30/09/09

Ma...

...non gliene frega un cazzo a nessuno in Italia della Google Books Library?

29/09/09

Google Books Library/1 - o del riordino della cultura mondiale

Il 7 ottobre prossimo una corte federale statunitense determinerà le modalità di accesso alla cultura mondiale per i decenni a venire. Si pronuncerà, infatti, sulla validità dell’accordo che Google ha raggiunto nell’aprile scorso con autori e editori americani, e che determina le modalita' di utilizzo del materiale raccolto nella Google Books Library.

Cos’è la Google Books Library? E’ il tentativo di creare la più grande biblioteca mondiale, digitalizzata, e disponibile direttamente in ogni casa, attraverso il pc. Rappresenterà per l'era digitale quello che la biblioteca di Alessandria rappresento' per l'antichita': tutto il sapere mondiale vi sarà concentrato.

Google ha cominciato a digitalizzare libri nel 2002: impiegati Google si recano fisicamente nelle librerie di tutto il mondo, scannerizzano milioni di libri, li trasformano in e-books, libri elettronici, e li rendono disponibili su internet (almeno in parte, e con modalità che spiegherò). Il lavoro di Google riguarda libri non protetti da diritti d’autore e fuori stampa (e questo permette a molti di noi di leggere libri che altrimenti ci sarebbe impossibile trovare). Ma riguarda anche libri nuovi, disponibili e coperti dai diritti d’autore, e libri protetti da diritti d’autore ma ormai fuori stampa: in questo caso le implicazioni per gli editori e gli autori, e per il prezzo che noi lettori paghiamo, sono molto rilevanti.

Nonostante la maggior parte dei sette milioni di libri digitalizzati attualmente disponibili su Google Books sia in inglese, Google sta digitalizzando il contenuto anche di molte biblioteche europee. L'accordo concluso nell'aprile scorso con gli editori e autori americani ha validita' solo per l'America ovviamente, ma rappresenta un modello applicabile (piu' o meno facilmente) al resto del mondo.

In molti si sono opposti. Yahoo, Amazon, Microsoft alcuni detentori di diritti d’autore, scrittori, editori hanno protestato, intentando varie cause. Alcune delle obiezioni sollevate sono risibili e legate a interessi di parte. Altre sono molto valide. L’obiezione più forte è che si sta creando un monopolio di accesso al sapere di proporzioni mondiali. Google infatti sara' in grado di determinare il prezzo e le modalità di accesso a molti libri, e potenzialmente a tutti. Non solo: Google disporra' di dati esatti su chi legge cosa, come e quando: che succedera' quando il governo cinese o iraniano chiederanno la lista di quelli che hanno scaricato libri proibiti?

Da paura, vero?

Nell’aprile del 2009 Google ha raggiunto un accordo con gli autori e gli editori americani che di fatto da' a Google un potere enorme, nel bene (molto) e nel male (molto anche quello). Se la validita' di quest'accordo sara' confermata dal giudice Americano il 7 ottobre prossimo comincerà un conto alla rovescia abbastanza breve, che rivoluzionerà completamente il mondo della cultura: per le biblioteche, per i rivenditori di libri (elettronici e cartacei), per gli autori, gli editori e soprattutto per noi lettori.

Ne volete sapere di più? Seguitemi in questa storia a puntate, e cercherò di spiegarvi cosa prevede l'accordo, cosa implichera' per noi lettori, chi ci guadagna e chi ci perde.

28/09/09

Polanski e' un pedofilo di merda e deve finire in prigione

I fatti sono molto semplici: quando aveva 44 anni, Polanski drogo' e fece ubriacare una bambina di 13 anni, e poi la sodomizzo' contro la sua voltona'.

Questi i fatti, ammessi da lui stesso, e che gli sono valsi una condanna.

Il fatto che ora abbia 76 anni, e che la vita in prigione sarebbe dura, non c'entra nulla. Il fatto che la vittima l'abbia perdonato, e voglia mettersi la questione dietro le spalle, non c'entra nulla. Il fatto che sia un'artista famoso e secondo alcuni anche bravo, non cambia nulla.

Lo ripeto, perche' mi pare si sia persa la dimensione della cosa: fece ubriacare e drogo' una ragazzina di 13 anni. Alle sue richieste di riportarla a casa, le lecco' la figa, la trombo' e la sodomizzo'. E' chiaro questo concetto?

