29/07/10

Pochi inutili nascondigli, Giorgio Faletti

Pochi inutili nascondigli e' un libro di racconti di Giorgio Faletti, pubblicato nel 2008. Ce l'avevo in casa da piu' di un anno, qualcuno in visita l'aveva scordato a casa mia e non lo rivoleva (brutto segno). Perche' l'ho letto? Perche' dopo Ilium, avevo provato a prendere in mano Olympos, il seguito, ma la mia mente non lo processava a dovere. Avevo provato a portare avanti Perdido Station, ma anche li' nunglielafacevo. Ho arrancato per The Screwtape's letters di CS Lewis, e alla fine ho capito. Il mio cervello mi stava dicendo "mi hai rotto la minchia con l'inglese: switcha all'italiano" (come si puo' notare dall'uso del verbo switchare, il mio cervello aveva effettivamente bisogno di un bagno d'italiano). Sono andato sul mio scaffale di decollo, quello dove tengo libri cartacei che ancora devo leggere, e Faletti era li' e mi ha chiamato.

Per Faletti provo profondo affetto, come se lo conoscessi. Ha accompagnato quelli della mia generazione con i suoi personaggi del Drive in, e ha poi saputo reinventarsi del tutto. Mi piace. Questo non vuol dire che mi debbano piacere i suoi libri. Prima di questo avevo letto solo Io uccido. Mi era piaciucchiato, ma c'era qualcosa che non mi aveva convinto: la lingua italiana mi sembrava avanzasse con fatica. Non c'erano errori, o frasi sgrammaticate come in altri (tanti) libri italiani di sedicenti autori d'avanguardia (che potrebbero tranquillamente andare a scuola da Moccia, per quanto riguarda la grammatica). Ma c'era comunque qualcosa che non andava, qualcosa che non scorreva a dovere.

L'anno scorso pero', quando scoppio' la polemica balneare da repubblica delle banane proprio su Faletti, mi venne da ridere .In pratica, una traduttrice dall'inglese, avanzo' dei dubbi sul fatto che Faletti scrivesse davvero i suoi libri. Secondo lei c'erano troppe espressioni che erano tradotte dall'inglese, ma che per un lettore italiano non avevano senso. Faletti fece bene a non denunciare la signora, perche' la vita - come dice lui - va presa con ironia. Anzi, rilancio': se c'e' qualcuno che vuole venire a stare con me mentre scrivo un libro, si faccia avanti, disse.

Ovviamente nessuno si fece avanti. L'Italia e' un paese nel quale tutti sono pronti a gettare merda sugli altri, ma quando poi si viene smascherati o sfidati a dimostrare la natura della merda, ecco che si cambia semplicemente discorso, e via, verso la prossima vittima, tanto un po' di merda comunque rimane.

Divago. Torniamo al libro.

I racconti
Nel libro ci sono sette racconti, di varia lunghezza, con storie in cui il soprannaturale, o comunque elementi inspiegabili, fanno irruzione nella vita quotidiana. Nelle intenzioni si potrebbe paragonare a Dino Buzzati della Boutique del Mistero. Ma solo nelle intenzioni: i risultati, se non del tutto deludenti, sono molto lontani dai livelli di un Buzzati.

Il primo racconto, Una gomma e una matita, e' il piu' lungo, ed e' quello che mi ha fatto calare di molto Faletti. Perche' si tratta di un racconto che riprende pari pari il funzionamento del romanzo Duma Key, di Stephen King: abbiamo un disegnatore (in Duma Key un pittore amatoriale) che si rende conto che quello che disegna e cancella accade nella realta'. Anche qui, il tutto avviene grazie a una casa in riva al mare (in Grecia stavolta, non in Florida). Il racconto non segue la trama di Duma Key, perche' Faletti fa diventare il protagonista un assassino, in una storia di vendetta. Ma la prima parte del racconto e' chiaramente ispirata - e "ispirata" e' dire poco - a Duma Key.

Non solo: il racconto e' diviso in due parti che dialogano poco tra loro, e con accenni a elementi poi non sviluppati. Un esempio: all'inizio Faletti suggerisce un'atmosfera da casa posseduta, stregata. Ce lo conferma poco dopo, ma poi PUF, il tutto sparisce, non viene spioegato niente, e ci si ritrova in un altro ambiente. Mi pare un espediente abbastanza triste di qualcuno che non aveva voglia o tempo di spiegare le cose a dovere.

Il secondo racconto, L'ultimo venerdi' della signora Kiemann, narra la storia di un giardiniere un po' sfaticato dell'Isola d'Elba e di una coppia di vecchi residenti tedeschi. Il racconto e' bellino, ma e' rovinato dal continuo passaggio da dialoghi semi-vernacolari nel dialetto elbano (che vorrebbero far ridere il lettore) a scene di suspense. Faletti dimostra bene di capire l'ironia Toscana (vive all'Elba da anni), ma in questo caso fa un disservizio al racconto, perche' - anche qui, come nel precedente - le parti non riescono ad integrarsi in un unicum.

