19/09/09

Americanizzazioni

Il processo che ti porta ad assimilare la cultura del paese che ti ospita e' lungo e difficile, a volte. Piacevole e immediato, in altre. In ogni caso e' inevitabile, e quando si cerca di opporvisi, i risultati sono solo due: o il ritorno a casa, o lo sbroccamento (tipo l'uccisione di Hina e Sanaa da parte dei rispettivi padri perche' troppo "italiane").

Nel mio caso specifico, una recente visita dei miei familiari, mi ha fatto capire come il mio processo di americanizzazione sia non solo gia' iniziato, ma addirittura abbastanza inoltrato.

Si tratta delle piccole cose, essenzialmente: come il fatto di non poter piu' neanche concepire l'idea di prendere un caffe' in un bar nel quale non ci sia una connessione wifi gratuita e dove il caffe' non sia in un bicchiere di carta da mezzo litro, per dire. In questo momento, per esempio, mi trovo in uno Starbucks di un'immensa libreria Barnes & Noble, sorseggiando un frappuccino alla zucca. E mi pare assolutamente naturale vedere dalla finestra la biblioteca pubblica di Chicago, con le sue enorme gargolle. Per non dire del fatto che trovi normale l'idea di un frappuccino (una specie di frullato di caffe') al gusto di zucca.

"Ma tutto questo non e' che una semplice abitudine che passa com'e' venuta: tornatene in Eurabia e vedrai come ti passano le ruzze", mi si potrebbe dire.

Ma anche no, per citare il Santo Veltroni. Ci sono anche le cose piu' grandi: il cambiamento nel mio modo di lavorare, per esempio, o del mio modo di scrivere memo. Ho sempre scritto in inglese, cercando di conformarmi agli stilemi di brevita' e immediatezza che si richiedono, anche quando lavoravo a Bruxelles nella stessa azienda. Ma qui ho fatto un passo ulteriore che mi porta a scrivere in modo completamente americano. Un modo che a lungo avevo consderato molto brusco e al limiti della scortesia, quando ricevevo email dal mio capo americano un paio d'anni fa, ma che invece ho scoperto essere non solo una norma, ma una forma di rispetto per la persona alla quale si scrive: niente saluti, subito al punto, perche' il ricevente puo' non avere tempo da perdere.

E' un cambiamento di mentalita'. O, per essere piu' precisi, la necessita' di integrare, modificare il proprio modo di rapportarsi, per poter pienamente comunicare. E ovviamente non e' solo una questione linguistica: certo, c'e' anche quella. Ma senza peccare di falsa modestia, sia io sia mia moglie abbiamo un livello d'inglese che non ci da' problemi da questo punto di vista.

Ovviamente non sto dicendo che uno debba abbandonare la propria cultura originale. Anzi, io sostengo il contrario: bisogna servirsi della propria cultura come di una scala per raggiungere i piani (a volte piu' alti, a volte piu' bassi) della nuova cultura. Ma bisogna saper anche aggiustare la propria scala a seconda dell'altezza dei piani: non si puo' pretendere che tutto sia raggiungibile sempre allo stesso modo...

Tutto questo pippone per che cosa ve l'ho fatto? Per dirvi che ho deciso d'iniziare questa nuova rubrica, Americanizzazioni, nella quale parlero' proprio del processo di americanizzazione che sto affrontando, insieme con mia moglie. Perche' e' un processo che avanza su tre fronti separati: su di me come italiano vissuto all'estero per molti anni, su di lei come belga alla sua prima "vera" esperienza lunga all'estero, e su di noi come coppia internazionale che ha le sue gatte da pelare al proprio interno in termini di amalgama culturale, ma che invece qui e' percepita semplicemente come "europea", come un blocco unico. E per uno come me, che pensa che l'Europa non esista come soggetto culturale unico, e' una lotta.

31 commenti:

Camillo ha detto...

I migliori auguri ad entrambi per continuare ad apprezzare il frappucino, e tutto ciò che il vivere nella più grande (e dura) democrazia del mondo. Vi invidio (oggi) quello che a me non è capitato ieri (ma non mi lamento mica...).