Ma come cazzo si fa a mobilitarsi per uno del genere? Da quando una condanna per pedofilia, emessa, ma non eseguita per la fuga del colpevole, diventa un motivo per appelli umanitari a favore del carnefice, e non della vittima?

In prigione: sperando che qualcuno lo sodomizzi a ripetizione per fargli capire che cosa significhi.

27/09/09

Aspirare alla mediocrita' del corpo umano

In questi giorni in parecchi discutono della proposta francese di mettere una specie di bollino di avvertenza sulle foto con foto di donne ritoccate. L'obiettivo di fondo e' di evitare che si crei un'opinione distorta del corpo della donna, evitare che passi il messaggio che se non sei perfetta (e possibilmente con le tette grosse), non vali.

Bene, io la reputo una proposta indecente. Non solo: credo anche che illustri meglio di tante parole il grado di pochezza morale alla quale e' arrivata l'Eurabia.

Mi spiego: fin dall'antichita', il corpo (femminile e maschile) e' stato rappresentato in modo idealizzato. Due esempi possono bastare: la venere del Botticelli era l'ideale di bellezza femminile del tempo. Il David Di Michelangelo rappresentava la perfezione del maschio. Ma basta pensare a quante statue, dalla classicita' grecoromana in poi, rappresentano corpi assolutamente perfetti: muscoli tesi, addominali, seni che sfidano la gravita'.

Secondo voi staremmo ancora qui a considerarli capolavori se invece di rappresentare corpi giovani e perfetti si fosse di fronte a statue con la pancia, il seno cadente, il culo ricoperto di cellultite? No.

Non penserete che nei tempi antichi fossero tutti perfetti, no? Perche' il corpo veniva rappresentato in maniera idealizzata? Perche' fino a un centinaio di anni fa l'uomo, pur consapevole della sua imperfezione, non aveva paura di aspirare ad un'ideale, anche se irraggiungibile. Si rappresentavano non le cose per quello che erano, ma la perfezione alla quale si anelava.

Adesso no. Il corpo della donna dev'essere come quello che vediamo tutti i giorni, in nome di un politicamente corretto livellamento verso il basso anche dei desideri. Per cui via i culi sodi, e avanti la cellulite! Via le tette perfette e avanti le tette storte! Perche' altrimenti le giovini menti si rovinano. Si rovinano se imparano che esiste una bellezza di fondo, un qualcosa al quale aspirare. La nostra societa' vuole un livellamento verso il basso: vuole che la bellezza ideale non esista piu', e che tutti si possa finalmente aspirare liberamente alla mediocrita', con la certezza di potervi arrivare tutti. Una sorta di 6 politico.

Fanculo.

23/09/09

Scrittori che si odiano

Nella sezione dei commenti ad un post di Lara Manni l'altro giorno, una commentatrice ha detto una cosa sacrosanta secondo me: c'e' molta ipocrisia in chi recensisce i libri (riassumo), nessuno ha le palle di dire quando un libro fa veramente schifo, e' tutto un darsi pacche sulle spalle. Alcuni scrittori presenti si sono risentiti. Non si fa di sparlare dei colleghi, dicono, si guardino gli anglosassoni per esempio: quando mai si e' sentito uno scrittore anglosassone parlare male di un collega?

Ecco, questa e' una fesseria. L'ho detto nei commenti, e lo ripeto qui: di esempi di scrittori anglosassoni che si sono presi a sputi, anche molto recentemente, ce ne sono parecchi. E qui ne riporto alcuni.

Partiamo dall'amato Stephen King. Nel Novembre del 2008, King ha una raccolta di racconti (Just after Sunset) in uscita. In molti - e probabilmente anche lui - si aspettano che la raccolta vada subito al primo posto della classifica dei bestseller del New York Times. Ma questo non accade, e King finisce al secondo posto: al primo si piazza The Christmas Sweater, di Glenn Beck, uscito proprio lo stesso giorno del libro di King.

Glenn Beck non e' un nome molto conosciuto in Italia, ma in America e' un fenomeno: scrittore di narrativa e di vari saggi, speaker radiofonico, presentatore televisivo, vende milioni di copie dei suoi libri e ha uno show con un rating stratosferico alla TV. Dai suoi detrattori e' accusato di essere un populista della peggior risma. Sta di fatto che e' uno di quei pochissimi scrittori ad aver piazzato al numero uno della lista dei bestseller del New York Times sia lavori di fiction sia lavori non-fiction, al pari di John Grisham e Patricia Cornwell, per dire. La sua storia la trovate qui.

