01/12/09

"Soldi per partire non ne ho"

Ritorno sulla discussione scatenata dalla lettera del paraculo Celli a suo figlio, di cui parlavo ieri. Le reazioni, come fa notare Luca Sofri, non sono state tutte positive. Anzi.

Pero' qui vorrei parlare di un aspetto dell'andarsene dall'Italia, cercando di sfatare un mito: che per andarsene ci vogliano soldi, sempre e comunque.

L'ho letto spesso in giro. "Eh, ma io non posso partire perche' non ho i soldi...eh, parla bene lui, che viene da una famiglia ricca che l'ha fatto studiare in scuole prestigiose, ma io?...eh, parla bene lui che se lo puo' permettere".

Ecco, questa e' una scusa. Soprattutto se detta da persone sotto i trenta e senza figli (i figli cambiano tutto).

Non voglio esaltare il mio operato, che alla fine e' comune a molti, ma io sono partito dall'Italia senza una lira. E quando dico "senza una lira", non voglio dire che avevo "solo" una decina di milioni di lire in tasca o genitori ricchi alle spalle. No. Voglio dire che sono partito esattamente con 373mila lire in tasca, che avrebbero dovuto bastare per 9 mesi di vita all'estero (vitto e alloggio esclusi). E dopo aver fatto scuole pubbliche normalissime.

Eh - sento gia' dire - ma i soldi per pagare il master ce li avevi, eh? No. Il master me lo ha pagato il ministero degli affari esteri italiano, con una borsa di studio.

Eh, ma allora conoscevi qualcuno che ti ha raccomandato, eh? No. Non conoscevo nessuno. E mi sono piazzato tra gli ultimi di quelli che hanno preso con borsa di studio, molti dei quali figli di. Solo che poi al master, all'estero, tra gli ultimi in termini di risultati c'erano loro.

Voglio ripetere il concetto: avevo 373mila lire in tasca per nove mesi, tutto quello che i miei genitori avevano potuto darmi. Alcuni immigrati clandestini arrivano in Italia con piu' soldi di quelli con cui io sono partito.

Arrivato li', mi sono reso conto che 373mila lire mi sarebbero bastati forse per due mesi. Non sapevo che i libri di testo li avrei dovuti pagare. Non sapevo che ci fossero spese extra di cui non avevo tenuto conto. Non sapevo che non c'erano abbastanza pc gratuiti per tutti, e che avrei dovuto comprarmene uno, forse, o passare le notti in sala pc.

Strinsi i denti. Arrivai a Natale, e poi successe il miracolo. Arrivarono altri fondi, non ho mai ben capito come e perche', da parte del Ministero. 700mila lire, credo, o giu' di li'. Ci arrivai in fondo all'anno accademico.

Ricordo ancora i figli di (italiani) che mi prendevano per il culo perche' non avevo una giacca. Perche' non avevo mai studiato all'estero. Perche' non parlavo il francese.

Strinsi i denti. Mi feci amici, non italiani (Pablo, Martin) ai quali non importava un cazzo di niente di dove venissi e di quanti soldi avessi.

Dopo il master io in Italia non avevo nulla. Mi avevano rimbalzato fuori dal phd, nonostante master, pubblicazioni, e progetto di ricerca considerato eccellente da professori non italiani. In compenso avevano preso la nipote di un importante funzionario delle Nazioni Unite, appena laureata, senza pubblicazioni, senza master, e con una media universitaria piu' bassa.

E li' davvero mi sono detto: "ma che, davero davero?"

Il primo lavoro, in Belgio, mi dava appena i soldi per pagare l'affitto, e poco altro. Il primo mese avevo esattamente 800 franchi belgi in tasca (40mila lire). Non sapevo che per affittare un appartamento dovessi dare un anticipo. Lo diedi, e 40mila lire fu quello che rimase. Per un mese. Sopravvissi: mangiai pasta produit blanc (una sottomarca della sottomarca), olio e peperoncino.