Dagli USA è "european" tutto ciò che è occidentale (vagamente civile), ma non in territori USA...
, dunque anche Bossi.

P.S.: Kyle Minogue è australiana..., down under?
P.P.S.: mia moglie Jonas Br., io Yes.

Demonio Pellegrino ha detto...

Camillo, ti ringrazio per gli auguri, e per l'analisi che condivido...

Kyle e' australiania...speriamo sia mezza ignuda sul palco.

E sono contento per te per gli yes! Dovrai pagarlo in qualche modo pero' questo sacrificio di tua moglie...

marijena ha detto...

...quindi tu hai abbandonato l'espresso? quello alto un dito steso e con la cremina? quello che sa sempre e solo di caffè (o di bagigie abbrustolite quando fa ca..re)?? no dai...dimmi che non è vero...il caffè...che sa di caffè...

Demonio Pellegrino ha detto...

non solo ho abbandonato il caffe', ma anche la pizza. Nel senso che non ha molto senso ostinarsi a cercare di ordinare cose presunte italiane qui che d'italiano non hanno nulla. Molto meglio andare local, e prendere le cose che magari hanno nomi italiani, ma che d'italiano non hanno nulla: basta non fare confusione e sapere che il caffe' di starbucks non e' caffe', ma una bibita comunque buona. basta sapere che la pizza di chicago non e' una pizza, ma una torta salata buonissima che si chiama pizza.

ti assicuro non solo che si sopravvive, ma si vive benissimo.

Poi e' chiaro, non vedo l'ora di tornare in toscana per mangiarmi un tramezzino.

Anonimo ha detto...

A volte quando leggo i tuoi post mi sembra di vedere uno di quei telefilm made in USA che vanno tanto qui in Italia: mi sembra già di sapere cosa scriverai.E' tutto così...statunitense (scusa è che per me la parola America abbraccia un territorio e una cultura un po' più ampia degli USA).
Comunque, dall'alto della tua esperienza mi chiedo: avresti fatto le stesse considerazioni se foste andati a vivere in Texas, per esempio? Se non sbaglio conosci il territorio (lo conosco in parte anche io perchè l'altra metà del Pikkio ha lavorato lì).
Ad ogni modo, European è molto trendy: approfittatene e fatene buon uso.
Salut, il pikkio, i mean, the woodpecker

Anonimo ha detto...

a parte il conato all'idea di caffè e zucca (che, comunque, con tanto tanto zucchero berrei), volevo chiedere: che ne direste di adottare una pupetta italiana bionda, carina, simpatica che fa anche le pulizie?

lafrangia

Anonimo ha detto...

Ciao.
Leggendo il post, anche se in misura diversa, credo in parte di capirti. D'altronde non deve essere semplice conservare abitudini italiane in una nazione così diversa. E' complicato farlo da emigrante del Sud al Nord, figuriamoci cambiando lingua e continente! Personalmente non so quanto riuscirei a resistere senza un piatto di pasta decente (e so bene qual è il loro concetto di pasta) o anche solo senza un caffè espresso come Dio comanda (e ho pessimi ricordi di Starbucks, frappuccini a parte). La torta salata che spacciano per pizza invece mi piaceva. Per il resto, trovo Chicago una città molto poetica. Spero di tornarci, un giorno.
Seguirò la tua rubrica, anche perché passando per la tua libreria di aNobii spero ci sarà l'occasione per spiegarmi come hai potuto dare due misere stellette a un capolavoro come It. :)

Demonio Pellegrino ha detto...

Pikkio, ammazza, sarei cosi' prevedibile? La domanda sul Texas non l'ho capita. Se intendi se mi sarei sentito cosi' a casa mia come mi sento qui, la risposta e' "probabilmente no, ma non lo so". La cosa bella di qui e' che, essendo un'enorme citta' con vista lago, hai il meglio dei due mondi: la citta' e il mare (perche' di fatto lo e').

Frangia, sto negoziando con mia moglie la possibilita' di prendere una tata 19enne per abituarsi ad averla in casa, nel caso in cui avessimo figli in futuro. Stranamente, lei ritiene che io abbia secondi fini. Invece vorrei solo vedere come ci si sente ad avere una bionda straniera in casa.

