29/11/10

Cartelli menzogneri


Di questi cartelli in Messico ce ne sono a bizzeffe. Pero' io di tope ne ho viste davvero poche.


19/11/10

Il giorrno del ringraziamento: tra miti e falsita'

Il primo ringraziamento, di Brownscombe
(Articolo tradotto dall'originale inglese, che e' qui).

L'ultimo giovedi' di Novembre (quest'anno il 25 pv) si celebra in America il giorno del Ringraziamento. E' una festa alla quale mi pare gli americani siano addirittura piu' attaccati che al Natale. Immagino che il motivo sia legato alla storia della festivita', che celebra uno dei momenti fondanti di questa nuova Nazione. Pero' c'e' un pero'.

La storia ufficiale insegna che il Primo Ringraziamento fu celebrato nel 1621, quando i pellegrini sbarcati a Plymouth nel New England riuscirono a salvarsi grazie all'intervento degli indiani, che diedero loro cacciagione e mais. Cosi', ogni anno, l'ultimo giovedi' di Novembre, gli Americani celebrano questo momento conciliatore con la loro famiglia e i loro amici, cucinando un pasto che ricalcherebbe quello che venne mangiato in quel Primo Ringraziamento di quasi 500 anni fa. Purtroppo e' tutto falso: il mito del Primo Ringraziamento sarebbe infatti un'invenzione di un'autrce di romanzi del XIX secolo, o almeno cosi' sostiene Andrew F. Smith nel suo articolo The First Thanksgiving, pubblicato nel 2003.

La celebrazione di ringraziamenti (e cioe' preghiere per ringraziare il Signore per svariate cose, come un buon raccolto, una pioggia provvidenziale, la fine di una malattia) erano prassi comune in molte comunita' delle colonie inglesi in America. Questi vari ringraziamenti prevedevano preghiere comuni, ma non si tenevano a date fisse. E di sicuro non avevano niente a che fare con commemorazioni di un presunto Primo Ringraziamento dei pellegrini, di cui nessuno ha parlato per secoli. Infatti la prima volta che si fa menzione di un Primo Ringraziamento e' in una lettera del 1841 (e cioe' 220 anni dopo i presunti fatti): il mittente parla di un evento del 1621 che sarebbe durato tre giorni, per celebrare un ottimo raccolto. Secondo lo storico Smith pero' questa lettera non sarebbe nient'altro che una specie di forma di pubblicita' per convincere piu' inglesi a trasferirsi nelle colonie americane. Un po' come quelle pubblicita' che passano alla TV, nelle quali ci sono immagini bellissime di posti lontani e problematici, e che dovrebbero invitarci a visitarli.

Nel momento in cui quella lettera viene scritta, nel 1841, la serie di eventi che avrebbe trasformato un falso storico nella maggiore celebrazione americana si era gia' messa in moto. Nel 1827 Sarah J. Hale pubblica il suo romanzo Northwood: a Tale of New England, che contiene un capitolo intero che descrive con dovizia di particolari una cena di ringraziamento con il tacchino arrosto, marmellate, torte di zucca e gravy, il sugo di carne per cui qui vanno tutti matti. In pratica inventa dal niente quell'immagine che diventera' poi l'iconografia classica della cena del Ringraziamento americano.

Il romanzo della vedova Hale ha molto successo, tanto che Hale finisce a dirigere una pubblicazione molto influente all'epoca, la Godey's Lady's Book. Nel suo nuovo ruolo, la Sig.ra Hale fa una campagna senza sosta per tentare di convincere il governo a creare un giorno del Ringraziamento nazionale. I suoi sforzi vanno finalmente a buon fine durante la guerra civile americana, quando, nel 1863, il Presidente Lincoln dichiara per la prima volta l'ultimo giovedi' di Novembre come il giorno del Ringraziamento.

E' interessante notare pero' come neanche la Sig.ra Hale nel suo romanzo avesse MAI fatto il collegamento tra il Ringraziamento e un presunto Primo Ringraziamento del 1621. La prima volta che Hale fa questo collegamento e' in un editoriale del 1865, e quindi DOPO che Lincoln ha gia' creato la festa nazionale. Nel giro di un paio d'anni pero', l'editoriale di Hale viene ripreso praticamente in quasi ogni giornale dell'epoca, diventando una cosa (sbagliata) di dominio comune.