Mi sono indebitato per comprare il mio primo abito blu, da Zara. Ce l'ho ancora, nell'armadio, da qualche parte.

Dopo il primo mese cominciai a scialare: non solo pasta in bianco, ma a volte al pomodoro, e una volta a settimana la carne. Dopo tre mesi arrivo' la mia ragazza di allora a vivere con me e a dividere le spese. Ci rimase due mesi, poi parti': era ancora innamorata del suo ex, che ex non lo era mai stato. Ma questa e' un'altra storia.

Poi finalmente, dopo sei mesi di stage, l'assunzione a tempo indeterminato e i primi stipendi veri. E via.

Sono un eroe? Non credo. Sono uno che non aveva niente da perdere in Italia, e a cui il sistema-italia aveva chiuso la porta in faccia. Lo dicevo ieri nei commenti: quando non hai nulla da perdere, rischiare tutto e' molto piu' facile.

Sono l'unico ad aver fatto una cosa del genere? No: al master, nella mia stessa situazione, ce n'era almeno un altro, con cui divenni amico pero' solo dopo il master (ciao Lo).

Pero' davvero, smettiamola con il dire che senza soldi non si puo' far nulla.

E soprattutto, figli di, andatevene affanculo.

26 commenti:

Elisa ha detto...

questo post con retrogusto nostalgico ci fa vedere un lato sentimentale del Demonio. Che mi piace.
io son stra d'accordo con te. chi non parte è perchè non vuole partire e non è da condannare per questo, perchè partire (è un pò morire) è una cosa forte che ti devi sentire dentro, non deve essere una forzatura. ma nascondersi dietro al ditino del "eh ma io non ho soldi" questo si è da condannare.
Io ci sono stata poco all'estero (tra l'altro in Belgio) e ho mangiato malino anch'io, come ho mangiato poco e male quando a 21 anni me ne sono venuta via da casa dei miei e facevo 3 lavori per pagarmi una camera doppia a firenze e sopravvivere,e la notte dovevo dormire col cuscino sotto i piedi per il male pazzesco alle gambe.
sono esperienze però che ti forgiano il carattere e le rifarei tutte.
ora c'è il mi fratellino all'estero, e quando è partito avevo il pugno allo stomaco che potesse stare "male" come me all'inizio, ma è durata poco, è giusto battere il capo nelle cose, nella bambagia non si cresce

Anonimo ha detto...

Eh, parole sante. Per una volta siamo d'accordo, mannaggiasandniend'!
Il pikkio che in Italia c'è tornato da 8 anni (senza rimpianti) ma MO' se ne rivà.
ps: io sì che sono un talento...sono partita con 100mila lire. Tu in confronto eri ricco!

Anonimo ha detto...

Sì ma dovresti dire che master hai fatto, che studi hai fatto, che lavoro hai. Mica si può generalizzare così.
Esempio: uno laureato in lettere che lavoro va a cercare all'estero?
Che borsa di studio vince? Di ricerca? Vabbè, poi dove lavora?
Nelle universtità straniere?
Mi sa che se sta qui da noi sta meglio.

E rimanere qui non vuol dire non avere il coraggio, troppo da perdere, neanche che si vogliono cambiare le cose come il figlio genio di Celli. Semplicemente si sta qui perché qualcuno crede ancora che sia giusto credere di non meritarsi niente. Ché se tu vai all'estero per ricevere riconoscimenti è un problema tuo.

Certo quella dei soldi è una scusa deplorevole, ma se tu hai trovato qualche cosa per cui valesse la pena mnagiare olio e peperoncino, io sto qui e accetto questo bieco vivere all'italiana perché sono arciitaliano e colpevole. E la colpa mi rende umile.

Se no poi tutti innocenti a criticare arrogantemente il sistema Italia.
Ma per favore.

Bertoldo

sekure ha detto...

