21/06/08

Stordimento motociclistico

Ieri, alla ricerca di uno stordimento fisico che annientasse i miei desideri e i miei pensieri, sono saltato sulla Mana per un lungo giro attorno alla città di Gent. Le mie ginocchia hanno subito trovato posto negli incavi della moto, come le mani sui fianchi di una donna. Clarabella mi ha accolto borbottando allegramente con il suo motore potente, ma gentile. E mi ha subito fatto capire che non avrei dovuto preoccuparmi di niente, che si sarebbe fatta carico lei di tutto. Io dovevo solo andare. E sono andato.

70km di autostrada per arrivare al punto di partenza, a 120 km/h, con il ronfare sordo del motore. Un itinerario poi di 140Km su stradine strette di campagna, spesso sconnesse, su ciottoli, e ancora 70km di autostrada per tornare a casa.

Un solo stop di 10 minuti per la benzina, e un altro per mangiare una banana. Per il resto, 5 ore ininterrotte di moto, con l’obiettivo chiaro di riuscire a svuotare il cervello per riempirlo di vuoto. Con la scelta precisa di non mangiare, affinché la mente dovesse occuparsi anche della sensazione di fame fisica, e avesse meno risorse da dedicare ad altro.

E’ un gioco di strategia, ma alla lunga si puo’ vincere, si puo’ arrivare ad un punto dove l’unico elemento che occupa la mente è la posizione del piede sulla pedana, la posizione del corpo rispetto all’asfalto, il desiderio di piegare veloce, per capire se i tuoi limiti arrivano prima di quelli di lei, toccare le pedane per terra, consumare la ruota sui bordi. Anticipare sempre di più il momento in cui spalancare l’acceleratore in uscita di curva, fino a sentire la ruota posteriore sbandare, e vederla quasi affiancarti sulla sinistra...Come fare sesso brutalmente, senza sentimento, con lei che ti lascia fare perché sa che comunque non le farai del male. Che ti fermerai un attimo prima.

La strada, come tutto ormai in questo paese, è stata avara di emozioni: il percorso che avevo caricato sul GPS da un sito di motociclismo belga si chiama “La strada dei mulini ad acqua”. Su 140 km c’era un mulino solo, e neanche un attraversamento di un canale. La profonda mediocrità di questo paese m’incupisce sempre di più. E mi stupisco per il mio stupore.

Ma ieri l’obiettivo non era paesaggistico. Ho fatto pochissime foto, non mi volevo fermare. Non volevo pensare. Anche pensare di dovermi fermare mi disturbava. Contava solo lo strada come strumento di annichilimento. Fino al ritorno in autostrada, stavolta rabbioso, 150, 160, con l’aria che finalmente mi dava quello stordimento che cercavo, dopo molte ore. E con lei che sussurrava che forse stavo esagerando...che certo se volevo potevo chiederle di più, ma che forse, per oggi, era meglio tornare a casa.

Casa?

6 commenti:

Giovanni Stoto ha detto...

Che dire, ne abbiamo giá parlato al telefono...

Una motivazione in + alla mai scelta di tornare in Italia: 2000€ in + al mese in questo paese non valgono i viaggi che posso farmi nel Bel Paese :-)

Anonimo ha detto...

casa, già... un posto dove sentirsi a casa. che altro?

leox ha detto...

Bello e condivisibile. Peccato per la mediocrità dell'itinerario, ma come dici tu a volte anche quello passa in secondo piano, e conta solo andare, andare e andare ancora.

Anonimo ha detto...

Davvero, io non credevo che il Belgio fosse un paese così mediocre. Io mi immaginavo una via di mezzo tra Germania e Francia, con i mulini a vento.

Unknown ha detto...

Ipse dixit: "No, guardate che io sono un fermone".
TAAAAAAMARROOOO!!!

Quando sei in IT in moto fa un fischio!

:D

Ale

Demonio Pellegrino ha detto...

ale, ma io SONO un fermone!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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