Ciao Stefano, benvenuto! Sulla pasta e il caffe' in realta' non ci sono problemi: me li faccio a casa! Su IT: il problema di IT, come di molti alti libri di King, e' che sono fantastici fino a quando non arriva il cattivo di turno...Secondo me King da' il suo meglio quando i cattivi sono umani (misery), o esseri comunque noti nella letteratura (i vampiri di Salem's lot) o cani (cujo). E' quando vuole inventare cattivi nuovi che sgarra. Prendi Duma Key: e' un libro meraviglioso, ma mi e' venuto da raschiare la testa contro il muro per la cattiva di turno...

FireArrow ha detto...

Sono dell'idea dell'adattamento. Quando mi trovo fuori dal mio ambiente (vale anche in altre regioni d'Italia), cerco di adattarmi alla cucina e alla cultura locale. Insomma, pur rimanendo me stessa, mi amalgamo agli indigeni (forse, nell'Africa nera - vista la mia pelle terribilmente diafana - avrei problemi, ma non è detto...)
Quindi mi trovo in linea con te (ma va?)

Grazie per la "delucidazione" sulla sintesi nello scrivere (specialmente mail). Quindi, tutte quelle persone che rispondono con tre scarne parole (senza saluti) alle mie mail sono americanizzate? Bene, credo di dover "passare all'attacco", americanizzandomi pure io....

Caffé con zucca? Mmmmmmmm (che sia buono?).... Ma non intenderai mica il rabarbaro Zucca? :-))))

Anonimo ha detto...

Uhm... quindi non ti piacciono i cattivi troppo astratti, no?
Beh, ti dirò che io invece ho amato alla follia il personaggio di Pennywise. Trovo che zio Steve lì abbia davvero dato il massimo. Quel clown è pura genialità e sadismo. Che poi It non è solo l'antagonista di turno, secondo me ridurlo a quello è ingiusto. It è Stan, è Beverly, è Ben e innumerevoli altre cose. Comunque a molta gente non è piaciuto perché prolisso. Io avrei voluto il doppio delle pagine.
Su Duma Key mi trovi più d'accordo. Pur essendo un buon romanzo, fino alla fine non si capisce chi è chi ed è tutto un pò confuso. D'altronde stiamo parlando di un lavoro recentissimo, e si sa che gli ultimi libri del Re non sono ispirati come quelli dell'epoca d'oro. Scusa per l'OT. :)

Anonimo ha detto...

Volevo dire che probabilmente il processo di americanizzazione sarebbe ancora a uno stato primordiale se, invece che trasferirvi a Chicago, vi foste trasferiti, per esempio, in Texas. Parlo di Texas perchè non conosco altri stati.
Io direi che ti stai Chicaghizzando (ahahahah quanto suona male!).
Anyway God bless you, america, your family and all the cucuzzar.
Pikkio

Elisa ha detto...

Bello sto post Demonio.
Tu mi sembri maturato da quando tu sei andato in Ammerriga.

Voi due siete una coppia open minded a bestia, e riuscite a assorbire il meglio di tutto quello che provate.

Sono contenta che vi ho conosciuto :)

si ma torna, questa casa aspetta a te

A parte il ruzzo, we need asap una blog cena. tks

ps vai a leggere la discussione del post dell'osteria santo spirito (quello del pecorino-brie) ....

Demonio Pellegrino ha detto...

Firearrow, piacere riaverti su queste pagine! Sugli email, se i tipi che ti scrivono telegraficamente sono americani, assolutamente. Per dire, gli email qui di lavoro sono tipo

Demonio: puoi fare questo? Firma

In italiano metteremmo, Caro Demonio, spero tu stia bene. potresti per favore fare questo? Saluti, Firma. Il triplo di parole.

(ho semplificato a bestia, ma ci siamo capiti, no? In ogni caso uno dei prossimi post di americanizzazioni sara' proprio sulla scrittura).