Ti sei dimenticato del panino quotidiano a pausa pranzo "poulet curry" del fu Nopri (ora GB- Carrefour)perché al supermercato costava meno che nei bar dei dintorni (cari, essendo Avenue Louise)?

Cmq il Celli un'analisi azzeccata l'ha fatta, ma posso capire che il pulpito da cui viene la predica conti...Quello che personalmente mi fa incazzare di più è, da ex studente LUISS, pensare a tutti quei prof che negli ultimi dieci anni sono stati e sono ancora ai posti di comando, per lo più al fianco del tuo (ex?) beneamato Presidente del Consiglio.

Comunque fammi spendere una parola in difesa della tua ragazza dell'epoca. La situazione è un po'più complessa di come la dezscrivi tu, non è che fosse colpa dell'ex, o non solo: era soprattutto colpa del suo incasinamento personale, perché fare l'immigrata pure per lei non era facile, anche se per ragioni diverse dalle tue...

mario ha detto...

Complimenti, anche non avendo nulla da perdere fare una scelta come la tua dimostra grande coraggio.

Sono felice di vedere che poi tu sia riuscito a raggiungere i tuoi obiettivi. Immagino che tutti i sacrifici fatti adesso abbiano un grande significato per te.

Demonio Pellegrino ha detto...

Anonimo: ?

Elisa: ma infatti io mi guardo ben dal dire che chi parte e' un eroe. Fa solo una scelta diversa. Ma la scusa dei soldi mi ha rotto i coglioni.

Bertoldo, scusami, ma che c'entra il lavoro che faccio ora? Mica ce l'avevo quando sono partito...e sono laureato in scienze politiche, quindi in Italia una laurea del cazzo, che invece all'estero e' considerata molto.

Non capisco il tuo astio: mica sto dicendo che sono un eroe, anzi, ho dtto il contrario.

Sekure, il panino al poulet curry da nopri! Come ho potuto dimenticarlo? Mi avra' tolto almeno 10 anni di vita tutto quel pollo, perche' di li' a poco sarebbe scoppiato lo scandolo diossina.

Comunque no, non era neanche colpa della ragazza di allora: ero io che ero troppo giovane e credulone.

Demonio Pellegrino ha detto...

No mario, davvero, non ho raccontato la mia esperienza perhe' mi sembra di aver ottenuto chissacche'. E' solo che quando sento dire "senza i soldi non posso partire", be', mi viene la bava alla bocca.

Anonimo ha detto...

C'entra il lavoro perché spero almeno minimamente sia quello che immaginavi, che speravi, dunque per il quale sei partito.

Non è astio, è che mi girano i coglioni quando sento criticare l'Italia come un Travaglio qualunque.

Io che sono figlio di puttana, nel mio lavoro anche se ho una raccomandazione, prima o poi salto se non so fare niente, o non occupo queste grandi posizioni gerarchiche.
L'accesso a determinate posizioni può risultare facilitato ma se non ho la stoffa duro poco. Dappertutto, nell'economia, nella letteratura, nella medicina etc. La competizione si insinua ovunque, il risultato è sempre atteso. Il sistema tanto criticato deve girare, deve essere efficiente, per cui si pulisce da solo dai paraculi o quant'altro.
Così in Italia come nel resto del mondo.
Per cui finiamola di dire che l'Italia è il teatrino del mondo.
Ché è da lì, come nel precedente post, che siamo partiti.

Bertoldo

Demonio Pellegrino ha detto...

Bertoldo, evidentemente leggiamo giornali diversi. In quelli che leggo io si parla di contratti a prpgetto rinnovati per anno. Io all'estero ho avuto il contratto a tempo indeterminato da subito. Nei giornali che leggo io si parla di ricercatori che scappano perche' senza fondi o perche' non appartengono alla classe baronale al potere.

Tu che giornali leggi?

