva ragazza", la donna irraggiungibile...).
semplice questione di punti di vista, direi (e quoto L&L).
Noisette, strano, perche' la mia conclusione sarebbe stata esattamente l'opposto. E cioe' che quelle donne cosi' categorizzabili sono spesso i personaggi insipidi di romanzi scritti da donne.
Prendi gli uomini della Munro: inesistenti, assolutamente irreali. Sfido qualsiasi donna a dirmi "ah, lui e' proprio un personaggio vero".
Cambiamo genere: la Meyer. Qualcuno che voglia dirmi che i suoi personaggi maschili siano realistici (e parlo anche dell'ospite, dove gli uomini sono umani, non vampiri)?
E' ovvio che sto tagliando le cose con l'accetta, sto facendo generalizzazioni.
E - ripeto, perche' forse si e' perso questo passaggio, che mi sembrava evidente nell'intervista - che la mia domanda e' nata dalla riflessione che Lara Manni faceva nella risposta precedente, nella quale parlava per l'appunto dello sforzo fatto per personaggi maschili.
Tutto qui.
ps - leggi Pan di Francesco Dimitri. Un perfetto caso di scrittore italiano che - secondo me - ha creato personaggi femminili verissimi, e che non sono categorizzabili per niente.
guarda, alla fine non lo so. credo che in fondo esistano solo personaggi costruiti bene e personaggi costruiti male. indipendentemente dallo scrittore. è ovvio però che la sensibilità femminile è diversa da quella maschile; inoltre le prospettive e gli intenti cambiano. prendi gli uomini della Munro, non sono irreali, sono solo "parziali" perchè alla cara Alice interessa mettere in luce l'animo femminile, non quello maschile: gli uomini fanno da sfondo, da catalizzatore, da corollario, da specchio alle protagoniste (incredibilmente vere, reali, complesse) dei suoi racconti.
quello che è certo è che non è semplice per una donna mettersi nei panni di un uomo e viceversa. si rischia la tipizzazione, la macchietta. io stessa, nelle stupidaggini che scrivo, non ho nessuna difficoltà ad immedesimarmi in donne anche molto diverse da me. per gli uomini ho quasi sempre bisogno di un "modello" (per quando flebile) che a volte è reale, a volte "teorico" (il racconto del macellaio analfabeta stupratore e assassino). per questo, per evitare di scrivere minchiate galattiche, preferisco adottare punti di vista femminili - anche se devo confessare che un paio dei "miei" personaggi maschili ce li ho proprio nel cuore, molto più di quelli femminili.
beh, ma appunto, alla Munro non gliene fotte ninente del personaggio uomo. E infatti i suoi personaggi uomini fanno schifo per quanto le donne sono invece complesse e "finite".
Alla fine di tutta sta fiera, insomma, si scopre che non avevo detto sta gran boiata, no?
Ma io non affermo che tu hai detto una boiata, DP. Ho detto solo che noto questa attitudine non solo nei lettori scalzacani (che per inciso non e' una definizione che ti si attaglia) ma anche negli intervistatori di professione. Ci sono domande che sono un must per le scrittrici donne, come se fossero una categoria a parte. Per una come me che ritiene non esista neanche una distinzione tra scrittura maschile e scrittura femminile, e' piuttosto fastidioso. Ritengo, per esempio, che il piu' grande romanzo d'amore mai scritto sia l'Iliade. Ma se io e Lory mettiamo una storia d'amore nei nostri libri (inciso, TUTTI i libri contengono una storia d'amore) siamo automaticamente inserite nel filone Harmony. Se la storia d'amore ce la mette uno scrittore che io stimo molto e conosco personalmente, Maurizio de Giovanni (che ti consiglio), allora e' uno che approfondisce la psiche dei personaggi. Tutto qui. E chiedo scusa se le mie parole ti hanno fatto sentire attaccato. Ho solo colto uno spunto di riflessione.
Ah, Laura, ma questa e' una roba diversa, e posso essere d'accordo anche con te: che ci sia un preconcetto di fondo verso la scrittrice donna che debba per forza essere preda delle proprie emozioni, mentre l'uomo e' un grande, sono d'accordo. Questo preconcetto nella subcultura giornalistica degli intervistatori e critici italiani c'e'.
Pero'.
Pero' dissento su un altro punto. A volte lo senti che un libro e' scritto da un uomo o da una donna. E il mio non e' un giudizio di valore. Assolutamente. Dico solo che lo senti, cosi' come senti se una bella macchina ha un motore diesel, aspirato o turbo dal rumore che fa: non vuol dire che l'uno sia meglio dell'altro.
Torniamo a bomba agli esempi: puo' un lettore anche solo pensare per un momento che i libri della Munro siano stati scritti da un uomo? Secondo me no. Stessa cosa per la Meyer.
E non stiamo toccando i libri Harmony, ovviamente.
La mia domanda sui personaggi era ancora diversa, pero'. E, ripeto, l'avrei fatta anche a uno scrittore maschio: perche' m'interessano i meccanismi di come uno scrittore crea un personaggio reale dell'altro sesso. Tutto qui.
Posta un commento