Stefano, no no, non e' OT...King va sempre bene. no, non e' che non mi piacciano i cattivi astratti. Non mi piacciano i cattivi da burletta. Il clwon e' terrorrizzante finche' pero' non si scopre chi e' veramente...come in cose preziose. Terrorizzante finche' non esce fuori chi e' (anche se s'intuisce subito).

Sul king recente: io trovo che con Duma key King abbia ritrovato il vecchio filone. Vediamo cosa ne esce con questo under the dome. Ho prenotato la mia copia che esce il 10 Novembre...

Pikkio, hai sicuramente ragione: e' un processo di chicaghizzazione piu' che di americanizzazione. Cosi' come per uno straniero sarebbe un processo di toscanizzazione piu' che di italianizzazione se andasse ad abitare a firenze.

Elisa, tu sei troppo buona. E credo che in molti avrebbero da ridere sulla mia maturizzazione.

Ma sulla cena, ASSOLUTAMENTE SI': torniamo a Pisa il 18 Dicembre, fino al 27. Quando vuoi! (magari non il 24...)

Anonimo ha detto...

10 Novembre? Vuol dire che in Italia esce prima?
No, perché da qualche parte sono sicuro di aver letto che la Sperling ha ufficializzato l'uscita per il 27 Ottobre. Cmq io ripongo molta fiducia in Under the Dome. Se ne sa ancora poco, ma a me come mole ricorda, oltre a It, L'ombra dello Scorpione. E di solito quando le dimensioni sono tanto "corali" il risultato è eccezionale. Speriamo bene.

lanoisette ha detto...

decisamente interessante.
chissà in che cosa vincerà l'americanità e in che cosa la toscanità (non mi permetto di darti dell'italiano, men che meno dell'europeo).
in fondo, io credo che l'identità uno se la costruisca, accettando, rifiutando o venendo a patti col proprio passato e col proprio presente.

Camillo ha detto...

Già che ripassavo di qua ti racconto una sosta improvvisata a Barberino, andando a Roma in autostrada. Ribollita, tagliata e schiaccina di patate, Chianti di Castellina... ed in fondo, in certe giornate, anche Barberino è windy city!

Demonio Pellegrino ha detto...

Stefano, confermo il 10 novembre qui: http://www.amazon.com/Under-Dome-Novel-Stephen-King/dp/1439148503/ref=sr_1_1?ie=UTF8&s=books&qid=1253485806&sr=8-1

Mi sembra strano lo facciano uscire prima in traduzione...ma mai dire mai.

Noisette, uno se la sceglie si', ma nei limiti comunque di una base di partenza, il 50% della quale e' predeterminata, credo. Per dire, e' impossibile che un cileno o un giappponese o un toscano arrivino tutti esattamente allo stesso grado d'integrazione, perche' immagino che la culture "a monte" determini comunque molto di quello che poi assimili. I toscani sono sempre stati anarchici e cani sciolti. Sara' per questo che mi viene bene.

Camillo, che te possino...ma tra tanto tra un paio di mesi una magnata cosi' non me la leva nessuno...

Luci ha detto...

Gli inutili convenevoli e formule standard! Quanto le odio! Robe tipo "Con la presente siamo a chiederVi" o "RingraziandoVi anticipatamente"... Tutta roba "in più", eppure il mio capo ancora si fissa su queste cose se mi deve dettare una mail o una comunicazione.

Non pensavo che la zucca si potesse sposare con il caffè :-o

Demonio Pellegrino ha detto...

esatto luci. sono formule del cazzo.

non solo il caffe' si sposa con la zucca, ma fanno del gran sesso

LaProf ha detto...

Oh, be', mi è piaciuto, questo post. E aspetterò con impazienza le altre americanizzazioni. Farò posto nella mia testa e cercherò di togliere le ragnatele dell'ovvio e del risaputo che invece non si sa per niente (sì, insomma, son poco chiara, ma sto parlando di pregiudizi).

Demonio Pellegrino ha detto...