Ovviamente non e' tutto oro quello che luccica e anche all'estero ci sono grossi problemi. Ma se si vuole davvero far crdere che in Italia vada tutto bene, auguri, sei in buona compagnia.

Amare l'italia non e' dire che va tutto bene. Comunque il mio post parla d'altro. Vai ad abbaire ad altri alberi se ce l'hai con Travaglio.

Anonimo ha detto...

Leggo Il Foglio, L'arena (Verona), La Repubblica, Il Corriere, L'Avvenire, Il Manifesto, Il giornale, La Stampa e tutto quello che trovo in biblioteca nella mia pausa pranzo.

Il post non parla d'altro, è legato a quello precedente dove si dà ragione (per poi prenderne le distanze, boh) ad un detrattore dell' italietta nostra.
Ecco io non dico che L'Italia è il paese delle meraviglie, semplicemente non è peggio di altri per i motivi che si portano spesso alla causa, tanto meno meglio di altri per i motivi che si ritengono propedeutici.

Poi capita che si smettono di leggere i giornali e si fanno quattro chiacchiere con gli amici che lavorano, camionista, operaio, impiegato, giornalista e si capisce che i contratti a tempo determinato sono segni dei tempi che cambiano, di giovani come me che non gliene frega niente di lavorare trent'anni in un'azienda, che vogliono lavorare come vivere perchè si deve vivere sette giorni su sette non i due del weekend così un lavoro che cambia é contro la noia.
A che serve un lavoro fisso allora? Per avere entrate sicure? ma se tu mi hai detto che i soldi non contano.

Poi lavori all'università, con i soldi della regione, della fondazione, dello sponsor e ti dici, cazzo in università mica si lavorerebbe male.

Poi la frase del cane che abbaia agli alberi è un po' settaria ed etichettatrice, ma non me la prendo.
Ma me la prenderò sempre con chi, come Travaglio e come chi continua on i soliti inutili argomenti ad infangare l'Italia, sputa sentenze e critiche di pancia.
Meglio usare gli occhi, e poi pure la testa.
Così si capirebbe che l'Italia non fa schifo o è fantastica in assoluto, ma fa schifo oè fantastica per l'uso che ne devi fare.
Come tutte le cose.

Bertoldo.
E senza astio alcuno, ben s'intenda.

lanoisette ha detto...

Hai fatto bene.

Io mi sento un po' così quando sento gente mia coetanea o più vecchia di me lamentarsi di essere ancora precario. al che chiedo: "ma perché non ti sei preso l'abilitazione?". la risposta è sempre "perché non ho passato il test/perché la SSIS costava troppo/perché era impossibile farla mentre lavoravi/perché tengo famiglia". orbene, io sono entrata (senza raccaomndazioni )quando c'erano 40posti e 1500 concorrenti (il dottorato, dove serviva la raccomandazione, non l'ho neppure tentato, nonostante mi avessero detto che la mia tesi di laurea era già a livello di una tesi di dottorato), i due anni di specializzazione me li sono pagati da sola, per quasi tutto il primo anno ho fatto la supplente in un ITCG (dormivo 5 ore a notte) eppure mi sento in parte una privilegiata, perché quando tornavo a casa trovavo la cena pronta e la lavatrice fatta. ma ho visto gente sposarsi, fare figli o allevarne un paio, in quei due anni, facendosi un mazzo così. quindi scusate, precari siete e ben vi sta.

Demonio Pellegrino ha detto...

Noisette, appunto.

Bertoldo, facciamo a capisse: non dico che il contratto a tempo fisso sia la panacea di tutti i mali, Dio me ne scampi. Tant'e' vero che, per lasciare il belgio e venire qui in America, il famoso contratto a tempo indeterminato e la protezione dello stato socialista li ho abbandonati consciamente, optando per contratti verbali, quasi.