Il tutto torno' anche molto comodo come strumento per cercare di assimilare il flusso senza fine di immigrati non anglofoni che arrivava negli USA: il Primo Ringraziamento del 1621 divenne una facile storiella da insegnare a scuola, creando nei nuovi americani un senso di appartenenza e di unita' di cui in quel momento la nuova nazione aveva un bisogno disperato: i pellegrini venivano identificati con quell'ideale di liberta' che la maggior parte delle persone che emigravano in America perseguivano, e il Ringraziamento divenne il momento unificatore in cui un'intera nazione diceva grazie per tutto quello che aveva ottenuto.

Freedom from Want, 1943, Rockwell -
iconografia classica della
cena del Ringraziamento
Ma di sicuro almeno la tradizione del tacchino si basa su fatti veri? No, purtroppo no. Evan Jones, in un libro meraviglioso che ripercorre la storia della cucina americana, dai primi colonizzatori ai giorni nostri (American Food), dice che i documenti storici parlano di un ringraziamento del 1621 il cui menu sarebbe consistito in "carne di cervo, anatra arrosto, oca arrosto - nessuna menzione di un tacchino arroso - vongole, anguille, pani di grano e mais, porri, crescione, prugne, vino fatto in casa".

Quindi e' tutto falso? Si' e no. Ogni paese ha i suoi falsi miti unificatori, (l'Italia ne e' piena), ma questo non vuol dire che le celebrazioni e i sentimenti dietro le celebrazioni siano falsi anche loro. Lo spirito che unisce gli Americani nel giorno del Ringraziamento e' ben reale: lo si respira quasi nell'aria, lo si sente nei discorsi della gente che fa carte false per prendere quell'ultimo areo e arrivare a casa in tempo per sedersi a tavola con la famiglia e riabbracciarla. E magari anche sterminarla tutta, come ha fatto un tizio in Florida l'anno scorso.


17/11/10

Saviano in TV fa cagare

Si puo' dire che Saviano alla TV fa cagare? Che e' soporifero, INDIPENDENTEMENTE da quello che dice, che non ha il tempo della televisione, che pare un Celentano dei poveri?

Si puo' dire, senza essere accusati di essere mafiosi, fascisti, ammazzatori di delfini e mangiatori di gattini appena nati?

Be', anche se non si puo' dire, io lo dico: Saviano in TV FA CAGARE. OK?

Devo aggiungere tutti i "questo non vuol dire che..."? Ma che paese di merda davvero siamo diventati?

15/11/10

Tempi bui

"Cova sotto la cenere una questione sociale. Il Sud, che già ora è un focolaio di rivolte - quando, col federalismo fiscale, dovrà farcela, e scoprirà che non ce la fa, con le proprie forze - minaccerà di diventare, per la nostra Repubblica, ciò che è stata l'Algeria per la Quarta repubblica francese, la causa scatenante della sua crisi; il Nord - se scoprirà che il Fondo di perequazione del federalismo solidale altro non sarà che la prosecuzione dell'assistenzialismo al Sud - ripiomberà nella voglia secessionista, che si sommerà alla causa scatenante meridionale nel provocare la crisi."

Piero Ostellino sul Corriere.
Il resto, qui.

09/11/10

Dubbi puttaneschi

Si fa un gran parlare di come le recenti vicissitudini di donnine varie dimostrino come Berlusconi sarebbe un porco. Non voglio ripetermi, ma io e' da prima che scoppiassero gli scandali che vado dicendo che Berlusconi pensa solo a quello. Ma il punto non e' questo.

In tutto questo gran parlare di puttanieri, mercificazioni della donna, pedofilia, manca un elemento importante: le puttane.

Se c'e' un vetusto puttaniere che va con le rEgazzine, be', ci devono essere anche le rEgazzine che vanno con il vetusto puttaniere. Se c'e' il puttaniere che va con le escort, be', le escort devono preesistere. Se c'e' il rattuso che va con le giovani donne scosciate in cerca di posti in tv on in parlamento (regionale o nazionale), be', ci devono essere le giovani donne scoscisate che vanno di loro spontanea volonta' con il rattuso.

O no?

Perche' si', e' tutto molto bello dire che Berlusconi svilisce la donna e la rende oggetto. Tutto molto bello e tutto molto vero. Pero': non mi pare si parli di stupri. Non mi pare ci sia violenza.

Mi pare che se si e' tutti d'accordo sul fatto che ci siano parecchi puttanieri, si debba anche concludere che l'Italia e' un paese di puttane. Altrimenti il quadro non si spiega. A meno che non si voglia far passare la balla che le donne in questione siano tutte povere vittime del Drago...