Ciao prof, spero di non doverti far aspettare a lungo, allora.

lanoisette ha detto...

guarda, demonio, non lo so. l'identità di chiunque è costituita da un tale intrico di passato, presente, futuro, geni, sogni, famiglie, amicizie, studi, libri, professioni, relazioni con gli altri... che non saprei davvero a cosa attribuire la percentuale maggiore. sicuramente le cose si complicano quando si tratta di un'identità "emigrante", "altra" nel paese di adozione, ma comunque irrimedibilmente mutata quando torna in patria.
io ho davanti agli occhi i miei alunni di nazionalità non italiana: sicuramente il processo di integrazione (non mi piace parlare di "assimilazione") cambia moltissimo a seconda del paese d'origine (gli asiatici sono molto chiusi e quando ci si mette di mezzo l'islam le cose si complicano, i sudamericani sono solo apparentemente "vicini a noi", gli europei dell'est imparano in fretta la lingua ma mantengono un "nocciolo duro" di distanza, gli africani sono socievoli e ben disposti), ma sicuramente molto dipende dal carattere dell'individuo. alla fine, credo che l'identità "emigrante" sia inevitabilmente più elastica (e più complessa, spesso più dolorosa) delle altre, in bilico tra immersioni totali nella nuova cultura e ritorni a volte improvvisi al passato.
una bella sfida.

Demonio Pellegrino ha detto...

non credo che l'identita dell'emigrante sia "inevitabilmente" piu' elastica. Guarda tutti i musulmani che non si integrano nemmanco per il cazzo. Perche' a casa il pater familias rimane attaccatissimo alla tradizione di casa. La stessa cosa e' successa qui a molti meridionali italiani: che sembrano davvero da macchietta.

Mah. Io parlo per me.

Anonimo ha detto...

OT

Ho scritto alla Sperling e mi ha appena risposto che Under the Dome uscirà in Italia il 27 Ottobre in anteprima mondiale. A quanto pare è tutto vero.

Fine OT

Demonio Pellegrino ha detto...

questa proprio non me l'aspettavo...e concettualmente non la capisco: perche' fare uscire un libro prima in traduzione in un mercato molto piccolo?

Comunque buon per te che te lo leggerai prima di me!

Anonimo ha detto...

Infatti non ha molto senso, anche perché iniziative di questo tipo di solito portano a prodotti scadenti, come è già successo l'anno scorso con Al crepuscolo, anteprima mondiale con una copertina orrenda e un racconto monco di 10 pagine. Per questo motivo non sono certo di prenderlo il giorno d'uscita. E probabilmente nemmeno lo leggerò tanto presto, dato che di King mi mancano ancora moltissimi romanzi che già possiedo.

Demonio Pellegrino ha detto...

avevo visto che la copertina dell'edizione italiana era impresentabile. Non sapevo pero' del racconto monco.

Anonimo ha detto...

Si, in alcune mancavano 16 pagine del racconto Willa, in altre è capitato di avere Il gatto del diavolo monco di 10. Fortunatamente la mia copia è integra.

Lontana ha detto...

Ma che bella idea Demonio!!!!
Io potrei dire che la mia integrazione-canadizzazione é stata piuttosto complicata e con andamento a onda.
Entusiasmo, stupore, indignazione, ammirazione, rigetto,nostalgia, attenzione, accettazione...
Insomma, per me é stato un tantino diverso perché io adoro gli USA, ma son finita in Canada dove quasi tutto in apparenza é uguale, caffé, acqueminerali al sapore di vanuglia, tutto, ma lo spirito é diverso.
E devo dire, anche se da un bel po' ho la cittadinanza, che gli americani sono mooolto piu' simpatici e friendly.
Appena posso vado negli USA anche se qui ci sono comunque dei posti bellissimi.
Seguiro' con entusiasmo il tuo precesso di americanizzazione!

Ciao!

Demonio Pellegrino ha detto...

Ciao Lontana: quello che dici io l'avevo notato, ma essendo venuto in canada solo un paio di volte e conoscendo solo un paio di canadesi, non volevo trarne conseguenze definitive. Ma e' verissimo che la loro societa', il loro modo di rapportarsi e' solo in apparenza simile a quello americano. Il canada mi sembra un grande paese europeo (con tutte le magagne che ne derivano in termini di organizzazione della societa), trasportato in territorio americano.

Anonimo ha detto...

Ma che lavoro fai?

Bertoldo

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