Graffiti racconta il risveglio della passione di un vecchio professore, sfiduciato, astioso, e livido nei confronti degli studenti e dei colleghi. E' il racconto che mi e' piaciuto di piu', anche se la trama - che vorrebbe tenere in sospeso il lettore, creando mistero sul chi sia la donna dal cappotto rosso - e' abbastanza telefonata. A patto che si sia letto anche solo il finale del Gattopardo...Non ci sono idee originali, i personaggi sono molto stereotipati (il professore sfigato che non parla, ma che odia il mondo, la professoressa zitella grigia come i suoi vestiti che non si rassegna, il fratello figo che non e' piu' figo, ma che ora ha bisogno di soldi), ma per una volta il racconto scorre bene e si legge volentieri. E' il racconto piu' riuscito.

Anche Spugnole, un racconto molto breve, e' ben riuscito. Racconta la storia particolare di un campo nella campagna italiana, che si ribella alla possibilita' di diventare zona edificabile.

Risibili La ragazza che guardava l'acqua, storia di un mostriciattolo marino e Physique du role, storia di un regista alle prese con un licantropo. Inutilmente lungo e noioso L'ospite d'onore.

Cosa mi e' piaciuto

  • I racconti si fanno leggere volentieri, con facilita'. Un paio sono ben riusciti. Un'ottima lettura balneare.
  • Il tentativo di staccarsi dal giallo/thriller e fare capolino nel mistero.
  • Non ci sono errori grammaticali, la scrittura e' abbastanza fluida

Cosa non mi e' piaciuto
    • Le trame sono un po' telefonate.
    • Non ci sono invenzioni (tranne, forse, che in Spugnole), ma si riprendono vecchi mezzi e mezzucci con intenti moderni, ma con risultati quasi sempre al di sotto degli originali.
    • La lingua ancora non mi convince del tutto. Troppi aggettivi, forse. E troppi dettagli descrittivi che rallentano di molto la narrazione, a volte.
    • La scopiazzatura evidente nel primo racconto.

    In sintesi
    Nonostante tutti i suoi difetti, Pochi inutili nascondigli e' un libro di racconti che si fa leggere volentieri, e che permette qualche ora di buona evasione.

    Voto: 6/10

      6 commenti:

      Annalisa ha detto...

      Bene, un 6 è un voto dignitoso, ma non mi spingerà a sacrificare le mie poche risorse attuali per acquistarlo. Magari in biblioteca.

      'povna ha detto...

      anche io di Faletti avevo letto solo "Io uccido", più o meno per casa (afferrato al volo perché stava lì con Repubblica per il viaggio in treno di ritorno dalla visita al paterno ostello). L'avevo trovato ideale per il treno, e per una domenica pomeriggio da scorrere via così, anche se niente di eccezionale. La lingua e lo stile sono corretti, ma molto plain, e secondo me ogni tanto la sintassi, anch'essa pur corretta, gira a vuoto (come se volesse ogni tanto meno plain di come è, e alla fine risultasse lievemente pretenziosa).
      La tua descrizione dei racconti mi sembra confermare quel primo giudizio: magari non lo compro, ma sicuramente ci sono situazioni da vacanza, spiaggia, socialità leggera o treno lungo in cui non vedo proprio perché no...

      ps. sulle polemiche, concordo. Ma per essere lettori davvero onnivori bisogna essere anche autenticamente privi di snobismo (i.e. non provinciali)

      lanoisette ha detto...

      chevvordì "telefonate"?

      Demonio Pellegrino ha detto...

      Annalisa, approccio esatto. Hai chiamato amzn?

      Povna, hai centrato in pieno la questione linguistica di faletti. E sull'essere onnivoro o meno, comunico che ho scaricato un libro di letteratura erotica per signore (il Kindle fa vendere libri erotici per donne a iosa: le donne comprano perche' si vergognano meno, non c'e' il commesso a cui dover mostrare l'acquisto). Poi vi diro' com'e'.

      Noisette, vuol dire che alla terza pagina sai gia' come va a finire. E c'e' solo uno che rende i propri libri interessanti svelando subito quello che succedera: King. Ma Faletti non e' King.

      Stefania ha detto...

      Ne ho letti altri di Faletti ma non questo... Al di là delle perplessità sulla lingua, è l'idea dei racconti, e non del romanzo "intero" che mi ha un po' trattenuta... Magari pure io lo cerco in biblioteca!

      Demonio Pellegrino ha detto...

      bah, secondo me non ne vale troppo la pena!

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