02/11/10

Berlusconi: il vero scandalo

Parola per parola, quello che dice Mentana su Vanity Fair in edicola domani e' esattamente quello che penso io. Il problema non sono le puttane e i presunti scandali sessuali. Il problema e' un altro. Io lo scrivo da ben prima che scoppiassero gli scandali sessuali (questo mio post e' del febbraio 2008, per dire), quando era gia' chiaro che Berlusconi faceva il cazzo che gli pareva per un etto di topa (Vorrei far notare en passant che i giornali sinistri che accusano il Primo Ministro di pedofilia e di farsela con le minorenni non si sono fatti NESSUN problema a pubblicare le foto della minorenne in questione seminuda e in pose boccaccesche. Ma loro possono, perche' sono puri. Ma andate affanculo).

"A costo di sembrare eterodosso, o peggio, non credo che questo sia uno scandalo sessuale. E ancor di più non amo proprio quella ciclica ondata moralista che puntualmente si sta riversando per l’ennesima volta sui giornali e in tv.[...] A me personalmente di quello che fa in privato il Cavaliere non interessa un bel nulla. Non ho mai avuto 75 anni e svariati miliardi di euro, una grave malattia passata e la prospettiva di avere pochi anni davanti: se gli piace divertirsi insieme ad altre persone consenzienti, sono fatti suoi.

Non credo che le trasgressioni siano struggenti e poetiche se attribuite a un Pasolini o a un Woody Allen, e orrende porcate se esercitate da un riccone brianzolo che gli italiani, in maggioranza, hanno scelto per la guida del paese. Non è un buon cristiano? Sicuramente, e l’adesione al Family Day grida vendetta. Non è stato un buon marito? Pagherà di più in sede di divorzio. Ma non spetta a me fargli la morale. Si diverta come può, e per favore nel divertirsi non si renda ridicolo o ricattabile: in queste ore gli fanno la ramanzina anche i suoi giornalisti di riferimento. Ma ripeto: a me del Berlusconi privato non importa nulla.

A me importa invece, e molto, l’altro aspetto scaturito da questa storia: quello del presidente che calpesta le leggi e le competenze, e poi coltiva l’ossessione della giustizia che lo perseguita. Questo Berlusconi, pubblico e non privato, sta scavandosi la fossa politica. L’attività del governo è ferma, e sta affondando nelle sabbie mobili di una sfiducia che velocemente si trasforma in rassegnazione: questa volta non se ne esce, sussurrano con voce sempre più nitida i suoi fedelissimi, nel partito, nel parlamento, nel governo. Le dissociazioni si fanno plateali, e in alcuni casi con i modi cari ai voltagabbana. Può trasgredire in privato il Cavaliere; ma in pubblico non può sgarrare. Se lo fa, vuol dire che ha perso il senso del suo ruolo istituzionale.

Non si è mai voluto omologare alle rigidità del politically correct, Berlusconi: ma un conto è infrangere il protocollo, fare cucù alla Merkel o raccontare le barzellette durante un incontro ufficiale, ben altro significa e pesa ciò che secondo tutte le testimonianze combinò quella sera del 27 maggio. Credo che gli costerà caro quell’insieme di atti istituzionali impuri: telefonare personalmente a un capo di gabinetto della più importante questura del nord per agevolare, o imporre, il rilascio di una minore fermata con l’accusa di furto, e senza fisso domicilio; accreditare la panzana che la giovane fosse imparentata con il presidente dell’Egitto, circostanza impossibile da verificare sul momento per i malcapitati funzionari degli uffici di polizia milanesi; inviare sul posto una consigliere regionale, già sua igienista dentale, col compito di prelevare la ragazza e intestarsene provvisoriamente la tutela.

In molti si esercitano sul perché di simili clamorosi comportamenti. Ma la sostanza non cambia: sia che Berlusconi abbia favorito l’ormai famosa Ruby per paura di essere da lei tirato in ballo – come sostengono molti – sia che l’abbia fatto per un paternalistico atto di misericordia verso una poveraccia – come racconta lui – il premier ha tenuto comportamenti che non possono semplicemente essere passati per “irrituali”. Non conta neanche che in essi si possa oppure no ravvisare il reato di abuso di potere. Anzi, meglio che non ci sia nessun possibile risvolto penale, in modo da non doversi intruppare nel solito doppio arruolamento di giustizialisti e garantisti, attorno al presidente “perseguitato” o “che sfugge alla giustizia”.

Conta una sola cosa: che il capo del governo del nostro paese non può usare il suo ruolo istituzionale per cambiare il corso della giustizia ordinaria e l’azione degli uffici di polizia, usare la sua “parola di re” per rendere immune da provvedimenti una minore dalla controversa reputazione, confezionarle su due piedi un albero genealogico posticcio per garantirle uno scudo diplomatico. "

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