Insomma, nel novembre scorso quando uscirono i risultati di vendita, King non la prese benissimo, e intervistato sulla questione, defini' Beck "the mentally challenged younger brother of Satan", e cioe' il fratello mezzo scemo di Satana.

Non proprio un commento carino.

Ma King non si e' limitato a Beck: nel Febbrario 2009, a una domanda su quali fossero, secondo lui, le differenze maggiori tra la Stephenie Meyer di Twilight e la Rowling di Harry Potter, King disse che "la vera differenza e' che Jo Rowling e' una scrittrice fantastica, mentre Stephenie Meyer scrive coi piedi. Non e' un granche' brava".

Gli estratti, in inglese, di quello che disse li trovate qui. Nello stesso articolo troverete anche altri giudizi molto duri su altri scrittori suoi colleghi: lo scrittore dei libri di Perry Mason, Stanley Gardner, fu bollato con un "terribile", Dean Koontz, che comunque secondo King e' un ottimo scrittore, "a volte scrive in maniera molto brutta", e anche Patterson e' uno scrittore terribile.

Ovviamente non c'e' solo King. Parliamo di un altro grande scrittore (ironico): Dan Brown. Il suo ultimo libro, The Lost Symbol, sta vendendo in America e in Gran Bretagna come venderebbe dell'acqua in mezzo al deserto del Sahara. Eppero' Philip Pulmann, creatore della trilogia Queste oscure materie (autore da 15 milioni di copie, mica pizza e fichi), proprio la settimana scorsa ha detto che Brown "popola i suoi libri di personaggi completamente piatti e bidimensionali...la sua fondamentale ignoranza su come si comportano le persone e' impressionante, e li fa dialogare tra loro in modo assolutamente irrealistico...non sa come far funzionare i normali meccanismi letterari, ma non gli interessano neanche, e ha milioni di lettori. Non c'e' niente di male in quello che fa, ma di certo la sua non e' una gran scrittura".

Chi e' che diceva che glli autori anglosassoni non dicono chiaramente quando un libro di un loro collega fa cagare?

Ma continuiamo. Nel 2008 la Rowling di Harry Potter denuncia la casa editrice del Lexicon di Harry Potter, scritto da Steven Vander Ark come una guida alla saga del maghetto. La Rowling infatti sosteneva che Vander Ark si era limitato a copiare passaggi dai suoi vari libri, mettendoli semplicemente in un ordine diverso. Orson Scott Card s'incazza di brutto, e scrive che la Rowling dovrebbe vergognarsi, per vari motivi, tra cui lquello di aver "preso in prestito" parecchie idee, e addirittura la trama della serie, da altri libri. E infatti la Rowling ha parecchi processi in corso, essendo stato accusata di aver scopiazzato un po' troppo.

"La sua ipocrisia" dice Scott Card della Rowling "e' talmente grande che mi fa mancare il respiro...la Rowling non ha nessun posto in cui andare e non ha niente da fare, ora che la serie di Harry Potter e' finita...farebbe di tutto per ottenere rispettabilita' letteraria. Nonostante abbia guadagnato piu' soldi della regina o di Oprah Winfrey in alcuni anni, ha dovuto sopportare di vedere i proprio libri pubblicati non sulla lista dei bestseller, ma nella lista dei libri per ragazzi. I soloni della letteratura considerano il suo lavoro come una sorta di subletteratura, non degna di essere davvero discussa. E questo la fa impazzire".

Non solo. Scott Card la definisce una presuntuosa, boriosa codarda, per aver detto che Dumbledore, personaggio della sua saga, era omosessuale, ma senza aver avuto le palle di scriverlo nero su bianco nei libri, per paura di avere problemi di vendita...

Ripeto la domanda: chi era che diceva che nel mondo anglosassone gli autori non si attaccano tra di loro?

Ma andiamo indietro. Nel 2oo4 Dale Peck, uno scrittore di cui ammetto di non aver letto niente, ma che ha scritto comunque parecchio, ha preso a pugni in faccia Stanley Crouch (altro scrittore) in un ristorante. Il motivo? Un paio di anni prima, Peck aveva recensito in modo non particolarmente lusinghiero un romanzo di Crouch. Crouch, intervistato sull'argomento dal periodico Salon, aveva detto che non gli importava di quello che pensava Peck, che era una checca isterica. Peck se l'era legata al dito, e bum, pugno in faccia.