Il problema e' che in Italia la scelta non c'e': tu dici che vivere di contratti a progetto ti sta benissimo. Ottimo, ne sono contento. Davvero. Pero' mettiamo che a uno invece nongli vada bene. Che fa lui? Nulla. Perche' i contratti sono solo questi.

Spostiamoci in America - o se vogliamo restare in Europa, in belgio. Contratti a progetto quanti ne vuoi. Ma - SE VUOI - anche contratti a tempo indeterminato.

Scegliere, Bertoldo. Questa e' la vera liberta'. Adagiarsi nelle scelte fatte per noi puo' farci sentire piu' sicuri - e a volte ci va di culo, e siamo anche d'accordo con le scelte - ma non e' liberta'.

Ribdisco: nel mio posto mi riferisco a un'obiezione che viene fatta spesso a proposito del lasciare l'Italia. Tutto li'.

Sull'altro post (mi pare che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire, Bertoldo): condivido la critica di Celli, mi fa incazzare che venga fatta da Celli, che di quel sistema fa parte.

ps: Uno che mi paragona a Travaglio non puo' aspettarsi che non m'incazzi. Ma finita li'.

palbi ha detto...

io ho una storia di sacrifici molto piu' piccoli. Pur essendo a mia volta partito senza grandi mezzi, i soldi per ora sono sempre arrivati abbastanza facilmente (toccando ferro, legno e tutto quell'altro che c'e' da toccare, eh). Senza ombra di dubbio non e' quello l'aspetto + difficile della vita da espatriato, quindi mi unisco anch'io all'invito a non accamparla come scusa

Demonio Pellegrino ha detto...

appunto Palbi. E' quello il senso. I soldi sono sono una scusa.

venti ha detto...

Anch'io a breve parto senza essere un eroe. Il mio obiettivo è mettere da parte quei soldi che mi bastano per comprare un monolocale a Manhattan e poi da lì a diventare un super immobiliarista il passo è breve.

Demonio Pellegrino ha detto...

vabbe', dai, non ti basta molto. Con un milioncino di euri, un monolocale a Manhattan forse te lo compri.

Anonimo ha detto...

Questo qui deve essere uno del tuo corso...

Demonio Pellegrino ha detto...

ah ah, mi ha fatto ridere.

Anonimo ha detto...

Il primo anonimo ero io, il pikkio.
Non ricordo cosa avevo scritto ieri ma tra le altre cose dicevo che io sono partita con centomilalire (t'ho battuto!) che sono tornata bbastanza convinta di tornare ma ora, dopo 8 anni in Italia, mi sa che me ne rivado. Mi sa.
The pikkio

Anonimo ha detto...

@Lanoisette: io ho fatto la SSIS e le 400 ore. Ho fatto master e corsi di specializzazione vari ed eventuali. Ho insegnato OVUNQUE. Mi so pagata tutto da sola (sempre). Sono andata a vivere da sola, mi sono sposata, ora faccio un figlio...ma sono ancora precaria.
Ben mi sta?
Il pikkio

Fire Arrow ha detto...

Concordo sui "figli di" (e su dove li hai mandati).
Ne so qualcosa pure io, di quelli.

Demonio Pellegrino ha detto...

Pikkio, mi hai battuto si'. dove te ne rivai?

Fire, tutti affanculo.

Anonimo ha detto...

Sapessi...(prrrrrr!)
Il pikkio

Anonimo ha detto...

D'accordo con te, è facile attribuire i propri demeriti a presunte fortune altrui! Ho un'amica che ha rinunciato all'insegnamento, perchè non era disposta a trasferirsi fuori dalla Liguria, fa dell'altro e non è contenta ma quando sento che sta per dirmi 'beata te' mi si gonfia la giugulare e le ricordo tutte le mie trasferte...l'ultima durata undici anni.

Anonimo ha detto...

...l'anonimo dell'amica che non si è schiodata dalla Liguria sono io, Pandora.

Demonio Pellegrino ha detto...

tutti anonimi!!!

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