Si potrebbe continuare, ma non credo sia necessario. Il punto e' che, semplicemente, sostenere che nel mondo letterario anglosassone gli scrittori non si attachino tra di loro e' un errore (o una menzogna). Sarebbe bene che i nostri scrittori, sempre pronti a leccarsi il culo a vicenda quando parlano l'uno dell'altro (a meno che non sia un nuovo autore che non viene dal giro giusto, perche' in tal caso, tutti pronti ad azzannarlo) prendessero esempio: se un libro fa schifo, ditelo. Non dite "libro eclettico, interessante e molto arguto, con punte di introspezione veraci". Perche' non vuol dire un cazzo.

Bruce Springsteen and the E Street Band

Pizzeria Italia ci ricorda che oggi Bruce Springsteen compie 60 anni. Io sono andato a vedere il suo concerto domenica scorsa, e vi assicuro che sono rimasto mesmerizzato. Non sono un grande conoscitore di Springsteen, e non sono un esperto di concerti. Ma posso dire che un concerto cosi' trascinante, energetico, impressionante musicalmente non l'avevo mai visto.

Per dire: mia moglie, che ho dovuto trascinare al concerto quasi tipo uomo delle caverne, dopo averla percossa con una clava e tirandola per i capelli, ballava come una dannata senza conoscere quasi nessuna delle canzoni. E alla fine ha ammesso (ALLELUIA!) che avevo fatto bene a trascinarla.

Quasi tre ore di musica ininterrotta: prima ancora che una canzone finisse, Bruce cambiava la chitarra al volo, e cominciava la canzone successiva in un medley infinito.

Stephen King ha raccontato di come suo figlio - negato per il sassofono - si fosse messo in testa di diventare un sassofonista professionista dopo aver visto la E Street Band, anche lui trascinato da questo gruppo che credo sarebbe capace di fare meglio di Gesu' nel resuscitare i morti.

Davvero notevole. I soldi meglio spesi per un concerto.

Scaletta Chciago 20 Settembre 2009:

  1. Seeds
  2. No Surrender
  3. Johnny 99
  4. Cover Me
  5. Outlaw Pete
  6. Hungry Heart
  7. Working On A Dream
  8. Thunder Road
  9. Tenth Avenue Freeze-Out
  10. Night
  11. Backstreets
  12. Born To Run
  13. She’s The One
  14. Meeting Across The River
  15. Jungleland
  16. Waiting On A Sunny Day
  17. The Promised Land
  18. Radio Nowhere
  19. Lonesome Day
  20. The Rising
  21. Badlands
  22. Hard Times
  23. Da Do Ron Ron
  24. Rockin’ Robin
  25. I’m Going Down
  26. American Land
  27. Dancin’ In The Dark
  28. Rosalita

21/09/09

Argini all'avanzata dell'Islam

E chi l'avrebbe mai detto che gli Hooligan avrebbero rappresentato uno dei pochi (pocchissimi?) argini all'avanzata dell'Islam combattente in Inghilterra? Uno dei pochi casi nei quali il detto "tra l'incudine e il martello" e' perfetto.

19/09/09

Americanizzazioni

Il processo che ti porta ad assimilare la cultura del paese che ti ospita e' lungo e difficile, a volte. Piacevole e immediato, in altre. In ogni caso e' inevitabile, e quando si cerca di opporvisi, i risultati sono solo due: o il ritorno a casa, o lo sbroccamento (tipo l'uccisione di Hina e Sanaa da parte dei rispettivi padri perche' troppo "italiane").

Nel mio caso specifico, una recente visita dei miei familiari, mi ha fatto capire come il mio processo di americanizzazione sia non solo gia' iniziato, ma addirittura abbastanza inoltrato.

Si tratta delle piccole cose, essenzialmente: come il fatto di non poter piu' neanche concepire l'idea di prendere un caffe' in un bar nel quale non ci sia una connessione wifi gratuita e dove il caffe' non sia in un bicchiere di carta da mezzo litro, per dire. In questo momento, per esempio, mi trovo in uno Starbucks di un'immensa libreria Barnes & Noble, sorseggiando un frappuccino alla zucca. E mi pare assolutamente naturale vedere dalla finestra la biblioteca pubblica di Chicago, con le sue enorme gargolle. Per non dire del fatto che trovi normale l'idea di un frappuccino (una specie di frullato di caffe') al gusto di zucca.

"Ma tutto questo non e' che una semplice abitudine che passa com'e' venuta: tornatene in Eurabia e vedrai come ti passano le ruzze", mi si potrebbe dire.

Ma anche no, per citare il Santo Veltroni. Ci sono anche le cose piu' grandi: il cambiamento nel mio modo di lavorare, per esempio, o del mio modo di scrivere memo. Ho sempre scritto in inglese, cercando di conformarmi agli stilemi di brevita' e immediatezza che si richiedono, anche quando lavoravo a Bruxelles nella stessa azienda. Ma qui ho fatto un passo ulteriore che mi porta a scrivere in modo completamente americano. Un modo che a lungo avevo consderato molto brusco e al limiti della scortesia, quando ricevevo email dal mio capo americano un paio d'anni fa, ma che invece ho scoperto essere non solo una norma, ma una forma di rispetto per la persona alla quale si scrive: niente saluti, subito al punto, perche' il ricevente puo' non avere tempo da perdere.

E' un cambiamento di mentalita'. O, per essere piu' precisi, la necessita' di integrare, modificare il proprio modo di rapportarsi, per poter pienamente comunicare. E ovviamente non e' solo una questione linguistica: certo, c'e' anche quella. Ma senza peccare di falsa modestia, sia io sia mia moglie abbiamo un livello d'inglese che non ci da' problemi da questo punto di vista.

Ovviamente non sto dicendo che uno debba abbandonare la propria cultura originale. Anzi, io sostengo il contrario: bisogna servirsi della propria cultura come di una scala per raggiungere i piani (a volte piu' alti, a volte piu' bassi) della nuova cultura. Ma bisogna saper anche aggiustare la propria scala a seconda dell'altezza dei piani: non si puo' pretendere che tutto sia raggiungibile sempre allo stesso modo...

Tutto questo pippone per che cosa ve l'ho fatto? Per dirvi che ho deciso d'iniziare questa nuova rubrica, Americanizzazioni, nella quale parlero' proprio del processo di americanizzazione che sto affrontando, insieme con mia moglie. Perche' e' un processo che avanza su tre fronti separati: su di me come italiano vissuto all'estero per molti anni, su di lei come belga alla sua prima "vera" esperienza lunga all'estero, e su di noi come coppia internazionale che ha le sue gatte da pelare al proprio interno in termini di amalgama culturale, ma che invece qui e' percepita semplicemente come "europea", come un blocco unico. E per uno come me, che pensa che l'Europa non esista come soggetto culturale unico, e' una lotta.

17/09/09

Generatore automatico di proclami berlusconiani

"Sono certamente il più grande esperto di carta assorbente che abbia mai messo piede in Armenia dall'invenzione della pressa da stampa. Chi lo nega è un catastrofista senza dignità al soldo dei narcotrafficanti."


Parliamone

Si chiama Gunther (e gia' si comincia malino). E' tedesco (di male in peggio) e canta in inglese con un forte accento tedesco (stiamo andando malissimo).

La sua canzone si chiama "My ding ding dong", dove "ding ding dong" sta per fava, cazzo, minchia, mentula. Il ritornello e' "you touched my trallalla', my ding ding dong" (giuro, e' tutto vero). E in piu' ha dei baffetti che lo fanno assomigliare un po' troppo all'archetipo del pedofilo belga.

Detto questo, la canzone e il video (con molte zoccole che si toccano) sono mesmerizzanti.


Un'altra ragazza ammazzata

Il prossimo che mi dice che "bisogna capirli, e' la loro cultura", giuro che gli rutto in faccia. Io NON AMMETTO che si forniscano scuse di sorta a uno schifo di uomo che uccide sua figlia perche' esce con un infedele. No comment sulla madre. Non c'e' niente da dire.

15/09/09

Dan Brown e le sue minchiate

Ieri, 15 settembre, Dan Brown ha pubblicato il suo quinto romanzo, il terzo con il simpatico (ironico) Robert Langdon come protagonista, lo stesso di Angeli e Demoni e del Codice da Vinci (una cagata pazzesca).

Di che parla il nuovo libro? Ma come di che parla?? Ma di una setta (i massoni, stavolta) e dei segni che ha lasciato disseminati in una citta', esattamente come gli altri suoi libri. Stavolta pero' la storia (?) e' ambientata a Washington.

Fantastico il "Dan Brown Sequel generator", che trovate qui: scegliete una citta', scegliete una setta (oppure lasciate il tutto al caso), e il computer vi crea automaticamente una trama alla Dan Brown. Tipo: "L'enigma dimenticato": un codice da lungo dimenticato. Una setta assassina determinata a custodire la chiave, spersa da qualche parte a New Orleans...

Ah ah ah.

14/09/09

Obiettivo 50

Tempo addietro vi avevo comunicato la mia intenzione di arrivare a leggere 50 libri nel 2009. Bene, a che punto sto? (E chi se ne fotte, direte voi, ma io ve lo dico lo stesso).


Sono in ritardo.


Sono a 30 libri per il momento. (Nei prossimi giorni posto un paio di recensioni, perche’ mi sono reso conto che e’ un po’ di tempo che non lo faccio). Calcolando che prima della fine di settembre dovrei finire altri due libri, sono indietro di 3-5 libri. Conto di recuperare nei prossimi mesi, e sono certo che superero’ brillantemente il traguardo.


Il ritardo accumulato, dopo una partenza sprint con 8 libri a gennaio, è quasi interamente da addebitarsi al mio trasferimento negli USA. Nei primi due mesi qui ho letto pochissimo. Tornavo a casa che ero sempre stanco stravolto, avendo cambiato completamente orari e abitudini. E infatti tra marzo e aprile ho letto 2 libri. Ma a luglio ho ricominciato a carburare.


L’altro elemento che ha causato un ritardo è l’essere imbroccato in libri assolutamente indigesti. Uno l’ho dovuto abbandonare a meta’ per non diventare violento (il volume da mille pagine con i cinque libri della guida galattica per gli autostoppisti, veramente insopportabile), gli altri mi rallentano inesorabilmente.


Tra l’altro ho un problema di contabilizzazione, se così si puo’ dire. E cioè: come contare libri assolutamente separati, ma che leggo in un volume unico? Ad esempio, voglio rileggere Il Signore degli Anelli in inglese, di cui ho comprato un volume rilegato in pelle umana. Bene, conta per tre (i tre libri) o conta per uno? Stessa cosa per la trilogia della frontiera di Cormac McCarthy: tre libri che ho comprato in volume unico. Come contarli?


Anobii mi dice che ciascuno di questi volume conta per un libro, ma la cosa non mi convince. Specialmente nel caso di McCarthy. Sono problemi, me ne rendo conto.


In queste vacanze appena passate ho poi avuto modo ancora una volta di apprezzare il Kindle della Amazon: in un bosco lontano da tutto e tutti, con la libreria piu’ vicina a 100 kilometri, mi sono collegato ad amazon con il Kindle (connessione mobile gentilmente pagata da Amazon, grazie) e mi sono scaricato in 60 secondi netti Le notti di Salem di King e un libro sui mormoni. Uno potrebbe discutere sull’opportunità di leggere Le notti di Salem nel mezzo di un bosco, in una casupola piena di scricchiolii sinistri, ma questo e’ un altro discorso.

09/09/09

Camminate

"Le montagne si dovrebbero scalare col minor sforzo possibile e senza fretta. La velocità dovrebbe essere determinata dallo stato d'animo dello scalatore. Se sei inquieto, accelera. Se rimani senza fiato, rallenta. Le montagne si scalano in un equilibrio che oscilla tra inquietudine e sfinimento. Poi, quando smetti di pensare alla meta, ogni passo non è soltanto un mezzo, ma un evento fine a stesso. 'Questa' foglia ha l'orlo frastagliato. 'Questa' roccia è instabile. Da 'qui' la neve è meno visibile benché più vicina. Queste sono cose che dovresti notare comunque. Vivere soltanto in funzione di una meta futura è sciocco. E' sui fianchi delle montagne, e non sulla cima, che si sviluppa la vita.

Ma evidentemente senza la cima non si possono avere i fianchi. E' la cima che 'determina' i fianchi. E cosi' saliamo."

Lo zen e l'arte di manutenzione della motocicletta, Robert Pirsig (Recensione qui).

02/09/09

Sfanculamento vacanziero

Nei prossimi giorni saro' a camminare in questi posti qui.


E poi cerchero' di vincere un paio di milioni qui, per vedere di smettere di lavorare. Sento di avere ottime possibilita'. Soprattutto indossando il mio vestito a righe carta da zucchero, che - non si puo' negarlo - a Las Vegas ci sta da Dio.


Statemi bene. Ci si risente quando mi pare.


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